OLTRE LA PORTA

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L'uomo si fermò davanti alla porta chiusa.

Esitava. 

La chiave dorata con l'asso di cuori inciso sopra girava tra le sue dita e mandava luccichii intermittenti tutto intorno, come lampi elettrostatici in una giornata perfettamente serena.

Appoggiò una mano aperta sulla superficie bianca, come per saggiarne la consistenza. 

Il suo contatto gli diede la consapevolezza che la stanza esisteva.

E che lui era lì. 

Sorrise impercettibilmente.

Ma gli occhi avevano una vena di inquietudine che sino a qualche minuto prima era impossibile riconoscere. 

Era molto bravo a nascondere i propri sentimenti.

Lo era sempre stato.

In un mondo dove i sensi si erano acuiti in maniera esasperata soltanto per proteggersi da tutto il resto del genere umano non c'era spazio per nient'altro. 

Fece per infilare la chiave nella serratura ma esitò ancora.

Ripenso' alle clausole dell'agenzia.

Alla strana sensazione che aveva provato compilando i questionari: come se la persona che tracciava i segni di penna sui fogli di carta intestata non fosse quella che si trovava lì adesso.

Chissà se anche a lei era successo lo stesso.

Chissà se anche lei aveva tenuto sospesa la penna qualche istante prima di firmare lungo l'ultima linea tratteggiata, come bloccata da un ripensamento.

E poi aveva lasciato il suo ricamo, veloce, quasi per evitare che la paura la facesse alzare e scappare via, lontano.

Lontano da quell'idea assurda ed allo stesso tempo irresistibile. 

L'uomo inserì la chiave e la ruotò. 

La porta era chiusa con una sola mandata.

Fece scattare il meccanismo lentamente ed entrò. 

Quando si fu richiusa alle sue spalle il buio lo avvolse, quasi soffocandolo.

Anche l'aria era calda, molto calda, come in quei pomeriggi d'estate sulla spiaggia, in cui lui e lei faticavano a trovare refrigerio e perdevano il conto dei tuffi che facevano per calmare la pelle bruciata dal sole.

Annuì nell'oscurità. 

Era quello che aveva chiesto.

Mosse qualche passo a tentoni, allargando leggermente le braccia per essere sicuro di non avere ostacoli intorno.

La stanza era immersa nel silenzio.

Non aveva voluto nulla in più di quello che doveva esserci.

Per questo, alla fine, molte caselle del questionario erano rimaste bianche.

Come in quello di lei. 

Il caldo era opprimente. 

Si tolse la giacca e la lasciò scivolare a terra, incurante di dove sarebbe andata a cadere. 

Fece ancora qualche passo in avanti, proteggendosi con le mani, fino a quando arrivò a toccare un muro.

Era liscio e caldo, come l'aria che stava respirando.

Senza girarsi fece qualche altro passo all'indietro, con cautela, muovendosi verso quello che immaginava essere il centro della stanza.

Era strano.

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