[ Restava immobile Luna,a fissare il mare. Su quel vetro gelido, dell'ospedale, lasciava scorrere a tratti la sua intera vita. Interrotta ogni giorno alla stessa ora, dalla visita dell'infermiera di turno, che le somministrava quella piccola e momentanea via di fuga dal dolore.
Sorrideva la piccola Luna, ricordando quei furtivi momenti di felicità, una foto in mano, tanti piccoli volti che giocavano insieme fingendosi adulti.
Una dolce bambina che con il suo coniglietto di peluche si divertiva a giocare in cortile, girando sulla bici, con le rotelle
montate dal nonno, quell'uomo tanto amato.
Per ogni luce riflessa sul vetro, un ricordo.
Le prime uscite con gli amici, il lungo mare, le bancarelle,il sole. Quel sole che negli ultimi tempi l'aveva abbandonata e lasciata sola al chiuso in una stanza d'ospedale.
Il Luna Park, le prime cotte ed il fidanzato.
Ed ad un tratto lo sguardo si sposta dalla finestra verso la poltrona in un angolo della stanza, dove lui, il suo grande amore controlla a distanza ogni suo respiro.
Come mascherare una situazione così grave, tappezzandola con continui sorrisi.
E poi una distrazione, un rumore in strada ed il suo sguardo di nuovo fuori. Una bambina con il nonno, mentre la dose di antidolorifico entra in circolo e gli occhi pian piano cominciano a chiudersi. Il dolore si allontana a fatica lasciando spazio ad un senso di vuoto che avanza lentamente, diffondendosi ed offuscando i suoi pensieri.
Il nonno, che involontariamente con la sua morte, l'aveva costretta ad abbandonare quell'infanzia assaporata per così poco tempo.
Era un raggio di sole Luna, con quel sorriso accompagnato dalla sua coinvolgente risata, nonostante tutto, la malattia, il dolore e quella voglia di vivere e di non arrendersi mai, che trasudava da ogni poro della sua pelle.
Voleva vivere e lo ripeteva sempre, dopo le cure, le ricadute ed i ricoveri ospedalieri.
Ed un giorno la notizia che non avrei mai voluto ricevere. Una scadenza.
Tutti quei piccoli volti stampati sulla foto iniziarono pian piano a riprendere vita, presentandosi in ospedale per raggiungere la loro compagna di giochi.
Avevo lasciato un volto da bambina, ma quella sera mi ritrovai davanti una giovane donna.
Mi accolse con un sorriso , come se non fosse passato nemmeno un istante dalla nostra ultima partita a carte in spiaggia.
La sua dolcezza conservata negli anni era ora accompagnata da un forte senso di maturità,
stando con lei in quei giorni, imparai molte cose, leggevo nei suoi occhi la voglia di combattere e di non mollare.
Facevamo progetti, ricordavamo ogni singolo istante passato insieme. Poi aumentò il dolore ed arrivarono i silenzi forzati, causati dai farmaci, ma lei continuava a parlarci attraverso i suoi bellissimi occhi. Fu così fino all'ultimo giorno in cui quel brutto male ebbe la meglio su di lei.
Quando, fissandola per l'ultima volta, mi accorsi che l'immagine della piccola e dolce bambina che avevo portato con me per tutti questi anni, era stata sostituita da quella di una giovane e forte donna , il ritratto di Luna, nonostante l'età, una vera e propria Signora.Non esistono parole adatte a descriverla, ma solo un insieme di tante sensazioni.
Il primo sole dopo un inverno molto rigido,la dolcezza che si prova fissando un bambino, l'incessante voglia di ridere quando ci viene fatto il solletico, la forza nell'aggrapparsi a qualcosa quando si sta per cadere, la voglia di combattere fino in fondo e di vincere, quando si gioca una partita.]