Berlino,1939.
Il giovane tedesco alzò lo sguardo.
Un solitario fiocco di neve volteggiò con grazia nell'aria,come una farfalla,e si posò sulla punta del suo naso.
Al contatto con esso,il ragazzo arricciò il naso e sorrise,mostrando due bellissime fossette ai lati della bocca.
La neve,come un soffice e candido mantello bianco,aveva avvolto ogni cosa,facendola sua prigioniera.
Al giovane piacque il suo pensiero,e paragonò la bianca signora alla propria razza,quella Ariana,ritenuta superiore e suprema rispetto alle altre,viste come razze inferiori e parassite,pronte ad essere imprigionate ed annientate definitivamente.
Per questo si trovava lì,di fronte all'entrata della Napola, la nuova élite delle scuole hitleriane,pronto ad intraprendere un percorso che lo avrebbe segnato per sempre.
Inspirò profondamente,lasciando che l'aria gelida e tagliente si diffondesse nei suoi polmoni,dopodiché chiuse gli occhi.
Il respiro a poco a poco divenne irregolare,così come i battiti del cuore,e,per un breve istante,egli pensò addirittura che qualcuno là fuori potesse sentirli.
Come era suo solito fare nelle situazioni in cui l'ansia lo divorava,passò le dita lunghe e affusolate fra i capelli color del grano,scompigliandoli ,e cercò di calmarsi,aggiustandosi la cravatta leggermente spostata.Desiderava dare una buona impressione una volta oltrepassato il cancello.
Così si incamminò a passo lento e incerto verso la meta,e quando la oltrepassò,il giovane potette sservare l'edifico in tutta la sua magnificenza: si trattava di un antico castello,circondato da alte mura,sulle quali erano appese le inconfondibili bandiere naziste.La neve che lo ricopriva lo faceva sembrare il castello delle favole che tanto piacevano al tedesco.Al centro di esso si apriva una piazza gremita di persone; c'erano genitori intenti ad abbottonare le uniformi dei propri figli,fratelli maggiori che istruivano quelli minori su cosa dovessero fare,soldati che accompagnavano i nuovi arrivati nelle rispettive stanze e ragazze pronte a fiondarsi su qualunque studente capitasse a tiro.
Una forte presa afferrò la spalla del ragazzo,il quale si voltò ritrovandosi faccia a faccia con suo padre,il comandante Franz Ziereis.
<Friedrich,finalmente ti sei deciso ad entrare!>
Franz era completamente l'opposto del figlio e le uniche due cose che li accomunavano erano il fisico,muscoloso ed asciutto,e l'altezza.Franz aveva i capelli corti e neri come il carbone,così come gli occhi,due piccole fessure che sembravano contenere tutto il male del mondo,ed era proprio per questo che l'uomo era temuto da tutti,perfino dai suoi stessi soldati,e il figlio lo sapeva bene,avendo provato quella sensazione sulla pelle per diciotto lunghi anni.
Friedrich accennò a malapena un sorriso al padre,temendo di poter dire qualcosa di sbagliato davanti a lui e agli altri soldati;egli però non fu molto contento del suo gesto,e il ragazzo se ne accorse leggendoglielo negli occhi,così provò a dire qualcosa.
<Hallo Papa> riuscì a dire con quella voce roca e morbida che avrebbe sciolto anche il cuore più duro.
Ma ahimè,l'unico cuore duro che egli conosceva era quello del padre,che,invece di addolcirsi come avrebbe fatto uno delle tante ammiratrici che Friedrich vantava di avere,sembrò indurirsi ancora di più.
Il padre aspettò che la piazza si svuotasse,assicurandosi che tutti i soldati e gli studenti fossero già entrati.Infine,afferrò il figlio per un polso e lo strattonò verso di sé,stringendo la presa sempre più forte.il ragazzo,colpito da quel gesto improvviso,fu attraversato da brividi lungo tutta la schiena e posò lo sguardo ovunque,tranne che in quello del suo vecchio.
Franz se ne accorse e strinse più forte,facendo diventare il polso di Friedrich rosso.Poteva sentirne il battito irregolare,segno evidente della paura che provava il figlio.
<Per questa volta non ti farò niente,ho cose più importanti da fare,come arrestare quei schmutzig ebrei,però ti avverto,la prossima volta che mi chiami papa davanti ad altre persone,soprattutto davanti ad altri soldati,non la passerai tanto liscia. Per te e tutti gli altri studenti io sono il comandante Ziereis,verstehen?>
Le parole che il ragazzo avrebbe tanto voluto dire gli morirono in bocca,così si limitò ad annuire.Il cuore gli batteva forte,ma stavolta non per l'ansia,forse per paura,ma nemmeno lui sapeva il perché con esattezza.
Non appena il padre lo lasciò andare,si massaggiò il polso,ed il sangue riprese a scorrere.
Aveva così tanta voglia di piangere,ma si trattenne.Non voleva che il padre lo catalogasse come una persona debole.
Così si avviò con passo deciso verso l'entrata del cancello.
Sentì il sangue ribollirgli nelle vene.
SPAZIO AUTRICE
Salve a tutti :)
Questa è la mia prima storia,e se vi fa schifo oppure è scritta male,sapete il perché.
Ho voluto ambientarla al tempo della Seconda Guerra Mondiale,visto che è il periodo storico che preferisco,e perché trovo interessanti le vicende riguardanti l'Olocausto,avendo visto molti film su questo argomento.
Come avrete notato uno dei protagonisti della storia è Friedrich,un giovane tedesco che frequenterà una scuola nazista(a quel tempo era obbligatorio)e che ha un rapporto abbastanza complicato con il padre,ma non voglio svelarvi tutti i dettagli ora.Per quanto riguarda la protagonista,entrerà in scena tra un paio di capitoli.
Se avete domande io sono a vostra disposizione,un bacio.
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Last first kiss
Historical Fiction<<Lana,resisti,prometto che ti salverò da questo inferno.>>le disse quello che per lei era il demonio nascosto dietro ad un paio di occhi glaciali e capelli color del grano che le ricordavano tanto casa sua. <<Friedrich,tu potrai a...