Get Out Alive

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La  fredda brezza notturna raggelava l'aria che nel pomeriggio era più che afosa, la temperatura era calata a picco e il verso dei grilli non aiutava il suo animo inquieto, in cerca di un posto sicuro per passare la notte senza la preoccupazione di svegliarsi con una pistola puntata alla testa. Stan ne aveva combinate tante nella sua vita, ma quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, costringendolo a tagliare definitivamente la corda e tornare in America.
Sempre se ci fosse arrivato vivo, in America.
Il cartello colombiano non mollava facilmente la presa, ricambiava sempre i suoi debiti e i torti subiti, specialmente i torti.

Quella macchina piena di graffi era la stessa che lo aveva accompagnato in tutte le sue disavventure fin da quando si era ritrovato con il culo sull'asfalto, lui e quella macchina sempre insieme, abbandonandola si sarebbe sentito vuoto, ormai era una seconda casa, vi era un mondo di ricordi lì, ricordi di una vita che aveva dovuto costruirsi fuori dal nido familiare.

Il frusciare delle foglie degli alberi non faceva altro che aumentare la sua ansia e il suo battito cardiaco, sembrava che il cuore volesse uscirgli dal petto tanto che pulsazioni erano aumentate. Erano ormai giorni che non dormiva, l'ansia e la paranoia lo avevano completamente attanagliato, costringendolo a muoversi dal primo motel trovato per caso alla strada, almeno finché non aveva dovuto trovare per forza un posto fisso dove aspettare che arrivasse, che finalmente lo raggiungesse e lo salvasse da quella situazione.

La mancanza di sonno aveva portato diverse cose, come piccole allucinazioni e una crescente paranoia, inoltre il buco che aveva nell'orecchio non aiutava per niente la situazione già drastica.

Era scampato per un soffio a quel colpo di proiettile che molto probabilmente era diretto alla testa, ma per fortuna era stato abbastanza veloce da far perforare solo l'orecchio, lasciando intatti tutti gli organi vitali e il cranio. L'unico intoppo durante la fuga era stato il sangue che continuava a fuoriuscire dalla ferita e il bruciore, ma niente che non potesse sopportare per restare in vita.

Da due giorni se ne stava chiuso in quel parcheggio buio, vicino gli alberi, con un panno bagnato premuto sull'orecchio e la speranza che quella cartolina scritta così disperatamente fosse arrivata e, soprattutto, che suo fratello avesse risposto al suo appello, ma la strada del motel dove gli aveva dato appuntamento era deserta e nessuna macchina passava di là, accrescendo solo il suo nervosismo.

Dieci anni, dieci anni che non si vedevano e se non fosse stato per il fatto che fossero gemelli probabilmente si sarebbe scordato anche il suo viso nonostante quell'unica foto a cui ormai non badava più, che cercava di evitare perché ricordava qualcosa che non apparteneva più alla sua vita, un qualcosa che era stato sostituito alla consapevolezza che ora suo fratello lo odiava o, peggio, non gli importava più di lui, che lo avesse completamente rimosso dalla sua mente e fosse andato avanti con la sua vita; e anche Stanley stava iniziando a pensare che fosse la scelta giusta da fare.

Freneticamente, Stan si mise a cercare nel cruscotto il suo ultimo pacchetto di sigarette, estraendo tutto ciò che al momento non serviva, inclusi gli occhiali e i proiettili della rivoltella che era poggiata in bella vista vicino al parabrezza, pronta per essere utilizzata se il caso lo avesse richiesto.

Il pacchetto era un po' ammaccato, schiacciato contro contro le pareti da una chiave inglese; prese la scatolina di cartone cercando le sigarette rimaste e l'accendino che in precedenza aveva già dato qualche problema. Estrasse una sigaretta portandosela alla bocca, faticando un po' per far partire l'accendino che dava solo scintille.

《Forza porca miseria.》

Stan imprecò sotto voce cercando con rabbia di far girare le rotelle dell'accendino.
Quando finalmente si accese aspirò dalla sigaretta un po' più rilassato, per poi rimettere tutto nel cruscotto alla meno peggio e lo chiuse facendo forza, non tutto al suo interno si era incastrato perfettamente e come una valigia troppo piena aveva bisogno di una spinta in più. La prima boccata di fumo gli fece quasi lacrimare gli occhi; la macchina era totalmente chiusa e il fumo gli ritornò quasi subito in faccia, facendogli chiudere gli occhi per la sorpresa. Ritornò subito a stringersi il panno sull'orecchio, sperando che il dolore si affievolisse anche solo di poco e che quel bruciore insopportabile sparisse il prima possibile, ma sembrava quasi che stesse cominciando a pulsare e l'ultima cosa che Stanley voleva era che si infettasse, a quel punto sarebbe stato costretto a prendere delle medicine e non aveva soldi neanche per un pacco di cerotti.

Another Way Out ( Gravity Falls fanfic ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora