Primo Capitolo

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Ore 7.30

La sveglia era suonata già da un'ora ed Emma non si era ancora alzata, anzi dormiva profondamente.

Accanto a lei c'era Dea, un golden retriever che lei aveva trovato una decina d'anni prima fuori da casa sua in una giornata di pieno inverno. Stava scendendo dall'auto quando ad un certo punto aveva visto sul ciglio della strada un paffuto cucciolo bianco sdraiato sulle sue zampette. Le era sembrato, in un certo senso, che quel tenero cagnolino la stesse aspettando. Quando si fu avvicinata, lui si era messo a guardarla con aria divertita, desideroso di entrare a far parte della sua vita. E così è stato: da quel momento, giorno dopo giorno, erano diventati inseparabili.

Ora Dea si trovava lì, intenta a destare la sua padrona che era terribilmente in ritardo. Tentò di svegliarla scoprendola dalle lenzuola, mordicchiandole le orecchie, saltando sul letto, ma invano.

D'altro canto il sonno costituiva per Emma uno dei pochi momenti di pace in cui poteva finalmente sognare, vivere una vita diversa - seppur soltanto per qualche ora - lontano dalle ansie e dalle preoccupazioni quotidiane: si poteva intravedere una certa beatitudine sul suo viso sognante.

Da poco più di un anno, infatti, il suo non era più tanto un vivere quanto un sopravvivere, specialmente dal periodo in cui sua madre era peggiorata in salute a causa di un nodulo alla tiroide, rendendola sempre più stanca e spossata; a ciò si era unita una forma di esaurimento nervoso, causata dal protrarsi della lontananza del figlio da casa e dal comportamento ripugnante del marito sia nei suoi confronti che in quello dei figli, a cui si mostrava sempre più disinteressato.

Così Emma tutt'ad un tratto, oltre agli studi, si era ritrovata a dover gestire da sola la situazione: si occupava nei fine settimana di suo fratello Luca quando tornava a casa dal centro di riabilitazione, assisteva la madre di giorno - e di notte - quando non stava bene e, infine, badava alla casa, dal momento che non si potevano permettere economicamente degli aiuti. Emma era ben consapevole dei sacrifici che stava facendo per la propria famiglia, oltre ad essere convinta del fatto che in pochi lo avrebbero fatto alla sua età, rinunciando agli svaghi e ai divertimenti degli anni più belli. Se da una parte non se ne pentiva, dall'altra desiderava con tutta se stessa l'arrivo del momento in cui avrebbe potuto vivere le giornate come meritava. Naturalmente stando sempre coi piedi per terra.

«Deeaaaa», borbottò Emma con voce assonnata. «Si può sapere che hai da agitarti così tanto...che ore sono??» chiese sbadigliando e cercando di afferrare ad occhi chiusi la sveglia. Le ci volle qualche secondo prima di mettere a fuoco che erano le 7.35.

«O. Mio. Dio!»

Si mise a sedere di scatto, una volta elaborato l'enorme ritardo. Subito balzò dal letto e corse per la stanza, cercando i vestiti da mettere per andare, anzi, correre al lavoro!

«Ma come ho fatto a non svegliarmi?!», si chiese disperata, saltellando qua e là per entrare frettolosamente nei primi pantaloni che le erano capitati tra le mani.

«So che sembro ridicola, ma non guardarmi così! La situazione è già di per sé tragica!», esclamò Emma a Dea davanti allo specchio. Quest'ultima la stava fissando con occhi interrogativi mentre osservava la scena che aveva davanti a sé: effettivamente vedere il proprio padrone trasformarsi in un grillo saltellante non era cosa di tutti i giorni. Doveva dargliene atto!

Finì di vestirsi e di sistemarsi i capelli, si truccò gli occhi giusto per sembrare un po' più sveglia del solito, quindi prese la borsa, controllando che ci fosse tutto il necessario. In quel momento rimpiangeva amaramente di non avere la Giratempo della sua saga preferita.

Corse al piano di sotto in cucina, bevve un succo di frutta e mangiò un croissant per avere più energia, consapevole della corsa da guinness world record che avrebbe dovuto fare per arrivare con un lieve margine di ritardo.

«Augurami che vada tutto bene. E bada alla mamma, mi raccomando. Ciao cucciolona», disse Emma, salutandola, per poi sfrecciare fuori, pronta per una nuova giornata.

Emma abitava ad Abbiategrasso, una tranquilla cittadina in piena campagna a qualche chilometro dalla vita caotica di Milano, dove lei andava quasi ogni giorno per lavoro.

Da qualche mese, infatti, svolgeva un lavoro part-time in un ristorante come cameriera, per mantenersi gli studi. Aiutava, inoltre, la responsabile del ristorante - la signora De Santis - a fare da intermediario con i clienti stranieri, dal momento che a quest'ultima serviva qualcuno che la affiancasse in quel settore ed Emma studiava lingue straniere all'università. La De Santis, avendo compreso la situazione familiare di Emma, le aveva concesso di stare a casa dal venerdì pomeriggio al lunedì mattina tutte le volte che lei avrebbe dovuto badare a suo fratello, consentendole perciò di riposarsi. Negli altri giorni, invece, lavorava a turni - dal mattino fino a sera tardi - e spesso doveva presentarsi al lavoro almeno prima delle nove per preparare il ristorante all'apertura al pubblico in vista dell'ora di pranzo.

Quella mattina era previsto un appuntamento con i Lenoirs, una coppia francese di futuri sposi che aveva scelto il loro ristorante come luogo di ricevimento, quindi doveva essere puntuale. O meglio, avrebbe dovuto esserlo.

Fortunatamente Emma riuscì a prendere il treno delle 8.16 che era in ritardo di dieci minuti.

"Non avrei mai pensato di dirlo ma, per questa volta, grazie Trenord!", pensò sollevata mentre leggeva il tabellone degli arrivi e timbrava il biglietto. Sarebbe arrivata in ritardo "solamente" di quindici minuti, un vero e proprio traguardo visto l'inizio di giornata. La stazione distava all'incirca due chilometri da casa sua e in quel giorno, data l'assenza di mezzi in quella zona, rischiò di farseli tutti di corsa se non fosse stato per una signora di mezz'età che, conoscendola di vista e vedendola correre come una forsennata, si offrì gentilmente di accompagnarla fino alla stazione.

Una volta arrivato il treno, Emma salì, si sedette al primo posto libero e finalmente potè rilassarsi con le cuffie nelle orecchie. Mentre il treno era in corsa, si mise a contemplare il paesaggio dal finestrino: i vasti campi erano illuminati dai primi raggi di sole ed il cielo roseo veniva sorvolato da grandi stormi di uccelli che, con l'inizio della primavera, avevano cominciato a riempire il cielo coi loro vivaci voli.

Dopo qualche minuto il treno raggiunse la fermata di Milano Porta Genova. Emma si affrettò a scendere e a percorrere, tra l'immensa folla, le scale che portavano alla metro. Oltrepassò i tornanti, quindi si affrettò a prendere il primo mezzo con uno spazio libero in direzione Famagosta.

Aveva sempre detestato quelli che erano sempre di corsa con lo sguardo fisso sui loro orologi, noncurandosi delle persone contro cui andavano a sbattere, come se fossero i soli ad andare al lavoro. Ma ora più che mai si sentiva proprio come loro.

Continua.....

Il secondo Capitolo sarà disponibile mercoledì 21 dicembre. Vi ricordo che il libro Vicino a te ritorno ad Amare è online negli store di Amazon Kindle, Google Play, IBook Apple.

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