Prologo

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Sono passati sedici anni da quando sono morti i miei genitori e allo stesso tempo che abito insieme a mia nonna  Cassiopea.
Ho provato a chiederle spesso come fossero morti, ma lei ogni volta cercava di cambiare discorso, come se avesse paura di una mia eventuale reazione, perciò ho smesso di cercare di ricavare informazioni da mia nonna.
Tra pochi giorni sarà il mio diciassettesimo compleanno e, due giorni dopo, la regina Andromeda, verrà a reclutare nuove ragazze per partecipare a "I giochi di Saturno" , competizione costituita da sette prove, per testare il coraggio, l'intelligenza e l'intraprendenza di ciascuna partecipante.
Le ragazze ricevono un punteggio per ogni prova da dei giudici ,che solitamente, fanno parte della famiglia reale Barrow.
Tutte le fanciulle che sono state scelte per partecipare a questa gara non sono mai tornate al villaggio, ed é per questo motivo che molte sperano di non essere scelte, ma per alcune questa speranza andrà in frantumi.
Mia nonna, ha paura che verrò scelta dai reali, per gareggiare, perché dice che ho un potere speciale che nessuno possiede, ovvero quello di saper maneggiare l'acqua con un solo movimento delle mani.
Per questo motivo, mi fa sempre utilizzare un paio di guanti in pelle nera, in presenza di altri per non far scoprire questo nostro segreto che custodiamo da quando sono piccola.
Taurus, il bibliotecario del villaggio, mi ha detto che una cosa in comune con mia madre oltre gli occhi verdi è l'amore verso i libri.
Questo pensiero, mi ricorda che devo riportargli alcuni manoscritti che mi ha prestato alcune settimane fa, così decido di indossare la mia salopette nera con alcune toppe di pelle nera per fare pedant con i guanti.
Una volta pronta, vado in cucina, dove vedo mia nonna indaffarata a preparare la torta di mele verdi, la mia torta preferita.
Quando nota la mia presenza, mi squadra dall'alto verso il basso, per controllare che mi sia ricordata di indossare i guanti in pelle e appena li nota, mi sorride con aria materna.
"Althea, tesoro andresti a prendere il pane?" mi domanda gentilmente, dopo avermi dato un bacio sulla fronte.
"Si, nonna non ti preoccupare! Vado a prendere il pane e dopo vado da Taurus, per riportargli i manoscritti che mi ha prestato e poi torno subito. A dopo e ricorda che ti voglio bene" le rispondo prima di darle un bacio sulla guancia e uscire da casa.
Mentre cammino, per la piccola stradina di paese, noto che ci sono gli agenti dappertutto con le loro uniformi rosse e argento che spiccano fra la gente.
Dalla loro espressione, si intuisce che non vedono l'ora che inizino "I giochi di Saturno" , per potervi assistere e godersi il fatto che molte ragazze povere muoiano.
Gli agenti del paese, sono armati di grossi fucili o pistole, nonostante non ne abbiamo il bisogno, visto che nessun abitante del villaggio a parte loro e i reali ne possiedono una.
Nessuno all'interno di quel piccolo regno, si è mai opposto al volere dei reali, visto la crudeltà che dimostrano nella vita di tutti i giorni e specialmente durante gli allenamenti.
Una volta arrivata in panetteria, vedo che pur essendoci molta gente all'interno nessuno osa proferire parola, mi sporgo un po' cercando di capire il motivo di tutta questa tensione.
Appena vedo chi mi sta davanti, capisco il motivo per cui nessuno abbia provato a fare qualcosa...
Davanti al bancone del pane, due uomini vestiti in divisa rossa e argento che sbeffeggiano gli abitanti con in mano l'arma per incutere timore al primo paesano davanti la loro visuale.
" Vi diverte tanto questa situazione? Caspita che uomini d'onore che servono la regina, dico davvero" dico con ironia, non riuscendo a frenare la bocca.
