Parte 1

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Mi risvegliai ancora su quella sedia, con i polsi legati. Il mio stomaco non ce la faceva più, avevo bisogno di cibo. Non ero mai stata per molto a digiuno quindi decisi di chiamarlo. Non sapevo se fosse stata la scelta giusta, ma ormai ero in quel casino fino al collo quindi avrei dovuto far di tutto per sopravvivere.
"Padrone, padrone!" Provai ad urlare per farmi sentire. Subito sentii dei passi scendere le scale per arrivare al piano di sotto. Un'altra volta mi ritrovai davanti a quell'uomo possente e psicopatico allo stesso tempo. Mi mise una mano intorno al collo sorridendo, non mi vorrà strozzare vero? Senza stringere troppo, disse
"Noto che hai capito piccola troietta." sorrise.
Odiavo come mi chiamava, odiavo dovermi sottomettere fino a questi livelli, ma queste erano le condizioni per sopravvivere.
"A-avrei fame." Dissi guardandolo negli occhi verdi congelati.
"Avrei fame....cosa?" Mi incitò a continuare stringendo un po' di più la presa e costringendomi ad alzare di più il viso verso di lui. Perfetto, avevo le mani legate dietro alla sedia e una sua mano intorno al collo, avrei potuto essere più scomoda?
"Avrei fame, padrone" mi rassegnai tossendo appena tolse le sue dita dal mio collo. Salì e riscese con un coltellino, alla sola vista di quell'affare spalancai gli occhi terrorizzata.
"Voglio solo slegarti." Disse senza far passare una minima emozione sul suo viso, mentre tagliava la corda dai miei polsi ormai viola. Mi alzai lentamente dalla sedia e lui mi incitò a camminare davanti a lui salendo le scale. Potei sentire il suo sguardo bruciare sul mio fondoschiena, ma preferii non girarmi e andare avanti. Dopo aver salito le scale mi ritrovai davanti a un grande salotto con un tavolo da pranzo al centro.
"Mi devo sedere lì, giusto padrone?" Chiesi odiando quella parola, io non ero una schiava e non avevo nessun padrone. Ma ero obbligata a ridicolizzarmi così. Ogni volta a sentire quella parola sorrideva, faceva una faccia strana, eccitata.
"Ti siederai sul divano, in braccio a me" mi rispose sorridendo, come sempre. Non con quel sorriso ingenuo di tutti, un vero e proprio sorriso da psicopatico.
Mi incamminai verso il divano e proprio quando mi stetti per sedere, mi fermò appoggiandosi ai comodi cuscini prima di me.
Rimasi in piedi davanti a lui, girata di schiena.
"Ti ho scelta proprio bene" ammise tirandomi una pacca sul gluteo destro. Non ero un giocattolo ma per lui sì, voleva avere il controllo di tutto, come in un video-game, come una bambina che gioca con le barbie, solo che io, ripeto, non ero una barbie ma una persona reale.
"Puoi sederti ora, bel culetto." Mi permise e così mi sedetti disgustosamente sopra di lui, sentendo la sua erezione crescere e premere dietro di me. Iniziai a mangiare cercando di non pensarci, ma lo sentii strusciarsi in continuazione. Quasi sazia e al limite di sentirlo gemere muovendosi sotto di me mentre giocava con le ciocche dei miei capelli mi voltai irritata
"Adesso basta." Sbottai senza pensare alle conseguenze. La sua faccia da godimento passò a incazzatura.
"Come ti sei permessa, bambina? Cosa non hai capito?!" Mi chiese sgarbatamente prendendo con un braccio il retro delle mie ginocchia e facendomi voltare totalmente verso di lui, sopra di lui. Afferrò i miei capelli biondi con una mano e avvicinò la mia faccia alla sua, con forza.
"Ti ho chiesto, cosa non hai capito, piccola troia" Ripeté con uno sguardo glaciale, che non avrei mai voluto vedere.
"I-i miei genitori vengono pagati bene, se è soldi quello che vuoi, te li posso dare." Provai a contrattare impaurita e stanca del suo atteggiamento. In risposta rise sonoramente.
"Non ho bisogno di soldi, tesoro. Ho bisogno di una bambola con cui giocare, non l'hai ancora afferrato il concetto?" Disse divertito.
"Beh se hai bisogno di una bambola con cui giocare entra in un negozio e compratene una gonfiabile perché non hai diritto di tenermi qui a fare la tua troia" Sbraitai addosso al suo viso poco distante dal mio, dotato di lineamenti perfetti. In risposta strinse ancora di più la presa e mi trascinò per i capelli in un'altra stanza, mentre io mi dimenavo inutilmente.  Ma perché avevo parlato di diritto a un maniaco rapitore? In cosa speravo?
