The Blackest Day

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Fandom: Supernatural
Autrice: AdeSDaughter

"'Cause there's nothing for us to talk about
Like the future and those things
'Cause there's nothing for me to think about
Now that he's gone, I can't feel nothing"





       

❝ Stai calma Juliette, lui è forte, sai che starà bene. ❞ continuavo a ripetermi mentre, assieme a Dean, Effy e Diana, ci dirigevamo verso la Road House, dove Ash ci avrebbe dato le indicazioni per ritrovare Sam.

Ancora qualche decina di minuti e saremmo arrivati, ma ogni attimo che passava faceva crescere la nostra agitazione. In macchina vigeva il silenzio assoluto, Dean aveva assunto una serietà comparabile alle prime settimane dopo la morte di John, Evelyn e Diana, che si trovavano nei sedili posteriori, tenevano lo sguardo fisso sul finestrino. La prima ogni tanto lanciava qualche sguardo al Winchester; Diana, se fosse stata preoccupata, non lo dimostrava affatto, manteneva solo quel velo di freddezza che la caratterizzava.

Ad accoglierci non ci fu affatto la Road House, al suo posto trovammo un cumulo di macerie e corpi indefiniti sotto esse, non c'era nient'altro.

- Ellen... - Uscì in un sospiro dalle labbra di Evelyn, vidi la sua faccia piano piano cambiare, un misto tra paura e orrore, era la prima volta che vedevo quell'espressione così marcata sul suo viso.

- Dannazione! - Dean pestò con forza un piede a terra portandosi le mani sui capelli, disperato, come un po' tutti noi. Diana si era catapultata sulle materie in cerca di Ash o di qualcuno di conosciuto. - Alla fine, quell'idiota non è servito a nulla... - Affermò, facendoci capire che Ash non era più tra noi. Evelyn la fulminò con lo sguardo, le due non erano mai andate particolarmente d'accordo, avevano modi di fare molto diversi, non erano proprio compatibili. - Abbi un po' di rispetto! – La sgridò.

In quel momento mi sentivo egoistica e forse leggermente apatica, avrei voluto provare tristezza e dispiacere per quello che vedevo, ma i miei pensieri erano rivolti a Sam e al fatto che Ash fosse morto prima che potesse dirci dov'era, quel maledetto ci ha abbandonato prima del dovuto. Non avevo tempo per essere malinconica, non ora.

Dean iniziò a camminare avanti e indietro facendo angosciare Evelyn: - Dean... -

- Evelyn. - La guardò con intensità, quasi a volerle dire di lasciarlo in pace, e per esperienza quando Dean reagiva così era decisamente meglio lasciar perdere.

-Ora cosa dovremmo- DEAN! - Diana corse verso il fratello al notare che si stava accasciando a terra, tenendo le mani sulle tempie e gli occhi serrati. - Dean stai bene?! – Non era solita mostrarsi in quel modo, Diana, ma Dean Winchester era un caso a parte nella sua vita, sembrava fosse l'unica persona a cui tenesse davvero.

Il Winchester maggiore si alzò di scatto, fissandoci un po' disorientato. - Ho avuto una visione... delle campane... penso sia il posto in cui si trova Sam. -

- Sai dov'è? - Chiesi speranzosa.

- Credo di sì. -

- Bene, andiamo. - Mi diressi verso l'impala riacquistando un po' di fiducia, ma venni presto trattenuta da Effy: - Potrebbe essere una trappola. -

- Abbiamo forse altra scelta? - Mi appoggiò subito Diana.

Entrammo velocemente nell'Impala, il luogo distava qualche ora da lì ed io avrei tanto desiderato sapermi teletrasportare e raggiungere Sam il più presto possibile.

Mentre il paesaggio davanti a me scorreva velocemente mi presi un attimo per riflettere ed essere sincera con me stessa sulla mia relazione con i Winchester, più specificamente con Sam. Eravamo compagni di caccia ormai da quasi due anni, ne avevamo passate davvero tante assieme rischiando la vita più di una volta, in quel momento sentivo il disperato bisogno di averlo accanto e dirmi che tutto sarebbe andato bene come sempre. Perché era lui, perché eravamo noi e perché ci andava sempre tutto bene.

***

Il tempo passò davvero lentamente, l'auto si fermò quando non ci fu più possibile andare avanti con essa, non ci restava che fare l'ultimo tratto a piedi.

Davanti a noi ergeva un fitto bosco, il sole era calato del tutto e la notte ci avvolgeva, solo le stelle illuminavano la strada, ero certa che non ci sarei mai entrata se non si trattava di Sam. Mi feci coraggio stringendo i pugni, seguendo gli altri e perdendomi nei miei pensieri; sorrisi quando ad un certo punto pensai che fra qualche mese avremmo riso tutti assieme di quella storia e io avrei rinfacciato a Sammy quando ero stata coraggiosa ad affrontare la mia fobia dei boschi solo per lui.

