Mi sono addormentata di nuovo e lo realizzo quando apro gli occhi e noto che sono le 3:40 di mattina. Ho dormito per nove ore ma la stanchezza mi fa crollare ancora una volta.
Menta. Si sente un profumo di menta, intenso e fresco. Associo automaticamente questo profumo a Jack. Una voce mi chiama e io sorrido.
«Ellie, sono qui con te...» sussurra, mentre mi stringe a sé in un abbraccio caloroso. Riesco a sentire il suo cuore che batte fortissimo, e il suo cuore e il mio iniziano a battere in sintonia, come se fossero una cosa unica. Chiudo gli occhi e lo stringo fortissimo, con la paura che sparisca ancora, come un ricordo lontano e sbiadito dal tempo del quale si ha in mente solo un abbozzo, non il ricordo vero e proprio.
«Non ti lascerò.» mi promette, e vorrei davvero credere alle sue parole, però improvvisamente mi sento affogare. E affogo, l'acqua mi riempie i polmoni e mi sento morire. Sto soffocando e tento inutilmente di sbracciarmi per riuscire a stare a galla. Non so nuotare, non riesco a muovermi e sento i polmoni pieni di acqua. Tossisco e cerco di urlare inutilmente, pensando che questo sia uno dei modi peggiori per morire. Poi però vedo una mano che si tende verso di me e la afferro. Mi tira su dall'acqua ed è la mia unica salvezza. La mano è quella di Jack, lui è la mia unica salvezza, è il mio ossigeno.Mi sveglio di soprassalto, sono sudatissima e ho il respiro corto. Riesco a sentire ancora il profumo di Jack. Vado a fare una doccia veloce e indosso un paio di pantaloni e una felpa larga e comoda. Scendo al piano di sotto e trovo un biglietto sul tavolo.
"Non dimenticarmi.
-H"
Il cuore mi rimbomba nel petto. Chi è H? Può essere una femmina, ma anche un maschio. Deduco dal biglietto che è qualcuno che ho già conosciuto, dato che mi chiede di non dimenticarlo - o dimenticarla. Mi iniziano a tormentare mille domande: Chi è questa persona? Perché sa dove abito? E se fosse uno stalker? Ogni volta che penso alla risposta all'ultima domanda, mi sale il panico. Il respiro mi si affanna e non riesco a calmarmi, ho davvero paura che sia un maniaco. Faccio dei respiri profondi e inizio a canticchiare sotto voce. Questa cosa mi fa calmare, probabilmente richiama ciò che faceva Jack quando avevo incubi, forse associo il cantare una canzone con qualcosa che mi tranquillizza e infonde serenità in me. Il battito martellante del mio cuore si tranquillizza e riesco a respirare normalmente. Sento le lacrime che salgono, ma non mi permetto di piangere, se piango crollo. Mi limito semplicemente a sedermi per terra, appoggiandomi contro la porta di casa e chiudendo gli occhi. Ho bisogno di un posto tranquillo, e il mio posto tranquillo interiore è dove c'è Jack. I ricordi mi distruggono, questo è vero, però a volte sono anche in grado di calmarmi.Ho tredici anni e una paura di affogare assurda. Non sono in grado di nuotare, non ci voglio provare e ogni volta che qualcuno cerca di convincermi ad entrare in acqua, inizio a correre e urlare senza motivo. È imbarazzante non saper nuotare a tredici anni. Però io in acqua non ci voglio proprio entrare, preferisco stare sulla riva a fare castelli di sabbia oppure sul lettino a leggere. Sono in vacanza con Jack, come tutti gli anni ormai. Da quando mia madre non c'è più, la famiglia di Jack è diventata anche la mia. Helen - la madre di Jack - e mia mamma sono state migliori amiche fin dai tempi dell'asilo. Hel mi ha trattata come se io fossi sua figlia fin dall'inizio e anche ora spera che fra me e suo figlio nasca qualcosa. E sì, a me lui piace tantissimo, l'ho amato fin da quando non sapevo cosa significasse amare sul serio, però per lui sono più una sorellina minore che altro. In fondo, cosa ci troverebbe di bello un ragazzo di sedici anni in una di tredici? Sono sdraiata sul lettino della spiaggia, assolta nei miei pensieri, e all'improvviso qualcuno mi prende il braccio.
