Bunk Bed

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Mike non sapeva esattamente da quanto si fosse svegliato, quando si rese conto di essere effettivamente sveglio: sapeva solo che era buio, che era steso nel suo letto, che era scoperto per metà e che aveva freddo ai piedi, ma che era ancora troppo addormentato perché potesse effettivamente fregargliene qualcosa.

Si sentiva strano: aveva la testa leggera, come se avesse bevuto, e si sentiva particolarmente propenso al lasciar vagare a caso la propria mente e a pensare a cose che non avevano senso: non che avesse in mente qualcosa di particolare, eppure c'era un pensiero che continuava a martellargli in testa come un chiodo fisso e che assomigliava in modo quasi inquietante a un ricordo sfocato e decisamente assurdo.
C'era una festa... oddio, almeno Mike credeva che fosse una festa: si ricordava le luci, i colori e la musica, ma non riusciva davvero a farsi venire in mente un solo motivo per cui qualcuno avrebbe dovuto scomodarsi a... in ogni caso, c'era una festa, anche se lui non aveva la minima idea di che senso avesse (il che, come gli venne in mente qualche ora dopo, aveva perfettamente senso: quando mai al college c'era stato bisogno di un motivo per mettersi a fare casino?), e lui di sicuro ci era stato, perché se la ricordava.
Si ricordava anche di aver giocato al gioco della bottiglia, il che, di nuovo, non aveva granché senso, perché lui il gioco della bottiglia lo aveva sempre odiato e allo stesso tempo (ma lui continuò a rendersene conto dopo) aveva perfettamente senso, perché alle feste del college c'era sempre qualche coglione che decideva che in fondo non si era mai troppo vecchi per fare finta di avere dodici anni...
Diventava assurdo per davvero un po' dopo, quando arrivava il turno del suo compagno di stanza. Tanto per cominciare, perché Chester sceglieva verità, e Chester non sceglieva mai verità.
Doveva essere stato assurdo anche quello che aveva detto, ma Mike non riusciva a ricordarselo. Aveva una specie di buco, e più tentava di concentrarsi, più non si ricordava un cazzo.
Parliamoci chiaro: non è che concentrarsi in una stanza buia claustrofobica e piena di spifferi e rumori strani sia facile.
Ad esempio, c'era lo scricchiolio delle molle del letto alto del letto a castello che suonava come una canzone ogni volta che Chester si muoveva, il che capitava più o meno ogni cinque minuti, che continuava a distrarlo, e poi il suo compagno di stanza stava masticando parole senza senso come se stesse parlando da solo (cosa che, conoscendo Chester, era effettivamente più che probabile) e più parlottava e più Mike aveva voglia di capire che diavolo stesse dicendo e più si distraeva.
Poi, dopo circa dieci minuti di ansia e di mente divisa tra il tentare di ricordarsi cosa diavolo avesse detto Chester giocando e il cercare di capire cosa diavolo stesse dicendo Chester in quel momento, Michael Kenji Shinoda ebbe una delle più grandi illuminazioni della sua miserabile esistenza di studente universitario: se Chester parlava da solo, allora forse era sveglio, e se era sveglio, allora forse avrebbe preferito parlare con qualcuno, invece che da solo, e guarda caso Mike era effettivamente qualcuno. Più o meno.
-Chester?- chiamò qualcosa come un minuto dopo quella prodigiosa illuminazione -Sei sveglio?-
-Purtroppo sì...- rispose Chester con la voce roca dal sonno.
-Perché?-
-Non riesco a dormire. La tua scusa invece qual è?-
-Non lo so... mi sono svegliato da... be', non so esattamente da quanto.-
Chester si mosse di nuovo sul suo letto e le molle cigolarono come una vecchia porta in un film horror ancora più vecchio.
-Che ora è?- chiese Mike sbadigliando.
-Non ne ho la più pallida fottuta idea... siamo tornati in camera che erano quasi le tre, quindi probabilmente è abbastanza tardi da poter dire che è presto... e nemmeno così tanto presto...-
Verso le tre... pensò Mike mentre il silenzio calava su di loro ...allora la festa era ieri sera? Aspetta un attimo... oddio.
-Di un po'...- disse -Ho fatto un sogno spaventosamente assurdo o ieri sera hai veramente detto che ti piace un ragazzo?-
Chester prese un respiro profondo e Mike riuscì quasi a sentirlo chiudere gli occhi e maledire il mondo dentro la sua testa.
-No, Mickey.- rispose dopo un paio di secondi -Non te lo sei sognato... ero sbronzo.-
Sospirò e le molle scricchiolarono come se dovessero rompersi da un momento all'altro mentre si girava su se stesso e affondava la faccia nel suo cuscino.
Mike si chiese vagamente come sarebbe stato morire spiaccicato da un materasso con sopra il suo migliore amico.
-E?-
-E cosa?- mormorò -Sì, credo davvero che mi piaccia un ragazzo, se proprio vuoi saperlo.-
-No, era un E perché non me l'hai detto?- precisò Mike.
-Non lo so...- ammise Chester -In un certo senso volevo farlo, ma so che a te non piace che la gente ti dica che staremmo bene insieme, e tutta questa cosa li incoraggerebbe e basta, e poi sembravi così preso dalla cosa del no-homo... non volevo spaventarti o farti sentire a disagio... e volevo essere sicuro prima di parlartene.-
