...era una bambina...
...mostro...
...è un'assassina...
...è maledetta...
...dovrebbero ucciderla...
...è sicuramente lei...
...guardate i suoi occhi, cosìinnaturali...
...ha ucciso sua madre...
...come può essere ancora in vita,dopo tutti questi anni, non me lo spiego...
...nessun errore, ne parlano tutti...
...nessun bambino dovrà mairimanere da solo con lei...
...ci ammazzerà tutti...
Non è vero, smettetela! Non è vero,non è vero! Non volevo!
<<Calli, svegliati. Svegliati!>>
Mi sveglio di scatto, interrompendo unaltro incubo e mettendo a tacere le voci nella mia testa.
<<Hai fatto un altro incubo?>>mi chiede mia sorella maggiore, Uri.
Urania, colei che è celeste.Esattamente come lei.
Annuisco lentamente, respirandoaffannosamente.
<<È stato meno brutto deglialtri?>> domanda, conoscendo già la risposta.
Non nego mai, ma non annuisco neppure.E poi non saranno mai meno brutti, perché sono tutti
tremendamente veri.
<<Ho capito. Vuoi che rimanga unpo' vicino a te?>>
Perché non vai via? Perché tiprendi cura di me? Vorrei chiederle, ma la risposta potrebbefarmi soffrire. Io
detesto soffrire.
Non ricevendo nuovamente alcun cenno daparte mia, sospira e si dirige verso la botola della piccola
mansarda in cui vivo da quasi sedicianni. Non ho mai visto il sole, se non per alcuni raggi che filtranodalla
piccola finestrella vicino al vecchiomaterasso che uso come letto.
<<Vado a lavoro, vuoi qualcosa?>>
Prendo subito il mio quadernone nero euna penna e le scrivo ciò che desidero più di ogni altra cosa.
Voglio uscire.
<<Sai che non puoi.>>risponde con sguardo triste, dopo aver letto la pagina. <<Pensanoche tu sia morta,
Calli. E devono continuare a pensarlo,altrimenti ti faranno del male.>>
Chi? Perché?
<<Non possodirtelo, Calli.>>
Tanto percambiare...
Cerco un' altra pagina bianca e scrivoancora, come faccio ogni mattina. E come farò per tutta la vita...
Quando torni, mi racconti com'èfuori?
<<Certo che si, Calli.>>dice sorridendo, mentre si lega i capelli color oro in una coda alta.
<<Devo andare, sono in ritardo.Cosa farai oggi?>>
Alzo le spalle e distolgo lo sguardo,perché sa già che non farò niente di divertente. Farò sempre lestesse
cose. Ma poi, vedendo il suomeraviglioso sorriso scomparire, mi pento di come la tratto e lemento,
cercando di dipingere la mia giornatacon colori più allegri del solito nero.
Pensavo di dipingere un po', oscrivere sul mio quadernone una delle bellissime storie che miracconti.
Oppure potrei giocare afreccette, o leggere un libro.
<<Mi sembra un bellissimoprogramma Calli, l'importante è che non fai confusione. Nessunodeve sentirti.>>
Si, lo so.
<<Ci vediamo dopo, okay?>>
Annuisco vivacemente e aspetto disentire il rumore della serratura. Click.
Bene, ora posso ritornare alla miasolita vita.
Prendo il mio album da disegno efinisco qualche vecchio schizzo. La mia piccola "camera" inpenombra; il
torsolo della mela che ho mangiatoieri; il viso di mia sorella all'alba, quando mi sveglio da uno deimiei
soliti incubi la mattina e lei non sene accorge, ma insiste comunque per dormire con me.
Dopo un paio di minuti mi annoio edecido di girovagare per casa. Non posso farlo di giorno, in realtà.Beh,
nemmeno di notte a dirla tutta. Ma sonocosì stanca di rimanere chiusa in quella mansarda. Voglio vedere il
sole, ascoltare il canto degliuccellini, guardare la gente passare e vivere la loro vita. Vogliouscire. Sono
tentata di farlo, ogni mattina, ognisingola volta realizzo che la mia vita sarà sempre questa ed io nonpotrò
mai cambiarla. Perché non sononormale, perché sono diversa. Ed essere diversa fa schifo. Scendo la
scricchiolante scaletta che mi conducedirettamente nella camera di mia sorella, un alternarsi di rosa e
bianco a non finire: Letto bianco,copriletto rosa, scrivania bianca, sedia rosa, armadio bianco, tenderosa.
Mi viene l'emicrania solo aguardarla. Esco dalla porta accanto alla scrivania, dove tiene unanostra foto
scattata qualche anno fa in mansarda eun meraviglioso telescopio con una fantasia stellare, che non ho
mai notato prima. Probabilmente lotiene da qualche altra parte e si è dimenticata di posarlo.
Vado in salotto, anche questo sui tonidella camera di Urania. Probabilmente è per questa sua
mania del rosa e bianco, che non escecon nessuno. È fisicamente perfetta, con i lungi capelli biondi egli
occhi color cielo, ed è la persona piùdolce e gentile che esista al mondo. Una musa di nome e di fatto. Eun
angelo, visto che è l'unica personache ha voluto tenermi con se, l'unica che non ha cerato diuccidermi.
Siamo molto simili per aspetto, abbiamogli stessi colori, fatta eccezione per gli occhi, i suoi sono di un
azzurro quiete e tranquillo, come ilmare quando è calmo; i miei invece sono un mare in tempesta, un
blu così potente da spazzarti via conuna sola occhiata. Ovvero, ciò che desidero fare ogni volta chefaccio
un incubo, quando sento le voci diquelle persone anonime, che pronunciano una verità che nessuno
dovrebbe conoscere. Perché io sonomaledetta. Raggiungo la porta blindata, mi ci appoggio contro e
scendo lentamente fino a terra,canticchiando mentalmente l'unica cosa, tranne Urania, che mi rimane
della mia buia infanzia.
Tu parlare non dovrai
E se mai lo farai
Il fato ingannerai...
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Olympiades
FantasyCalliope Oulixes non si considera affatto normale, ma del resto niente della sua vita ha mai avuto un senso. Vive con la sorella Urania in una casetta modesta a Plymouth, in Inghilterra, e non ha ricordi prima di quella vita. Costretta a rimanere se...