Appena varcò la porta, mi scaraventò a terra vicino alla parete bianca.
"Ora, dato che non hai ancora capito le regole con me, facciamo un gioco" sorrise, come sempre, da malato di mente.
"Io ho capito quali sono le tue regole ma io non sono un gioco, non ci sto!" Urlai rannicchiandomi al pavimento freddo.
La sua espressione divenne come quella che avevo visto poco prima in sala e che non avrei mai voluto rivedere, quel suo sguardo spento, vuoto, congelato e senza emozioni mi terrorizzava.
"Io non ho mai chiesto il tuo permesso bambolina. Io le cose non le chiedo, me le prendo." Scandì fermamente. Cosa non aveva capito del fatto che io non fossi una "cosa"? E perchè io mi ostinavo tanto a volerglielo far capire? Insomma, lui non ci stava con la testa, ma io non lo volevo proprio accettare.
Lo vidi abbassarsi la zip dei pantaloni e avvicinarsi a me, sempre rannicchiata a terra. Capii perfettamente cosa aveva intenzione di fare e cercai di alzarmi di scatto ma lui posò immediatamente una mano sulla mia testa prima che ci riuscissi e mi fece riabbassare.
I boxer neri stringevano la sua crescente erezione. Tornò ad assumere quel sorrisetto, avvicinandosi sempre di più a me, raggomitolata in me stessa, con le mani intorno alle ginocchia che non volevo guardare. Forzatamente aprì le mie braccia che mi stavano facendo da barriera e mi ordinò di mettermi in ginocchio. Così feci a mio malgrado, arrivando all'altezza del suo membro. Schiacciò praticamente la mia testa contro il muro con il suo bacino, gli piaceva vedermi soffrire.
"Ora voglio vedere la tua faccia letteralmente spalmata sui miei boxer" mi disse prendendomi per i capelli e costringendomi a strusciare il viso contro la sua erezione, ormai di pietra.
"Ora, bambolina, toglimeli." A quel punto poggiai le mie dita tremolanti sugli elastici alle estremità e li tirai lentamente giù con tanta insicurezza da essere vicina allo svenimento.
"Bene, ora, ti devo spiegare come ti voglio scopare la bocca o ci arrivi da sola?" Rise guardandomi dall'alto. Presi un grande respiro cercando di non pensare a quello che stavo per fare, sperando che finisse più in fretta possibile e circondai il suo membro con le mie labbra.
"Guardami negli occhi, ti voglio guardare mentre lo fai." Disse con una voce piena di malizia e perversione. Alzai lo sguardo stanco e opaco per incrociare il suo perfido e immobile. Iniziai a massaggiargli la lunghezza lentamente, molto lentamente, in modo da farlo desiderare.
"Mh, bambina. Succhiamelo fino a quando non avrò più una goccia di liquido."
Lo avvolsi con la lingua e le labbra, scendendo fino alla fine, per poi risalire e guardarlo godere. Avrei tanto voluto non vedere quell'espressione sul suo viso, mentre mi fissava accarezzandomi i capelli, soddisfatto di aver ottenuto quello che voleva cioè sottomettermi a fargli quel servizietto, ma ormai ero stata obbligata. Continuai sempre più velocemente a muovere la mia bocca dalla punta al fondo fino alle gambe per riuscire a prenderlo tutto, mi sentii uno schifo nonostante guardarlo quando era troppo impegnato a gemere e non mi fissava con quello sguardo di superiorità non mi dispiacesse, mi sembrava quasi di vederlo da fuori, da un'altra corpo, vederlo in quello stato di rilassamento e piacere senza pensare al fatto che ci fossi io là sotto a procurarglielo.
Leccai anche i suoi gioielli di famiglia come mi ordinò, poi improvvisamente mi prese la testa a forza e iniziò a spingere da solo, quasi a strozzarmi, tanto che non lo guardavo più negli occhi ma li strizzavo per evitare di soffocarmi. Appoggiai le mani a terra e premetti di più le ginocchia al terreno. Ad un certo punto si fermò, mentre le mie labbra erano ancora avvolte attorno al suo "amico" e i miei occhi rivolti verso di lui ad implorargli "basta".
"Adoro vederti in questo modo, piccolina. Mentre mi succhi il cazzo e mi guardi come una schiavetta guarda il suo padrone." Era ossessionato da questa storia che si era montato in testa. Venne nella mia bocca, senza preoccuparsene, come se non mi facesse schifo avere il suo seme in gola.
"Se non ingoi, godi solo a metà" rise per poi alzarsi i boxer e riallacciarsi i jeans. Ancora una volta, mi tirò su per i capelli e mi sbattè al muro.
"Allora, hai capito come funziona?"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 22, 2017 ⏰

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