Tutti quanti si girano verso di me, chi con ammirazione, chi con stupore e chi con rabbia nel caso specifico degli agenti.
"Ragazzina, sai chi siamo noi?" mi domanda il più alto fra i due poliziotti avvicinandosi a me, cercando di intimorirmi.
"Si... Degli egocentrici!" gli dico con aria saccente, sapendo di scatenare la loro ira.
"Stai tirando la corda.
Per oggi te la cavi, solo perché abbiamo altre mansioni da svolgere.
La prossima volta non sarai così fortunata" mi dicono le guardie della Corona, per poi uscire dalla panetteria sbattendo la porta con forza.
Una volta usciti 'gli egocentrici', mi volto verso i cittadini chiedendo loro chi ci fosse prima sperando che qualcuno si faccia avanti.
"Non preoccuparti. Prendi quello che vuoi, poi ordiniamo noi" mi dice un ragazzo biondo più piccolo di me di due anni o poco più.
Lo ringrazio con un sorriso, per poi girarmi verso gli altri, come per chiedere conferma e in risposta ottengo un cenno col capo da parte dei cittadini.
Così, decido di prendere un panino all'olio e una ciabatta al grano duro.
Orion, il fornaio, mi sorride e incarta il pane per tenerlo caldo e morbido.
"Quanto le devo?" gli chiedo con aria gentile e dolce.
"Nulla, vai a casa e salutami Cassiopea" mi risponde lui con aria persa, pensando a mia nonna.
"Come nulla? La prego, mi mette in imbarazzo...
Comunque se le piace mia nonna, basta che le porta un fiore fresco , di campo e lei è già ai suoi piedi" gli dico con aria complice, mentre il viso di Orion si fa fa sempre più rosso.
"Non voglio nulla. Sei stata coraggiosa oggi, inoltre mi hai dato pure un consiglio e per questo ti ringrazio.
Arrivederci cara e a presto" mi dice lui sorridendomi in maniera dolce salutandomi poi con la mano.
Dopo averlo salutato con un gesto del capo, lascio il locale a passo felpato, sperando di incontrare in biblioteca il mio migliore amico Alexander.
Quando arrivi da "La bottega delle mereviglie", la biblioteca del nostro amico di famiglia Taurus, trio all'entrata una faccia che mi sorride sorniona.
Alexander Wilderoy, apprendista di un falegname, orfano di genitori come me, e, probabilmente il mio unico vero amico.
Da piccoli, facevamo a botte, ma ora che siamo più grandi e lui è più alto di me di quasi venti centimetri, cerco di evitare le risse.
"Diventi sempre più prevedibile", sghignazza quando vede il mio sguardo minaccioso.
"Semmai sei tu che mi conosci bene" gli rispondo.
Sorride e mi prende per le vita con fare protettivo.
Entriamo nella biblioteca e andiamo nel reparto dei classici.
Alexander cammina a zigzag verso gli scaffali della biblioteca, lasciandomi indietro, per poi fermarsi ad aspettarmi.
Mi osserva con un sorrisetto compiaciuto, mentre si scosta dagli occhi castani, una ciocca dai capelli corvini.
"A volte mi dimentico che sei lenta".
"A volte mi dimentico, quanto sei infantile" ribatto, dandogli un buffetto sulla guancia, quando gli passi davanti. Si mette a ridere per il gesto e poi mi segue per gli scaffali.
"Che libro prendi oggi?" mi domanda lui curioso.
"Non so, cosa mi consigli?" gli domando, sapendo che mi avrebbe trovato un libro interessante da leggere.
"Mhm... Prova leggere questo, può esserti utile, visto il tuo...ehm il tuo problemino" mi dice lui in imbarazzo, indicandomi con l'indice le mani coperte dai guanti, mettendomi poi fra le mani il tomo.
Osservo il libro per un po' e mi accorgo che si chiama:"I cinque elementi".
