Era particolarmente irritante, quasi al limite della mediocre sopportazione umana, ondeggiare la testa seguendo il ritmo lento di una canzone odiata.
Kai si innervosiva, diventando quasi psicotico, mentre le dita sottili si attorcigliavano attorno alle ciocche platinate.
Le gambe incrociate come un comune indiano d'America, la schiena incurvata e le spalle chiuse.
Le labbra secche e dischiuse sussurravano senza pronunciare un fiato le parole di quella snervante canzone con cui la radio aveva deciso di tormentarlo.
Eppure la sua lingua sembrava amarne il gusto del suo testo sulla sua punta.
Il gomito appoggiato sulla tavoletta grafica, la pressione sembrò aver fatto impazzire il cursore del tablet.
La penna pesante tra le dita, gli occhi veloci seguivano le linee offuscate appena tracciate sul foglio digitale.
Un ragazzo inginocchiato.
Le scarpe appena accennate, copiate da una rivista di moda.
La simmetria sembra traballante come la sua ispirazione, il disegno sporco accoglieva anche il mezzo busto di una ragazza sdraiata.
Aveva aggiunto delle lacrime sul viso di lei, mentre la mano a cui mancava un dito e a cui non aveva badato di rimediare, accarezzava il viso del ragazzo dalle brutte scarpe.
Un'altra occhiata, gli occhi scuri scivolarono sulle vignette appena scarabocchiate.
"Jin-hae, perché lo hai fatto? Perché ?"
Schioccò la lingua, Kai, aggrottando la fronte.
Le dita iniziarono ad attorcigliare ciocche di capelli sulla nuca, seguendo un lento senso antiorario.
E quella dannata canzone alla radio, quasi arrogante, non dava segno di voler giungere al termine.
Si avrebbe fatto un account soundcloud, un nome falso e una foto profilo scattata alle medie.
Si sarebbe creato una playlist, una lunga e invitante playlist senza musica pop commerciale a rovinargli l'umore.
Kai non si definiva una persona paziente.
Preferiva sfogare il suo nervosismo su di una sigaretta dal sottile spessore, mentre il filtro rendeva amara la lingua e la nicotina addolciva il mostro arrabbiato che da quando era nato aveva deciso di albergare nel lato del suo cervello dedicato al sentimento della pazienza e dell'autocontrollo.
Schioccò di nuovo la lingua, mentre il braccio piegato su cui aveva deciso di appoggiare la testa iniziava a dolere.
E lui si innervosiva sempre quando un formicolio fastidioso iniziava a pungere come aghi i polpastrelli delle sue belle dita.
Rilesse la frase dentro alla piccola nuvola bianca, la sua scrittura era indecente come l'idea di tingersi i capelli del colore della regina dei ghiacci.
Un appunto mentale per se stesso.
Elsa doveva essere scopata nei sogni, non imitata prima di fare una tinta da un parrucchiere con la voce troppo alta di prima mattina e l'alito che puzzava ancora di sbronza.
"Jin-hae, perché lo hai fatto?"
La penna stretta attorno alle dita, premette sul cursore , scarabocchiando la risposta della ragazza.
"Perché non mi hai mai fatto venire un orgasmo."
Una risata tra i denti, fece cadere la penna sulla tavoletta grafica.
Non prima di aver fatto, nuovamente, schioccar la lingua.
Immaginava l'espressione sulle facce dei suoi lettori se avesse pubblicato il capitolo con quella colorata risposta.
Adolescenti sconvolti, che fingevano di non conoscere il sesso ma si masturbavano con il season greeting patinato di qualche idol nato nel 2000.
Vedeva già i commenti su Naver.
"Kai, il webtoon artist che fa suicidare la sua eroina perché sessualmente frustata."
Avrebbe indignato.
Avrebbe fatto strabuzzare gli occhi al suo editore.
Lo avrebbe chiamato qualche ora dopo aver postato il peccaminoso capitolo, urlando come solo una suora che scopre due scolarette a baciarsi vicino alla statua di San Pietro dietro al cortile del collegio cattolico. Lo avrebbe definito pazzo, lo avrebbe licenziato.
Oh, Kai quasi diventava euforico all'idea.
Sarebbe sempre stato meglio del patetico messaggio che aveva intenzione di scrivere sul suo blog personale.
Qualcosa che iniziava con "Mi ritiro" e finiva con "Bruciate all'inferno, troie e bastardi".
Sentì il telefono vibrare sulla scrivania, un suono irritante che faceva tremare la superficie come le zolle terresti prima di un terremoto.
E lui si innervosiva sempre quando il cellulare lo riportava alla realtà.
Spostò con troppa rabbia la tavoletta grafica, si drizzò a sedere, i muscoli della schiena iniziarono a tendersi mentre gettava la testa all'indietro, sospirando in un modo così teatrale che pure all'inferno avrebbero avuto compassione di lui.
Lo schermo del telefono illuminato fiocamente, il viso di BaekHyun era un'icona disturbate.
Quasi credette di rompere il touchscreen mentre rispondeva alla chiamata.
