Capitolo 1.

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15 agosto 2005, l'autunno iniziava a farsi sentire tra le strade di New Orleans, ma nonostante ciò le feste, il divertimento e la musica riscaldavano il cuore di tutti.

Nella NOHS i preparativi per l'accoglienza degli studenti erano già all'opera, la scuola era piena di striscioni con scritto "bentornati a scuola", dei nuovi club si stavano già creando e nuovi costosissimi arredamenti sostituivano quelli vecchi.

La preside, la severa professoressa McCraghen, colpita da una qualche felicità momentanea, decise di festeggiare il ritorno degli studenti con una festa,

Il giorno della festa era il 26 agosto alle 19.00, nell'immenso giardino dell'edificio.

«Ashley!»
Forse a casa di Ashley l'atmosfera non era proprio così positiva.
Nessuno immaginava mai che a casa del sindaco Benson regnasse il caos e la negatività.
Il perfettissimo-sempre-sorridente-sindaco non poteva essere un uomo imperfetto e ubriacone, non poteva passare le giornate a bere e a picchiare sua figlia di diciassette anni, Ashley, a spaventare la moglie Melanie Benson tanto da farle passare quei momenti di follia del marito, rinchiusa a chiave nel bagno, a piangere.

Ashley ormai era diventata una maschera, chi mai penserebbe che sotto quei chili e chili di trucco ci fossero cicatrici, lividi e ferite.
24 ore su 24 ascoltava musica, leggeva, studiava e faceva i compiti, quando era libera cercava sempre di uscire di casa, andava a feste, usciva con le amiche a fare shopping, è così che si è fatta un sacco di amicizie, era la più popolare della scuola.

Non rispose al richiamo del padre, forse aveva troppa paura, magari aveva bevuto ancora o forse non aveva voglia.
Ma dovette pentirsene, dal lungo corridoio si iniziarono a sentire pesanti passi a ritmo irregolare, i passi di qualcuno ubriaco fradicio.
Morgan Benson aveva bevuto ancora.
Ashley restò immobile.
Era da più di 3 anni che veniva maltrattata dal padre, ma non aveva ancora imparato come comportarsi in quelle situazioni.

La porta della sua camera era aperta non avrebbe mai fatto in tempo a chiuderla a chiave, la chiave era nel secondo cassetto del suo comò e la porta era a 10 metri di distanza.
Il padre arrivò sul ciglio della porta con una bottiglia quasi vuota di vodka, guardò la sua bambina con uno sguardo pieno di odio e ribrezzo, sussurrò
-Troietta- bevve l'ultimo sorso di vodka e lanciò la bottiglia vuota verso il viso della ragazza, che si frantumò in mille pezzi e riempiono di tagli la faccia di Ashley.

Morgan Benson andò via, scese le scale e si rinchiuse in cantina.

Ashley si stava ripulendo da quelle schegge di vetro che le ferirono il volto, si disinfettò e si coricò nel letto, ed iniziò a piangere... non riusciva a smettere.

Passarono due ore, riuscì finalmente a calmarsi, si guardò allo specchio... Un disastro...

Aprì una pochette contenente 5 correttori, ne prese uno ed iniziò a coprire tutte quelle ferite, prese un rossetto color fragola, il colore dei suoi capelli, lo mise e sorrise davanti alla sua maschera.

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