Porto i libri che dovevo rendere a Taurus e mentre stavo per chiedergli se potevo prendere per alcuni giorni il tomo che avevo in mano, lui mi precede dicendomi:"Althea, quello prendilo".
"Ma, come? Lei non regala mai i suoi libri! Perché vuole darmelo?" gli domando con la bocca spalancata, stupita dal comportamento del bibliotecario.
"Ti conosco da quando eri in fasce, ti ho accudito per tanto tempo, non devi darmi del lei.
Il libro invece consideralo un regalo di compleanno anticipato" mi risponde lui, facendomi l'occhiolino, con aria complice.
"Ti ringrazio Taurus... Grazie di cuore" gli rispondo con voce tremolante per poi abbracciarlo.
Torno dal mio amico, che non ha smesso di sorridermi con aria allegra e serena, cosa tipica di lui, ma inusuale per tutti gli abitanti visto le condizioni drammatiche del villaggio.
"Sai che c'è uno scontro, in piazza, tra alcuni ragazzi di diciotto anni che stanno per partire al fianco dell'esercito?" Mi domanda lui guardandomi negli occhi con aria implorante, facendomi capire che vuole che venga pure io allo scontro.
"Si, lo sapevo... Se vuoi andarlo a vedere con me, accompagnami a casa, così porto il pane alle nonna e il libro al sicuro".
Mi prende di nuovo per la vita e andiamo verso la casa di mattoni vini rossi.
Entriamo nella piccola abitazione, che entrambi conosciamo alla perfezione, visto tutte le volte che è venuto qui per dormire o semplicemente per passare del tempo con me.
"Althea, Alexander, mi portereste il pane in cucina? Così mi dite come vi sembra la torta" dice mia nonna appena ci vede davanti la porta principale.
"Althea, ti prego dimmi che sta parlando di QUELLA torta!" mi dice lui con voce eccitata e allo stesso tempo stridula, sperando che le torta sia quelle alle mele,nonché sua favorita.
Non gli rispondo subito, per creare un po' di suspense e appena vedo che mi guarda con gli occhi da cucciolo, decido di fargli si con il capo.
Dopo aver detto questo, mi prende per il braccio e inizia a tirarmi verso la cucina...
Che bambino!
Alexander, inizia a sbavare, appena vede la 'magnificenza' come dice lui, mentre gli occhi diventano sempre più luminosi, ricordando quelli di un bambino.
"Cassiopea, è bellissima! Mi viene l'acquolina soltanto a guardarla" dice l'apprendista falegname guardando la donna con ammirazione e affetto.
"Tesoro chiamami nonna, non Cassiopea! Sei come una nipote per me " dice mia nonna con fare materno e gioviale.
Alexander non le dice nulla, si avvicina a lei e dopo un po' abbraccia quella donna che lo aveva accudito fin da quando eravamo bambini, come se mia nonna fosse la sua ancora di salvezza e forse è proprio così.
Quando si staccano, hanno entrambi gli occhi lucidi e quando l'apprendista ritorna in se, guarda la donna e le chiede se potevo andare insieme a lui a vedere lo scontro che si sarebbe tenuto in piazza.
"Oramai siete grandi, quindi andate adesso, prima che ci ripensi" risponde lei accondiscendente prima di sbatterci fuori dalla porta, con una fetta di torta in mano.
"Althea, tua nonna è proprio una brava donna" mi dice una volta usciti dall'abitazione.
"È anche tua nonna e comunque, hai proprio ragione" gli dico sorridendogli prima di prenderlo per mano e incamminarci verso la meta.
Poco dopo, ci ritroviamo in piazza, con il sole cocente sulle nostre teste.
Costruita una decina di anni fa, dai nostri antenati.
Nella piazza fa caldo e, Alexander, in punta di piedi si alza per vedere meglio, per poi trascinarmi in un posto all'ombra.
