Dalle Ceneri

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«E' una nuova studente?»

«Per forza, sarà una modella in scambio culturale...»

«Ci ha sentito? Merda...»

La ragazza scivolava nel corridoio con la stessa grazia con cui gli occhi degli altri studenti le scivolavano addosso. In sottofondo i ragazzi facevano apprezzamenti sul suo corpo e sul suo volto, tanto simili a quelli d'una divinità greca. E lei avanzava, senza curarsene, sorridendo ad un ragazzino esile e tremante, come un cerbiatto di fronte ad una tigre affamata. 

«Valentino» Gli sussurrò «Come hai passato l'estate?»

Il mingherlino deglutì non rispose e poi, colto dalla sorpresa, spalancò gli occhi.

«Elisabetta?»

«Chi altro?»

Solo allora il cerbiatto capì di potersi fidare della tigre e dunque accennò ad un sorriso. Entrambi erano stati vittime di bullismo, proprio nei corridoi di quella scuola. Lui per la sua macilenza e lei per la sua pinguedine. Allora Valentino si sistemò gli occhiali arrossendo, tutta la scuola lo stava fissando, domandandosi cosa potesse qualcuno come Valentino, asociale e ripugnante, conoscere qualcuno come lei, così incantevole e delicata. 

Valentino riuscì a trovare il coraggio di parlarle solo alla terza ora, giusto qualche minuto prima della ricreazione. Le raccontò di come, quell'Estate, si era dato all'agricoltura e lei, rimanendo nel vago, si limitò a scherzare amichevolmente su come il ragazzo avesse messo su qualche filo di muscolo. E, al suono della campanella, Elisabetta reagì come preoccupata.

«Dobbiamo sbrigarci, o i primini potrebbero scoprire il nostro rifugio sul terrazzo!» Annunciò la ragazza 

«S-si ma noi facciamo il quinto...» Sbuffò Valentino

«Un'Estate passata a cogliere pomodori ti ha trasformato in un bullo, eh?» Elisabetta stava per salire le scale ma un abbraccio la fermò. «Elisetta mia! Come va?» Occhi chiari e capelli biondi, Beatrice, la ragazza più popolare della scuola. Elisabetta rimase in silenzio. Beatrice era una di quelle ragazze che tutti avrebbero voluto come amica, o anche conoscente, bella quanto egocentrica. Ed era opinione comune che la figura della cheerleader nei film americani, con cui era solita condividere l'incredibile bellezza, l'avesse ispirata a comportarsi da bambola di cristallo in mezzo a giocattoli di seconda scelta e, come un'ape regina che usa attorniarsi di uno sciame a sua difesa, a raccogliere intorno a lei altre bambole senza carattere per creare un vero e proprio regime totalitario. «Bene» Rispose Elisabetta. «Andiamo a fumare, ci devi raccontare tantissime cose» Beatrice sorrise trascinando Elisabetta con sé. 

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