Una luce si fece strada tra gli alberi così tutti iniziammo a correre verso essa. Vidi Sam, lui incrociò il nostro sguardo e sorrise. Un senso di gioia e pace mi pervasero, ma ciò durò solo pochi secondi. Dietro il Winchester c'era una sagoma con in mano qualcosa di affilato.

La mia espressione si trasformò, tutto scorse più lentamente.

Udí Dean avvertire il fratello ma fu troppo tardi, la lama aveva già attraversato la schiena di Sam e ora il colpevole scappava da noi. Istintivamente scivolai davanti a Sam che era caduto sulle ginocchia, Dean sfrecciava per rincorrere la persona che aveva fatto ciò al fratello, ed io avevo avvolto le braccia attorno al suo corpo.

- Va tutto bene Sammy, è tutto okay... - non ero brava, non ero per niente brava a mentire, Sam me l'aveva sempre detto, c'era qualcosa nella mia voce che mi tradiva e lasciava trapassare ciò che davvero pensavo.

La mano che tenevo appoggiata sulla ferita del ragazzo si bagnò del suo caldo sangue. - Sam... -

- J-julie... - sentii esalare con fatica dalle sue labbra, quante volte avevo sentito pronunciare il mio nome da lui? Tante, in quel momento ne ricordavo ogni singola volta, quando quelle cinque lettere venivano dette con un sorriso, quando invece sembravano significare un rimprovero e quando la voce di Sam le faceva suonare come la poesia più dolce.

Le lacrime scesero sulle mie guance, percorrendo il mio viso, bagnando le mie labbra socchiuse. - Va tutto bene.... d-devi solo riposare... – il mio corpo sembrava incapace di rispondere ai miei comandi, tremavo lui era quello ferito ed io tremavo, incapace di potergli essere d'aiuto. Incapace, quando avevo giurato a me stessa che non lo sarei più stata, quando avevo promesso che mai più avrei perso qualcuno a me caro.

Se Sam fosse stato bene mi avrebbe sgridata e mi avrebbe chiesto di smettere di piangere, in quel suo modo comprensivo avrebbe detto che stavo rendendo tutto peggiore, io avrei annuito e poco dopo mi sarei ripresa. Ma lui non stava affatto bene, lo sapevo io, lo sapeva lui, ma nessuno aveva il coraggio di dire ad alta voce ciò che stava accadendo.

- Mi spiace Julie... -

- Shh... ora andiamo in macchina, Evelyn ti fascerà la ferita e ce ne andremo da qui tutti assieme. - Affondai una mano fra i suoi capelli castani, accarezzandoglieli mentre con l'altra tentavo di tamponargli la ferita, ma il sangue continuava a scendere copioso e io non sapevo più come intervenire. Incapace.

- Sam... - Nessuna risposta, il corpo del ragazzo era immobile.

- S-sam... - Il suo caldo respiro, che fino ad allora avevo percepito sulla mia spalla era cessato. Il mondo per me in quel momento si annullò, non c'era nulla oltre noi due, non c'era niente a parte me e il suo corpo appoggiato al mio. Le mie labbra urlano il suo nome, i miei occhi lasciavano cadere le lacrime dal mio viso alla camicia di Sam. Le mie mani non facevano che rabbrividire spasmodicamente inorridite dal sangue cui vi erano macchiate. Ma la mia mente, la mia mente si trovava al primo giorno in cui io e lui ci eravamo incontrati, la mia mente ricordava averlo chiamato "assistente di Dean", lei ricordava i litigi, gli abbracci, i pianti, le risate, gli scherzi e rifiutava ciò che stava vedendo in quel momento.

- È morto. - La gelida voce di Diana mi destò, riportandomi in quella piccola cittadina abbandonata, cui dettagli mi ero persa.

- Zitta! - Urlai stringendo il corpo del ragazzo a me, mi chiedevo quali fossero stati gli ultimi pensieri di Sam prima di lasciarci, se anche lui si era ricordato di cosa avevamo passato assieme, se anche lui si era sentito disperato all'idea di lasciarli, se anche lui aveva rinnegato la realtà fino a quando il suo cuore non si era fermato.

Non volevo lasciarlo, perché quel giorno non andava tutto bene, fra qualche mese non ci sarebbe stato nessuno con cui ridere; strinsi ancora Sam perché sapevo che quello era il nostro ultimo abbraccio, il nostro ultimo addio. Avevo così tante cose da dirgli, avevo così tanto da raccontargli che avrei venduto la mia anima al diavolo solo per vederlo un minuto in più. Non volevo lasciarlo perché dovevo ancora dirgli quanto lui fosse stato importante per me.

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