Non ci sono seggiolini per noi, solo delle lunghe panche di legno di noce, mentre i pochi borghesi che ci sono, si godono dei posti vicino all'incontro.
Li hanno bibite fresche, cibo e ghiaccio (persino in pieno inverno), eppure per loro tutto questo è assolutamente normale, anzi addirittura si lamentano delle misere condizioni in cui versano. Vorrei fargliela vedere io la vera miseria, se solo potessi.
Noi ci dobbiamo accontentare di panche dure o di rimanere in piedi per guardare la competizione.
"Secondo me vincerà quel ragazzo là in fondo, con la corporatura gigante. Mi ci gioco tutto" esclama lui, indicandomi un ragazzo forte, alto e tutto muscoli.
"Niente scommesse, mi raccomando" ribatto contrariata mettendo le braccia conserte sotto il seno.
"E cosa mi dici dell'avversario?" gli domando poco dopo, pensando alle varie abilità che potrebbero presentarsi davanti i nostri occhi.
"Non saprei... sinceramente mi sembra deboluccio.
Spero di vedere qualcosa che mi stupisca! Almeno mi diverto un po'".
Alexander ed io non la pensiamo allo stesso modo sui combattimenti.
Per me, guardare dei ragazzini che si massacrano, per mostrare le loro abilità non è particolarmente piacevole, ma Alexander va in visibilio.
"Signore e signori, fanciulli e fanciulle, benvenuti allo scontro di ottobre".
La voce dell'annunciatore rimbomba nella piazza.
Come al solito, sembra annoiato e sinceramente non lo biasimo, visto che avrà visto scontri simili da anni.
Un tempo gli scontri, erano delle vere e proprie esecuzioni.
I nemici, venivano portati ai piedi dei reali e venivano uccisi davanti l'intero villaggio.
Poi con il passare degli anni, si sono trasformate come gli conosciamo oggi...
Ora, i due ragazzini faranno del loro meglio per raggiungere il proprio obiettivo.
Il primo a presentarsi al centro della piazza è un certo Lyinx Minours.
I suoi arti sembrano dei pali di cemento, su cui risaltano le venature dei muscoli delle braccia e del collo.
Accanto a me, Alexander urla seguito dalla folla mentre io lo guardo impassibile.
"Bravi, dategli sicurezza" dice l'annunciatore, sforzandosi di sembrare entusiasto.
"Ed ecco che arriva il suo avversario Sagittarius Moriarty".
Lo sfidante, sembra magrolino e basso, in confronto a Lyinx, il tutto muscoli.
Dovrebbe essere spaventato ed invece si guarda le dita delle mani con fare annoiato, come se non ci trovasse niente nel suo avversario.
Qualche istante dopo, sentiamo il suono del campanello, che dà l'inizio al combattimento...
Inizia il massacro, Sagittarius, non si muove di un millimetro, come se aspettasse la mossa da parte di Lyinx, che non si fa tanto attendere, infatti il tutto muscoli, si lancia contro il ragazzo cercando di colpirlo, ma il più magro inizia a schivare tutti i colpi.
Quando Sagittarius, si stanca dei tentativi di Lyinx, di colpirlo, tocca la sua fronte bruciandogli il viso e dalle urla del ragazzo penso anche il cervello.
"Il vincitore è ...Sagittarius Moriarty" esclama l'annunciatore sorpreso, alzando il braccio del ragazzo.
Alexander ed io ci guardiamo negli occhi, con la consapevolezza che anche il vincitore, sa governare uno dei cinque elementi... il fuoco!
Quando riportiamo lo sguardo sulla piazza dove si era svolto l'incontro, ci accorgiamo che il vincitore se ne è andato, non prima di aver lanciato uno sguardo assente, impassibile e glaciale all'avversario privo di vita, che giace sul suolo.
Dai suoi occhi, si capisce che per lui quel combattimento e noi spettatori non siamo stati altro che il nulla.

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