Malia stava ferma davanti alla finestra, stringendosi nella camicia a quadretti troppo grande per lei e che era abituata a vedere addosso a qualcun altro. Le sensazioni che provava stando in quella camera erano infinite, passavano dall'amarezza per i soliti, piccoli litigi, alla nostalgia di quei baci dati sul letto accanto alla parete e che spesso si trasformavano in qualcosa di più. Le tornavano in mente i pomeriggi passati davanti al pannello trasparente, con i pennarelli e i fili in mano. Non aveva mai notato quanto il rosso dominasse sulla loro vita. Loro stessi erano delle forme colorate di rosso. Non li capiva nessuno, non capivano come si potessero essere innamorati così velocemente. Non si capivano loro stessi, quando si ritrovavano a guardarsi capendo di non essere una coppia come le altre. Qualcuno avrebbe potuto parlare di relazione morbosa, perché nessuno dei due riusciva a fare a meno dell'altro, ed era come se ogni bacio fosse una dose di eroina: ne volevi sempre di più. In realtà era qualcosa di più profondo, più intimo di una dipendenza. Era essere un'ancora di salvezza, non qualcosa che a lungo andare ti uccide: era qualcosa che, costantemente, ti riportava a stare bene davvero.
Teneva gli occhi chiusi, non le serviva guardare per sapere quando sarebbe arrivato. E chiudere gli occhi la aiutava, almeno un po', a riorganizzare i pensieri. Vi siete lasciati, non puoi stare qui. Non devi stare qui. Perché sei venuta proprio a casa sua?
L'inconfondibile rumore della jeep che si fermava sul vialetto raggiunse il suo udito quando ancora quell'interrogativo le stava facendo pulsare il cervello. Non si era nemmeno resa conto di non essersi messa niente oltre alla camicia, che la copriva appena fino a sotto il sedere. Respirò profondamente, inalando quell'odore inebriante che si faceva molto più forte ad ogni passo che lui faceva sulle scale, avvicinandosi così alla camera. Lei rimase davanti alla finestra, dando le spalle alla porta. In quel momento era sicura che anche un umano avrebbe potuto sentire chiaramente il battito del suo cuore.
Stiles aprì la porta, tranquillamente, senza aspettarsi nulla di diverso dal solito. Nemmeno guardò davanti a sé, andò dritto alla lavagna con un pennarello rosso in mano. Fu proprio là che vide il suo riflesso, il riflesso di Malia ancora immobile davanti alla finestra. Il pennarello gli cadde di mano, ma continuò a non girarsi e a guardare la sua immagine specchiata anziché direttamente lei. Si inumidì le labbra, non riusciva a trovare la forza di parlarle. Nemmeno si erano lasciati parlando. Avevano semplicemente sbattuto, contemporaneamente, le portiere della Jeep, e Stiles era entrato in casa mentre Malia si era messa a correre verso il bosco. Non l'aveva più vista da quel momento.
-Cosa ci fai qui?
Mormorò girandosi, finalmente, verso la ragazza. Le sembrò visibilmente più magra, e la pelle delle gambe era più pallida del solito. Probabilmente non mangiava da giorni. I capelli erano arruffati come la prima volta in cui l'aveva vista, quando si era trasformata da coyote in una bellissima ragazza, e non gli dispiaceva affatto rivederli in quello stato -se non si soffermava a pensare al perché fossero ridotti così.
-Sono passati venti giorni, Mal...eravamo preoccupati.
-Ero nel bosco. Avevo bisogno di stare da sola.
-Per questo ti sei completamente trasformata per tutto questo tempo?
-Esatto.
Stiles fece qualche passo verso di lei, tirandosi le dita per la sola ansia di parlarle più da vicino. Si fermò a pochi centimetri di distanza, cercando il suo sguardo dal riflesso sul vetro della finestra, ma anche se Malia aveva aperto gli occhi li teneva comunque abbassati. Si sentì inaspettatamente sollevato: sarebbero mai riusciti a guardarsi negli occhi?
-Perché hai la mia camicia?
-Perché sono tornata umana senza volerlo, e ora non riesco a tornare coyote. Mi servivano dei vestiti e casa tua era vicina.
Lo disse in modo secco, velocemente, come se avesse paura che lasciando trapelare un minimo di sentimento poi sarebbe stata inarrestabile. Credeva di non riuscire a controllare la raffica di emozioni contrastanti che provava per quel ragazzo.
Lui la guardò attentamente, non più dal vetro ma soffermandosi sui dettagli del suo corpo che aveva di fronte. I capelli scombinati, piccoli lembi di pelle del collo che rimanevano scoperti rivelando graffi e tagli più profondi, la camicia che le ricadeva senza pieghe sulle spalle tanto magre da vedersi la forma delle ossa sotto la stoffa. Il suo sguardo continuò a vagare fino all'unica increspatura della camicia, quando si sollevava per seguire la forma del sedere. Si sforzò di reprimere l'impulso di sollevare quel tessuto e di far scorrere le mani sulla sua pelle, che si sarebbe riempita di brividi. E poi le guardò le gambe, chiuse e mai totalmente immobili per contrastare il freddo. Le guardò le caviglie sottili, anch'esse segnate dalle testimonianze portate dal bosco, e ricordò quando quelle caviglie le aveva segnate lui, legandola al letto. Non riuscì a far a meno di sorridere.
-Ehi, Mal...
Poggiò una mano sulla sua spalla, e la fece girare delicatamente verso di se. D'altra parte, lei non oppose la minima resistenza. Sussultò quando sentì la mano del ragazzo addosso, e il cuore le batteva più forte che mai. Sollevò lo sguardo verso Stiles, senza posarlo mai sul suo viso ma soffermandosi sui dettagli del suo volto. Non riuscì più a staccarlo da quelle labbra appena inumidite, increspate in una smorfia che sembrava pronta a trasformarsi in un sorriso.
-Guardami, Mal.
E lei, nel sentire la sua voce tanto dolce, lo guardò negli occhi. E si guardarono, finalmente, davvero.
[CONTINUA NELLA SECONDA PARTE]
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An endless love •|STALIA|•
FanfictionFROM PART 1: "Stiles fece qualche passo verso di lei, tirandosi le dita per la sola ansia di parlarle più da vicino. Si fermò a pochi centimetri di distanza, cercando il suo sguardo dal riflesso sul vetro della finestra, ma anche se Malia aveva aper...