-Che cosa significa "no"?!-
-Esattamente quel che vuol dire, Celia. "No" sta per "no".-
Jude Sharp aiutò la sua nipotina a scendere dall'albero del giardino di casa della sorella e la piccola Maya corse a rincorrere il fratello. -Non ce la faccio ad esserci per il ringraziamento quest'anno, devo badare al negozio. Ally va in Georgia dalla famiglia, ci sono solo io.-
La donna, con addosso un grembiule con pulcini ricamati, sospirò e si passò una mano sulla faccia. -E dai, sarebbe la prima volta che manchi. Se non vuoi farlo per me, fallo per Maya e Jason. Desiderano tanto averti a cena con noi e io sono stufa di non vederti mai fare niente, se non scrivere e lavorare. Praticamente non hai alcuna vita sociale!-
-Io ce l'ho una vita sociale.-
-Andare al pub una sera a settimana con Joe e David non mi sembra proprio questa gran vita sociale.-
Jude si sistemò la cravatta e si diresse verso casa, consciamente seguito da Celia. -Posso permettermi solo questo e lo sai che ti faccio visita ogni volta che riesco. La libreria non sta rendendo molto e io ho il blocco dello scrittore da troppi mesi, dovrò trovarmi un nuovo lavoro.-
Celia si poggiò col fianco allo stipite della porta mentre il fratello si infilava la giacca. -Sembri papà quando parli così.-
Lui bloccò i propri movimenti e rilasciò un sospirò. Sorrise triste e baciò sulla fronte la donna. -Ti voglio bene. Salutami i bambini.- la salutò ed uscì dalla piccola casa.
Sollevò il colletto della giacca per ripararsi meglio dalla pioggia, si era nuovamente dimenticato l'ombrello, e camminò verso la fermata della metro. Decise di rimanere in piedi per tutto il viaggio, lasciando il posto a sedere alle persone più anziane.
Giunto nel suo quartiere, tremò per il freddo fino a casa sua. Le dita gli tremavano fortemente anche mentre tirava fuori le chiavi e le inseriva nella serratura.
Odio il freddo.
Tirò un sospiro di sollievo non appena la porta si aprì e se la richiuse alle spalle nell'entrare. Si levò la sciarpa e la giacca, scuotendosi tutto per le gocce di pioggia. Si trovava all'entrata dove vi era il portone d'uscita, le scale che portavano al suo appartamento e una porta di legno che conducevano alla sua libreria.
Sì, abitava nel palazzo dove teneva il suo negozio. Non viveva mica nell'oro. E poi era più facile tenere d'occhio la libreria.
Controllò di aver chiuso tutto per bene e salì le scale. Giunto di fronte al suo appartamento, entrò e diede una carezza veloce al suo gatto, dormiente sul divano. Gli versò una ciotola di croccantini e andò in camera a cambiarsi; era fradicio. Una volta in pigiama, controllò il telefono. Il suo amico David lo invitava a cena per una pizza tra vecchi compagni di college quella sera stessa.
Il negozio...
Già, sempre il negozio. Oramai viveva come un emerita per via di quel negozio. Decise di rispondergli con un "sono occupato, ma grazie" e si diresse in cucina. Prese uno dei suoi soliti piatti congelati e li mise in microonde. Prima o poi sarebbe diventato obeso con tutto quel cibo spazzatura, se lo sentiva.
Sussultò quando sentì qualcosa alle caviglie, il micio si stava strusciando sulle sue gambe in cerca di attenzioni.
-Guarda che ti ho appena messo il cibo, palla di pelo. Va' a mangiare, così mangio anch'io.- parlò stancamente e prese da un cassetto una forchetta.
Il gatto saltò sopra il lavabo e gli rubò la posata con la bocca, dopo di che corse via.
-Ehi! Brownie, dove stai andando? Ridammela!- Jude lo rincorse per tutta casa, rischiando più volte di scivolare e cadere rovinosamente a terra.
Gatto indemoniato...
Lo avrebbe trasformato in un toupée una volta che fosse riuscito a prenderlo!
-Torna subito qui, piccolo demonio!-
Gli gridò a presso e frenò la propria corsa solo quando Brownie entrò nel suo studio. Si accorse dopo tanto tempo che non ci entrava da troppo.
Lentamente, osservò la scrivania dov'era solito creare le sue storie o il divanetto dove si sdraiava per immaginarsi i propri personaggi. Si era spremuto parecchio le meningi in quel posto nel corso degli anni.
I suoi occhi caddero sugli scaffali con le prime copie di qualsiasi suo libro. Accarezzò con dita leggere le copertine, ricordando bene i pomeriggi in cui li aveva scritti tutti. "La marmotta e il pitone", venti mila copie vendute tra i professori universitari nel giro di un mese. "Neve di primavera", il nuovo classico da leggere in casa con la famiglia. "Tormento d'Orione", il più richiesto nelle scuole specializzate in Storia e miti.
Tante, tante, tante storie e racconti creati per mano sua.
Sorrise malinconico, nessuna di queste sue opere era mai riuscita a dargli un brivido di vita, di avventura o nuova esperienza.
Si rese conto che, anche senza scrittura, i suoi giorni erano vuoti.
Mi faccio pena da solo.
Abbassò il braccio e si morse un labbro, nulla pareva animarlo. Era davvero quello il massimo di felicità che avrebbe avuto per sempre la sua vita? Non avrebbe più avuto niente di nuovo?
Gli amici non lo entusiasmavano, sua sorella riusciva a vederla poco e anche i suoi nipoti, la libreria veniva visitata solo da turisti e anziani... Niente di vitale in tutto quell' ammasso di caos.
Un miagolio lo fece voltare. Brownie lo guardava con la testolina marrone leggermente piegata e seduto, la forchetta se ne stava vicina alla sue zampe.
Prima che potesse prenderlo, l'animale salì senza problemi su uno degli scaffali impolverati e creò casino tra i libri. Jude ringhiò frustrato e lo prese in braccio, poi aprì la finestra per far circolare l'aria e sbatté la porta così forte da far cadere un piccolo libricino.
Era il più piccolo dei libri in quella stanza, il più vecchio e impolverato. La copertina rossa si aprì di colpo per via del vento e le pagine voltarono velocemente. Più in fretta andavano, più l'inchiostro scompariva.
STAI LEGGENDO
Royal Evil
FanfictionJude Sharp è un famoso scrittore di trent'anni, conosciuto in tutta l' America per le sue opere di riflessione e sentimentali. E Jude lo conosce bene il dolore; da anni l' unica famiglia che ha è sua sorella minore Celia e i figli di lei. La sua vit...