-Quindi non sei sicuro che ti piacciano i ragazzi?-
Mike cercò di tenere un tono rassicurante, ma era così assonnato che probabilmente suonò più... be', assonnato.
-No, non è quello. Sono abbastanza sicuro che mi piacciano anche i ragazzi.- disse Chester -È che non sono sicuro che lui mi piaccia in quel modo. È carino, simpatico e tutto, ma...-
-Sì, ho capito.- borbottò Mike -Non è il tuo tipo.-
-No, è solo che... ho un bellissimo rapporto con lui e non sono ancora sicuro di quello che voglio fare.-
Il silenzio calò di nuovo, a parte che per Chester che continuava a rigirarsi nel suo letto come un'anima in pena.
-Stai bene?- chiese Mike.
-Sì.-
-Davvero?-
-No... è strano pensare che l'ho davvero detto davanti a tutti. Spero che nessuno se lo ricorderà domani... voglio dire, adesso penseranno tutti che io sia un fottuto gay, come dovrei fare a stare fottutamente bene?-
-Chazy...- disse Mike -Alla gente non interessa se ti piacciono le ragazze o i ragazzi o... altra gente. O almeno, a me non interessa: preferirei duemila volte vederti con un ragazzo che con un'altra Samantha.-
-Sam non è stata la prima a spezzarmi il cuore, Mickey- mormorò Chester -Probabilmente non è stata neanche l'ultima, ma è normale: le cose iniziano e finiscono, quindi smettila di preoccuparti.-
-Sì, be', è un po' troppo tardi per quello.-
Mike sbadigliò di nuovo.
-Mike, stai praticamente dormendo, cazzo. Chiudi la bocca e dormi per davvero.-
-Uhm... posso venire lì sopra?-
-Stai scherzando?-
-Perché no?- chiese -Abbiamo dormito insieme un sacco di volte quando eravamo più piccoli.-
La sua voce era così assonnata che Chester si domandò se non stesse parlando nel sonno.
-Avevamo a mala pena quattordici anni, avevi la mania per i pigiama party e nel tuo cazzo di salotto non c'era spazio, quindi scusa se preferivo decisamente dormire addosso a te che addosso a Joe Hahn...-
-Joe Hahn...- borbottò Mike fra sé e sé -Bei tempi...-
-E poi siamo in un maledetto college sovraffollato dove non c'è un fottuto minimo di educazione e la gente ha la mania di entrare nelle camere degli altri senza bussare, quindi...-
-Andiamo Chester, ieri sera hai detto davanti a tutti che hai una cotta per un ragazzo: a questo punto che te ne frega?-
Chester sospirò, di nuovo.
-E poi- continuò Mike -Una volta ti piacevano le coccole.-
O è ancora ubriaco da ieri sera, o è andato fuori di testa e si è dimenticato di dirmelo.
Pensò Chester.
-Non ci coccolavamo...- protestò -Quasi mai.-
-Oh sì che lo facevamo...-
-Sei ubriaco?-
-Ovviamente no!- sbottò Mike -Be'... forse... più o meno... un pochino.-
Ecco, appunto.
-Posso venire lì sopra?-
-Se propio devi...- si arrese Chester -Sì, vieni.-
Si mosse verso sinistra per fargli spazio e uno scricchiolio inquietante riempì la stanza mentre Mike si arrampicava sul letto alto.
-Questi dannati letti sono piuttosto stretti, vero?- borbottò mentre si infilava sotto le coperte.
-L'hai voluto tu, quindi chiudi quella maledetta bocca e vieni qui.-
Mike si sistemò meglio, poi fece una cosa che Chester non si aspettava: lo abbracciò e lo strinse così forte che le costole gli scricchiolarono.
-Sei caldo...- bofonchiò seppellendogli la faccia nella spalla.
-Lo so...- brontolò Chester -Devi per forza abbracciarmi?-
-Non voglio finire giù dal letto... e poi, vibri come uno che ha bisogno di un abbracciò.-
-Io non vibro.-
-Si che vibri.-
Mike sbadigliò di nuovo.
-Adesso stai zitto e dormi, Mickey.- disse Chester abbracciandolo a sua volta.
-Uhm... magari in effetti dovrei... ma tu lo sai che va bene, vero?-
-Cosa? Che tu mi dorma addosso?-
Mike rise piano -Sei un cretino...- disse -Voglio dire che va bene se sei gay o bisessuale o... che ne so io. Non mi interessa.-
-E perché no?-
-Perché ti conosco da una vita e perché sei il mio migliore amico... sei come un fratello, lo sei sempre stato e chi ti piace non cambia niente.-
Chester lo guardò, nonostante la penombra gli impedisse di vederlo in faccia e sorrise fra sé e sé, ringraziando che il buio lo nascondesse.
-Fanculo: io ti amo, Mike Shinoda.- mormorò.
-Sì, lo so.- bofonchiò Mike a bassa voce.
Sbadigliò per l'ultima volta, poi rimase in silenzio e il suo respiro si fence lentamente più regolare.
-Mickey?- lo chiamò Chester qualche secondo dopo.
Non rispose.
Lo sai che ti amo, uhm? pensò mentre un piccolo sorriso gli spuntava sul viso.
-No, Mickey.- sussurrò prima di dargli un bacio sulla fronte -Non lo sai.-


ANGOLINO NERO PER UN'ANIMA NERA
E... be', sì, questa è la cosa. In realtà è una specie di estratto da un'altra cosa che ho scritto in una AU completamente diversa, ma sorvoliamo.
In parole povere, Chester e Mike sono compagni di stanza al college, e la sera prima sono stati a una festa, hanno bevuto e hanno giocato al gioco della bottiglia (obbligo o verità) e... niente, il resto si spiega da solo. Spero che la OS vi sia piaciuta quanto è piaciuto a me scriverla :)
Con affetto,

Cursed_Soldier

Bunk Bed || Linkin ParkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora