Capitolo 3

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Il ristorante era praticamente vuoto ed Emma stava finendo di pulire gli ultimi tavoli prima di togliersi l'abito da lavoro e andarsene. La sua mente era, però, già proiettata al momento in cui avrebbe dovuto varcare la soglia dell'ufficio di Bryan per parlagli: molto spesso, infatti, si sorprendeva a strofinare con lo straccio la stessa superficie più volte.
"Sarà una questione di cinque minuti, non di più", continuava a ripetersi tra sé. Chi non conosceva i loro attriti avrebbe pensato che Emma fosse così agitata per via dell'effetto che Bryan scatenava in tutte. Non aveva ancora visto una sola donna che non ne rimanesse affascinata. Anzi, se negli altri ristoranti erano gli uomini ad andare a pagare il conto, lì accadeva proprio il contrario, gli uomini ai tavoli e le donne dritte al bancone per accaparrarsi i migliori sorrisi del signor "so tutto io". Robe da pazzi. In fondo come dare torto a loro: alto, fisico scolpito, dai neri capelli ribelli, sorriso perfetto, uno di quelli che sarebbe rimasto attraente pur indossando un sudicio straccio. Fastidiosamente, oggettivamente bello. Per non parlare di quei dannati occhi verdi: intelligenti e con un'intensità tale da trapassarti, letteralmente.
In verità i motivi erano ben altri. Nei primi tempi Emma e Bryan avevano lavorato quasi sempre insieme poiché quest'ultimo aveva più esperienza nel campo, ma lui ogni volta non faceva altro che metterla in difficoltà. Aveva sempre da ridire su tutto: non gli andava bene come lei traduceva, come puliva, la velocità con cui ordinava o portava i piatti al cliente. La De Santis, invece, aveva trovato sin da subito il modo di lavorare di Emma alquanto brillante ed efficiente, e questo sembrava che non gli andasse proprio giù. Da ciò si generarono diversi attriti, dato che lei non si lasciava sottomettere da nessuno ed era testarda quanto lui. E cosa succede quando due menti testarde si scontrano?
Un giorno accadde che Emma, all'ennesima lamentela, perse completamente la pazienza, prese una torta appena ultimata per il compleanno della figlia di un affezionato cliente e la spappolò sul bel faccino di Bryan...che fece altrettanto con lei. Questo episodio, naturalmente, costò a loro una lettera di richiamo e da allora non lavorarono più insieme, lui prese il posto del signor Beretta in contabilità, lei invece rimase cameriera e traduttrice di menù, di cataloghi e dépliant per la pubblicità del ristorante.
«Ciao Emma, ci vediamo lunedì», la salutò Alessia, una delle sue colleghe.
«Ciao, buon fine settimana», le risposte lei, rivolgendole un sorriso piuttosto nervoso.
Subito dopo si cambiò e si decise finalmente ad andare da lui. "Questa giornata allucinante deve finire al più presto!", pensò Emma, trovandosi davanti allo studio del suo odioso collega.
«Devo parlarti!», esclamò, aprendo la porta senza bussare. Ritenne che fosse meglio coglierlo impreparato.
Bryan stava al pc immerso nei bilanci: aveva i capelli spettinati, le maniche della camicia arrotolate ed il nodo della cravatta allentato.
Appena la vide comparire, la sua espressione rilassata e concentrata cambiò repentinamente, assumendone un'altra gelida e sulla difensiva.
«Non ti hanno mai insegnato a bussare prima di entrare?», le chiese sarcastico.
Per tutta risposta Emma si mise a bussare sulla porta aperta. Quanto le piaceva prendersi gioco di lui.
Bryan alzò gli occhi al cielo. «A cosa devo questo onore? Pensavo che te ne fossi già andata», disse guardando l'ora.
«In verità mi hanno costretta con la forza a venire da te, altrimenti a quest'ora me ne starei comoda sul treno per tornare a casa», ci tenne lei a precisare.
«Allora ti auguro che ti diano un aumento per questo enorme sacrificio», ribatté Bryan, sorridendole a denti stretti.
"Dovrebbero darmelo solo per sopportare la tua visione quotidiana, altroché!", pensò malignamente Emma.
«Ma come siamo spiritosi oggi, Bryan. Per caso è merito della sciacquetta che ti porterai fuori stasera?», insinuò divertita.
A quel punto Bryan sbatté i fogli che reggeva in mano sulla tastiera del pc. Si alzò dalla sedia e appoggiò deciso le mani sulla scrivania.
"A quanto pare la mia frase deve averlo fatto arrabbiare. Ottimo!", pensò soddisfatta, incurvando un sorriso.
«Come scusa?», sibilò lui, avvicinando il proprio viso a quello di Emma con aria di sfida.
«Non mi dire...hai cambiato genere?», gli chiese lei con finto stupore.
Per lunghi istanti i suoi occhi scuri dovettero scontrarsi con quelli verdi di Bryan, ora glaciali e adirati. In quei momenti era come se si legassero per affrontarsi in una lunga battaglia, uno scontro tra titani: si potevano persino intravedere dei lampi che animavano l'iride dei loro occhi.
"Non cedere. Non cedere. Non cedere", si ripeté Emma.
Fu Bryan ad interrompere il contatto visivo per primo.
«Senti, passerei tutto il tempo a guardarti, credimi, ma come vedi ho da fare. Perciò arriva al dunque», disse, abbandonandosi sulla sedia e passandosi una mano tra quei capelli scuri e setosi, con l'intento di sistemarsi una ciocca ribelle caduta sulla fronte.
«Ebbene, il nostro capo vuole che lunedì andiamo a Monferrato a portare l'inventario e a ritirare le casse che abbiamo ordinato giorni fa».
«Dille che ci andrò. Tom verrà con me», le rispose distrattamente, riprendendo a inserire i dati al pc.
«Forse non hai afferrato il concetto, ci dobbiamo andare insieme. Tu ed io», sottolineò Emma.
«Stai scherzando, spero!», ribatté prontamente Bryan, senza riuscire a trattenere una risata nervosa, ma una volta che incrociò il suo sguardo capì che la collega stava dicendo sul serio. «E per quale motivo? Sa benissimo che non resistiamo insieme nemmeno per un minuto».
«Pare che voglia che instauriamo un rapporto civile», gli rispose rassegnata Emma. «E non abbiamo scelta se vogliamo restare qui, quindi lunedì ci dobbiamo andare», aggiunse.
Bryan sospirò. «Se proprio non abbiamo scelta...Ti invierò una mail con orario e luogo di ritrovo», concluse.
«Bene, per una volta ci troviamo d'accordo su qualcosa. È un buon inizio», convenne Emma, dirigendosi verso la porta. Lui la fissava dubbioso mentre lei stava per andarsene.
Prima di chiudere, si fermò sulla soglia e con un sorriso si rivolse a Bryan.
«Mi raccomando, riprenditi in fretta da questa notizia. La sciacquetta ti vorrà bello attivo stasera», gli fece l'occhiolino e chiuse immediatamente la porta. Per la prima volta in tutta la giornata si mise a ridere di cuore.

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