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La lezione iniziò, tirai fuori il mio libro cercando di ignorare il mio vicino di banco. Ascoltavo distratta la lezione, scarabocchiando sul mio banco, osservavo i miei compagni; tutti intenti a fare altro.

Dal fondo della classe si innalzavano mormorii sempre più fastidiosi, mi girai per confermare la mia teoria, ed eccolo lì infatti, Aron intratteneva tutte le ultime file con battute squallide. Sentì improvvisamente scuotermi il braccio. <<Signorina Brooke, può voltarsi gentilmente?!>>

Seth con un ghigno si voltò dall'altra parte tornando a giocare con il suo cellulare. <<Mi scusi Prof>> <<No non la scuso, è la quarta volta che la provo a chiamare, ma evidentemente ha altro a cui pensare, quindi può accomodarsi fuori a fare le sue cose>>. Lo giuro se non fosse stato per il fatto che quella era già la terza volta nella settimana gli avrei gridato addosso, ma sinceramente adesso non mi andava affatto di complicare le cose ulteriormente. Raccattai le poche cose che erano due mio banco e uscii con il mio cellulare e il mio quaderno degli appunti. Appena fuori dalla nostra classe si trova una porta che affaccia sul giardino uscii e mi sedetti sul gradino del campo da calcio e iniziai a scrivere di tutto ciò che mi circondava. Monotonia, sempre le solite cose, nulla di particolarmente emozionante, mi girai sulla sinistra per osservare il movimento tra gli alberi adiacenti, ma nulla, anche li tutto immobile, un ragazzo, forse dell'ultimo anno, era seduto sotto il canestro della palestra, alto, capelli corti mori tirati indietro, si voltò verso di me e riprese a scrivere. Si voltò nuovamente nella mia direzione, ma questa volta cessò di scrivere e mi rivolse un sorriso. Finii di scrivere di quella scena, chiusi impulsivamente il mio quaderno e tornai all'interno della scuola. Ad attendermi seduti sul davanzale della finestra c'erano Seth e Aron, li sorpassai ignorandoli. <<Ehi, potresti anche salutarmi, oggi niente abbracci ?>> saltò giù venendomi incontro, <<Aron, fatteli dare dalle tue amichette gli abbracci, credo saranno felici>>, mi liberai il mio braccio dalla sua presa. Suonò la campanella, il Prof uscì e io entrai a prendere il mio zaino e il cappotto per tornare a casa, finalmente per tre giorni nessuno mi avrebbe stressato.

Il tragitto per casa era la parte che più detestavo della giornata. girai l'angolo della scuola diretta alla metropolitana quando una macchina mi si affiancò <<Dai musona, sali che andiamo a pranzo>>. Aron capisce sempre quando ho bisogno di stare da sola e quando invece ignoro tutti sperando che gli altri vengano da me, e questo era proprio uno di quei momenti. <<Cosa si mangia ?>>, <<Nulla finché non mi chiedi scusa e non mi dai un abbraccio>>, lo adoro è il migliore amico che ogni persona desidererebbe, lo abbracciai e lui partì senza rispondere alla mia domanda.
Pranzammo nella tavola calda vicino al parco, eravamo di casa ormai, sapevano esattamente cosa portarci.
Mi faceva bene stare con Aron, ma in fondo lui era l'unica cosa che andava bene in quel periodo. Sì la scuola andava bene, ma era l'unica in zona, quindi non avevo avuto molta scelta, i professori non avevano voglia di insegnare e la classe era un disastro.