«Che stai facendo?!» chiedo in un tono insolente.
«Andiamo a farci una nuotata, Katy.»
«No, Jack, noi non andiamo da nessuna parte.»
«Ti fidi di me?»
«Sì, ma non è questo, è che...»
«Se ti fidi di me, lasciami fare.» mi interrompe lui. Odio quando interrompe ciò che sta dicendo, ma lo fa sempre e farglielo notare è inutile, quindi mi limito ad alzare gli occhi al cielo. Mi mette giù e mi tende una mano, che io afferro dopo un attimo di esitazione. Iniziamo a camminare sulla banchina.
«È rovente!» esclamo, mettendomi sulle punte e saltellando.
«Allora corriamo!» propone lui. Non aspetta nemmeno una risposta che subito inizia a correre, sempre tenendomi per mano, e io faccio fatica a stargli dietro perché è alto almeno trenta centimetri più di me.
«Rallenta, non riesco a starti dietro!» gli urlo. Inutile, continua a correre come un razzo e si tuffa in acqua con decisione. Appena arriviamo sulla riva del mare, gli lascio la mano.
«Katy, entra in acqua.» mi ordina.
«No.»
«Ti vengo a prendere io se non lo fai.» mi minaccia e intanto sparisce sott'acqua, tornando in superficie subito dopo. Sospiro ma pianto i piedi nella sabbia e incrocio le braccia, guardandolo con aria di sfida.
«Ho già capito...» alza gli occhi al cielo.
Non lo vedo nemmeno muoversi perché accade tutto in fretta: mi prende il braccio, mi tira su con facilità ed entra in acqua abbracciandomi. Urlo, ma mi zittisco subito per non disturbare tutti.
«Lasciami!» esclamo, mentre il cuore inizia ad accelerare e sento la gabbia di farfalle nel mio stomaco aprirsi.
«Fidati di me.» mi rassicura lui, mentre inizia ad andare sempre più verso l'orizzonte. Mi guarda negli occhi e sorride leggermente, e per un attimo non faccio altro che perdermi nei suoi occhi color verde prato, di un verde talmente intenso da notarsi anche ad un'occhiata rapida e sfuggente. Siamo talmente vicini che riesco anche a vedere delle pagliuzze castano chiaro attorno al suo iride, cosa che me lo fa piacere ancora di più. Gli metto le braccia attorno al collo e lo stringo forte a me, lui tiene una mano sotto alle mie cosce e una attorno alla mia vita, circondandomi in un abbraccio.
«Vedi? Sei in acqua e non stai affogando. Ora al mio tre ti lascio andare e tu inizi a muovere braccia e gambe come se fossi una rana. Andrà tutto bene, qui ci tocchi e ci sono io con te.» mi rassicura.
Conta fino a tre e mi lascia andare, quando lo fa sento un vuoto dentro, come se abbracciandolo i nostri corpi si fossero incastrati alla perfezione - tipo pezzi di puzzle - e staccandoci al mio corpo mancasse il suo. Dopo un secondo di panico, inizio a fare come mi ha detto lui di fare. Ci provo e ci riprovo finché non riesco a stare a galla e a muovermi, finalmente so nuotare. Grazie a Jack.
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Wonderwall
RomanceRicordi. I ricordi ti tormentano la mente, alcuni fanno male, altri invece ti fanno sentire al sicuro. Io di ricordi ne ho troppi: ricordi di mia madre, morta quando avevo dodici anni per colpa del cancro, ricordi di mio padre, che ha deciso di abba...