Mi ricordo perfettamente di quella sera. D'altronde, come potrei dimenticare un ricordo così indelebile nella mia mente?
Era il 2 di Dicembre, per tutto il giorno era scesa una leggera neve biancastra, ben visibile contro il cielo grigio, che di tanto in tanto si trasformava in una pioggerella insistente.
Sam lavorava al bar, quel bar che tanto amava, che aveva aperto con un suo vecchio amico, Weston.Avevo conosciuto Weston casualmente, in un negozio di prodotti provenienti dalľ Oriente, nei sobborghi di New York. Io mi ero appena messa con Sam, e quando capitammo per puro caso a parlare di lei e lui lo scoprì, scoppiò a ridere, facendomi diventare rossa dalľ imbarazzo.
Mi spiegò poi che non si sarebbe mai aspettato che Sam si sarebbe messa con una come me.
Nonostante la faccia angelica circondata da fini capelli biondi, Sam era un tornado: amava fare festa, trasgredire le regole, e sì, per dirla con le sue parole, scopare.
Io, invece, ero totalmente diversa. Ma ľ amavo, e questo bastava.Ľ avevo incontrata al bar, in una piovosa sera di Marzo. Mi ero rifugiata lì, distrutta da quello che mi era appena successo.
Sin dai primi anni del liceo avevo avuto una tremenda cotta per Courteney, una ragazza del mio anno.
La professoressa di scienze ci aveva assegnato una ricerca, e ci aveva messe insieme in gruppo. Ero felicissima: finalmente avrei potuto passare un po' di tempo con lei.
Un pomeriggio eravamo a casa sua, da sole, impegnate, appunto, in quella ricerca. Non so cosa pensassi in quel momento, ma ero convinta che ricambiasse, che fosse il momento giusto. Provai a baciarla.
Lei mi diede uno schiaffo, allontanandomi schifata. Incominciai a piangere. Silenziosamente.
Quel giorno Courteney gridò. Gridò che lei non era come me, che a lei piacevano i ragazzi, e che le dispiaceva che io avessi questo problema, ma lei non ci poteva fare niente. Poi mi cacciò da casa sua.
Faceva freddo, e io avevo dimenticato là dentro la sciarpa, ma non potevo tornare indietro.
Tremavo, quando oltrepassai la porta che conduceva al bar.Sam mi parlò, mi rassicurò, mi spiegò che anche lei era come me, e che non c'era niente di male. In realtà era solo bisessuale, ma poco importava.
Quella sera Sam mi fece sentire apprezzata, al sicuro...speciale. Mi portò nel suo appartamento e mi lasciò dormire lì.
Prima di andare a letto mi diede il bacio della buonanotte, come Courtney si era rifiutata di fare.Amavo Sam alla follia. Ľ energia che emanava, il modo in cui ti faceva sentire speciale...
Forse ero abbagliata, forse lei non mi amava come facevo io, ma allora non lo potevo sapere.Quella sera di Dicembre volevo preparare qualcosa di speciale per Sam, qualcosa che la lasciasse a bocca aperta.
Avevo preparato un cesto da pic-nic, volevo portarla a Central Park e mangiare sulla neve. Poi saremmo andate a casa sua, dove mi ero trasferita da due mesi, avevo già preparato i pop corn e lo schermo sul quale avremmo potuto guardare un film sdraiate su un piumone e circondate da candele, coccolandoci un po'.Continuavo a guardare ľ orologio, impaziente. Le lancette si muovevano, sempre più velocemente, ma Sam continuava a non arrivare. Decisi di prendere la macchina e darle un passaggio dal bar; magari Weston non era andato al lavoro quel giorno, e lei ci aveva impiegato più tempo.
Le vetrine erano illuminate, la luce filtrava da sotto le tapparelle abbassate a metà. Mi piegai ed entrai.
Le luci erano accese, alcuni bicchieri erano ancora sul bancone, ma non c'era traccia di Sam o Weston.
Un improvviso rumore mi raggiunse dal retro del negozio. Era una risata, la risata di Sam.
Sorrisi, superando il bancone e aprendo la porta che chiudeva la stanza che fungeva da magazzino."Sam, io..." Mi bloccai. Davanti a me, di spalle, c'era Weston, in boxer. E davanti a lui, appoggiata al muro, c'era Sam, con addosso solo le mutandine che io stessa ľ avevo aiutata ad indossare, quella mattina.
I loro vestiti e il reggiseno di Sam erano abbandonati in un angolo della stanza.Scoppiai a piangere, incredula.
Weston si girò lentamente, ľ orrore negli occhi. "Leigh..." Sussurrò.
Incrociai gli occhi azzurri di Sam. Era immobile, in silenzio con le spalle ancora schiacciate contro il muro bianco. La implorai con lo sguardo di dirmi che non stava succedendo niente, che era solo un equivoco, per quanto fosse improbabile, ma non successe.Mi girai lentamente, le lacrime che rigavano il mio volto senza far rumore.
Non mi seguì, non provò a trattenermi, non chiamò il mio nome. Non fece assolutamente niente.Risalii in macchina e ritornai a casa. Impacchettai velocemente tutta la mia roba, continuando a strofinarmi gli occhi cercando inutilmente di pulirli dal trucco sbavato e di asciugarli dalle lacrime.
Stavo per uscire , quando Sam fece il suo ingresso nelľ appartamento. Si era rivestita e, dalla sua espressione, pareva che non fosse successo nulla, pareva che fosse tutto come era sempre stato.
Solo, i suoi occhi erano leggermente vacui, e i capelli erano un po' più spettinati del solito.Ci fissammo senza dire niente, poi lei dischiuse le labbra e domandò con voce roca " Te ne stai andando?" Non capivo che cosa ci fosse che non andasse. Sembrava assente, quasi come se fosse ubriaca o sotto effetto di droghe, ma sapevo che non era così.
Un'immensa tristezza mi montò dentro, mista a rabbia. Non mi aveva detto "scusa" o "mi dispiace". No. Mi aveva chiesto se me ne stavo andando .
Annuii, senza parlare. Non ce la facevo.
"Posso...?" Chiese avvicinandosi per baciarmi come era solita a fare. Ma non era una giornata come tante, quella, adesso era tutto diverso.
Mi ritrassi, scioccata. Ma proprio non capiva?
"Ah, già" Disse solo, tristemente.Uscii dalľ appartamento mentre lei mi guardava. "Ciao" Dissi. Era così fuoriluogo in quel momento, ma non sapevo cos'altro avrei potuto dire. Lei annuì semplicemente, senza aprire bocca.
Erano passati quattro mesi, ormai, ma ancora non riuscivo a togliermela dalla mente.
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Different Love // Lesbian
Romance"Posso...?" Chiese avvicinandosi per baciarmi come era solita a fare. Ma non era una giornata come tante, quella, adesso era tutto diverso. Mi ritrassi, scioccata. Ma proprio non capiva? "Ah, già" Disse solo, tristemente. Uscii dalľ appartamento men...