Mi riaccompagnò a casa, non c'era nessuno a casa, come al solito.
I miei genitori lavorano fino a tardi, ma non per questo non sono presenti, anzi, siamo molto uniti.
Mia mamma fa la dottoressa, nell'ospedale pediatrico di Filadelfia, a qualche chilometro dal nostro paesino; mio padre, è un importante imprenditore ed è sempre in viaggio, mio fratello Jered invece frequenta il secondo anno alla Princeton University del New Jersey . Io e lui siamo molto legati, non ci siamo mai separati fino a quando ha deciso di partire per seguire i suoi sogni.
Il telefono squillò.
<<Sorellinaaaa, come stai?>>La voce di mio fratello mi spaccò il timpano, mi mancava tantissimo.
<<Jaj, mi manchi tantissimo, come stai ?>>
<<Brooke, non ce la faccio più a stare qui senza di te, sto bene, ma vorrei vederti>>mi balenò un'idea geniale
<<Ti sei informato se al liceo vicino alla tua università accettano studenti a metà dell'ultimo anno?>>
<<Hanno detto che solitamente non fanno cose del genere, ma vista la tua pagella sarebbero felici di averti tra di loro>>
<<Jered, dici che mamma e papà mi fanno venire a vivere con te?>>.Era un po' che io e mio fratello parlavamo di questa cosa, ma non avevo mai avuto il coraggio di parlarne con i miei.
<<Brooke, parlaci, se non approvano li chiamo io>>
<<Va bene Jaj ti facci sapere sta sera, incorniciamo le dita>>
<<Fammi sapere>>. La nostra conversazione finì li, contemporaneamente mia madre entrò in casa.
Aspettammo mio padre per cenare, quello sarebbe stato il momento giusto per parlare del trasferimento.
<<Mamma, papà, oggi ho parlato con Jared>>
Mio padre prese parole con un sorriso a trentadue denti.
<<Tesoro, anche noi ci abbiamo parlato, ci ha accennato che vuoi andarlo a trovare>>
<<Ecco è proprio di questo che volevo parlarvi, ci siamo informati sui corsi della Princeton, solitamente non accettano nuovi studenti a metà dell'ultimo anno, ma vista la mia pagella mi accetterebbero, quindi volevo chiedervi se a vostro parere cambiare scuola sia una buona idea>>
Questa volta fu mia mamma a prendere parola.
<< Amore mio, lo sai che noi ti appoggiamo in tutte le tue scelte, ma dovremmo chiedere a tuo fratello se ti ospita, perché da sola non ti lasciamo andare via>>
Mi alzai e corsi ad abbracciarli, avevo i genitori migliori del mondo e finalmente potevo provare ad entrare nell'università con mio fratello.
Felice della mia partenza passò un altro giorno.
Aron venne a pranzo da noi, facemmo i compiti , era arrivato il momento di comunicargli la mia imminente partenza.
Era lì, seduto sulla scrivania a giocare con il telefono, non volevo lasciarlo, era l'unico che mi tratteneva in questo posto.
Mi avvicinai a lui e gli rubai il telefono, iniziai a correre per tutta la casa, cosa alquanto inutile dato che mi raggiunse subito.
<<Brooke, conto fino a 5, se non mi ridai il telefono inizia il solletico>>
<<No Aron, il solletico no>> Odiavo il solletico e questo lui lo sapeva bene, era l'unica arma per ricattarmi.
<<Ti devo parlare>> si bloccò di colpo, si sedette sul divano e aspettò che io iniziassi a parlare, mi tremavano le gambe, non riuscivo a parlare, tutti i miei dubbi stavano venendo a galla.
<<Brooke, mi sto preoccupando, cosa succede?! A chi devo spaccare la faccia questa volta ?!>> si alzò preoccupato
<< Aron tranquillo, non devi fare a botte con nessuno, è una cosa che sto pensando da un po', ma solo ieri è arrivato il verdetto finale. Mi trasferisco>> Sbarrò gli occhi, rimase immobile a guardarmi, non ci credeva.
<< Aron dimmi qualcosa, parlami>>
<<Brooke, cosa stai dicendo? Dove vai?>>
<<Vado in New Jersey vivrò con mio fratello, è per il mio futuro, voglio entrare all'università e questa è l'unica possibilità>>
<<Brooke ma cosa dici, qui la scuola va bene, hai ottimi voti>>
Era visibilmente scosso, lo immaginavo, ma avrebbe capito, lui mi voleva bene, mi avrebbe appoggiata
<<Aron è deciso, parto settimana prossima, non posso più stare qui, sto qui solo per te, quindi capiscimi, io ti voglio bene, ti voglio nella mia vita, ma non qui>>
Mi guardava, non diceva nulla, sì girò e uscì sbattendo la porta.
Vuoto, senza di lui c'era solo il vuoto, mi dovevo abituare, ma non adesso.
Le lacrime iniziarono a scendere, non riuscivo più a trattenerle, iniziai a singhiozzare.
Mi chiusi in camera, ignorando i miei genitori e le loro inutili rassicurazioni. Dovevo tirare avanti, solo per una settimana, ancora una settimana.
Aron avrebbe capito, dovevo pensare al mio futuro.

Suonò la sveglia, dovevo tornare a scuola, dovevo affrontarlo, senza di lui non potevo partire.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 04, 2017 ⏰

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