"Veloce e conciso."
"Mi rispondi al telefono parlando delle tue doti sessuali, Kai?"
Eccola.
Quella fitta alla testa, quel dolore che iniziava proprio nel lobo frontale, raggiungeva la tempia, per poi solleticare la nuca.
Si chiamava "Sindrome di Baekhyun" e consisteva nella strabiliante capacità del giovane di far irritare anche i santi e i loro profumati buoni propositi.
Schioccò di lingua, sentì Baekhyun ridere.
"Ti chiamo per il nuovo capitolo del webtoon."
Kai si allungo sulla scrivania, raggiungendo con poco sforzo il pacchetto di Dunhill mezzo vuoto.
Sigaretta stretta tra i denti, le mani spostavano quaderni scarabocchiati e bicchieri vuoti sulla scrivania alla ricerca dell'accendino.
Era un zippo degli anni 50, un regalo di un vecchio amico che era bruciato come il filtro dell'ultima sigaretta che aveva fumato.
Non aveva molti amici, ma aveva molti motivi per non farsene.
"Interessante." rispose Kai, mentre le dita afferravano l'accendino nascosto sotto al portatile nero.
La sua scrivania era troppo grande e troppo disordinata.
Doveva ricordarsi di comprarne una più piccola.
O forse doveva solo convincersi ad assumere una donna delle pulizie.
Una risata, Baekhyun non riesce a trattenere l'ironia nella sua voce.
"Kai, la gente vuole sapere se Jin-hae è morta oppure no. Hai lasciato tutti con il fiato sospeso nel capitolo precedente."
"E' morta."
Silenzio.
Kai aspirò il fumo denso, le mani afferrarono un portacenere finito sul pavimento proprio vicino alla sedia.
"Come scusa?"
"E' crepata, ha spirato, si è gettata dal tetto della scuola e si è fracassata il cranio proprio vicino alla macchina del professore che la molestava."
Molto probabilmente Baekhyun avrebbe riso. Ma ridere gli avrebbe fatto perdere soldi, soldi che aveva investito nel webtoon di Kai e che ora sembrava aver il finale più patetico e scontato mai creato da uno scrittore.
Picchiettò sul retro della sigaretta, la cenere sporcò la scrivania.
"Kai..."
"L'ho fatta morire come ho sempre voluto far crepare quella troia che mi insegnava scienze al liceo."
"Kai, Jin-hae era un'immagine di speranza contro il bullismo."
"E ora è un'immagine di speranza per un mietitore. Aveva il viso di Gianna Jung e il corpo di una SNSD, non era un'eroina."
Un'altra boccata, Kai gettò l'accendino sulla tavoletta grafica.
"Era il prototipo perfetto per una bambolina arrapante, una bambolina uscita da qualche mio sogno erotico."
Baekhyun sospirò.
Kai schioccò la lingua.
"Doveva crepare."
"Sei ubriaco?"
" J.D è il nettare di ogni artista."
" J.D?"
" Jack Daniels. Noi dell'istituto d'arte lo chiamavamo J.D. Un bicchiere di quel bastardo giù per la gola, un sigaretta tra i denti e l'ispirazione era un'estasi."
"I tuoi metodi per rincorrere l'ispirazione sono discutibili come la tua scelta in fatto di tinte, Kai."
Una risata, questa volta è Kai a rompere il silenzio con la sua voce ironica.
"L'ho fatta crepare, Baekhyun."
Una boccata di fumo, Kai si alzò lasciando che i piedi scalzi baciassero il parquet freddo.
" Jin-hae non è Lazzaro e io non sono Dio. Rimarrà morta."
Aprì il frigorifero con la patetica speranza di vederlo con le sue mensole piene.
Un latte scaduto, crema di formaggio che aveva comprato solo perché in saldo e una bottiglia di succo di mirtilli biologico che aveva il gusto di una nottata passata a vomitare cibo cinese nel bagno di un hotel.
"Dormici su. Domani presenterai il capitolo finito e Jin-hae avrà le guance rosse e gli occhi pieni di vita."
Kai schioccò la lingua, chiudendo la porta del frigo con troppa foga.
"Potevo almeno farla scopare con quel ragazzino dal viso innocente."
Concluse la chiamata senza nemmeno aspettare la risposta di Baekhyun.
Chiuse gli occhi, le dita fredde massaggiarono le palpebre lentamente e con troppa pressione.
Se Dio davvero esisteva, sarebbe dovuto scendere e infilargli le scarpe da ginnastica.
Perché, in quel momento, era così irritato che l'idea di allacciarsi le adidas bianche era dolorosa quanto l'idea di uscire e dover camminare fino al mini-market in fondo alla strada.
Dicevano che era dannatamente pigro.
No.
Non lo era.
Era solo fottutamente irritato.
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Cry Baby
FanfictionKai non si definiva una persona paziente. Preferiva sfogare il suo nervosismo su di una sigaretta dal sottile spessore, mentre il filtro rendeva amara la lingua e la nicotina addolciva il mostro arrabbiato che da quando era nato aveva deciso di alb...