L'INIZIO DELLA PRIMAVERA

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Due aerei da guerra sorvolano veloci il centro mentre passeggio con le borse appese alle dita e Claudia appesa al mio braccio.

Sfrecciano bassi attraverso il cielo di un azzurro perfetto e l'assordante rumore di tuono prodotto dai motori a reazione arriva come una pioggia sulla nostre teste soltanto quando sono già lontani.

Due puntini scuri che scompaiono oltre l'orizzonte.

I negozi si dipanano in edifici distinti, a grappoli di tre o quattro, intervallati da vialetti lastricati, bar, ristoranti e giardini fioriti. 

Sembra quasi un quartiere residenziale di una moderna cittadella completamente autosufficiente, incastonata a sua volta nella città vera e propria.

Sento il sole che mi accarezza la pelle.

Si direbbe una tiepida giornata di inizio primavera, con l'aria frizzante e la luce nitida che riverbera sulle vetrine.

Sulle pareti colorate dei palazzi.

E sulle gocce d'acqua che zampillano dalle fontane, messe ad impreziosire le piazzette gremite di persone sedute ai tavoli dei locali, che chiacchierano con un vociare indistinto.

Svoltiamo in un viale, Claudia che mi stringe a sé felice per la giornata che finalmente riusciamo a dedicarci.

Ci fermiamo davanti ad un negozio.

Non riesco a distinguere cosa c'è all'interno.

Sento Claudia che mi parla ma è un mormorio lontano, che arriva soltanto a tratti. 

Impossibile da decifrare.

Mi sforzo ancora di vedere oltre la vetrata.

Strizzo gli occhi per ripararli dal riflesso del sole ma il massimo che riesco a scorgere sono solo un mucchio di figure indistinte.

Mentre mi impegno per dare una forma alle ombre, vago con la mente sulla parete liscia.

E mi accorgo di una guardia, immobile alle nostre spalle.

Lontana.

Si riflette sulla vetrina.

E ha gli occhi fissi su di noi.

Mi volto di scatto per osservarla a mia volta ma il suo sguardo è già altrove prima che io riesca ad agganciargli il mio, perso lungo i caseggiati colorati di ocra e di rosso che fiancheggiano da ambo i lati il vialetto.

Dico a me stesso di essermi sbagliato.

Il balenio di luce su un solido riflettente può giocare brutti scherzi.

Può ingannare.

Può far sembrare quello che non è.

Ci stacchiamo dalla vetrina e continuiamo a passeggiare, incrociando di tanto in tanto coppie e famiglie con bambini.

Il vialetto è molto lungo e dobbiamo camminare parecchio prima che si apra sull'ennesima piazzetta.

A differenza delle altre questa è deserta.

Il silenzio avvolge lo spazio, surreale. 

Come è surreale la totale assenza di altri esseri umani.

Eccetto per un addetto alla sicurezza. 

Fermo. In piedi. In un angolo.

Lo riconosco dal cartellino identificativo appeso al taschino della giacca.

È un uomo di colore, elegantissimo nel suo abito scuro con camicia bianca e cravatta.

Per un istante ho l'impressione che ci osservi anche lui, da lontano, e che distolga lo sguardo appena si accorge che gli sto per rivolgere il mio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 12, 2018 ⏰

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