Seconda Parte: Affrontare la verità

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Jude aprì la porta facendola sbattere, entrò nel suo ufficio e raccolse il libro che trovò a terra. Sulla prima pagina, in grande, vi era scritto il titolo della storia, ossia "Royal Evil", ma il resto era vuoto.
Completamente bianco.
-Ma cosa... dove...?- balbettò e voltò pagina dopo pagina dopo pagina. Tutto ciò che aveva scritto tanti anni prima era scomparso.
-Sorpreso, vero?-
L'uomo si voltò. L'adolescente, che non era lì per davvero, era poggiato contro lo stipite della porta e lo guardava con attesa, le braccia incrociate al petto.
-Cos'è successo? Dov'è finito tutto il racconto che avevo scritto a fine liceo?-
-Non ci arrivi?- Caleb fece una smorfia e un mezzo sorriso. Camminò pigramente fino a una sedia girevole, ci si sedette e poggiò le gambe, una sopra l'altra, sulla superficie della scrivania. -Se io sono qui è perché sono fuori dal libro. Tutto ciò che sono, la mia vita, l'avevi scritto tu lì. Se non ci sono io là dentro, non c'è neanche la mia storia.-
Le sopracciglia di Jude balzarono verso l'alto. -Oh, certo, ora sì che è tutto chiaro. Adesso, se non ti dispiace, spiegami meglio. Perché sei fuori dal libro? Perché riesco a vederti, a sentirti e a parlarti? Sono forse impazzito? Sì, dev'essere così. Troppo lavoro o troppo stress, Celia mi aveva avvisato.-
-Ehi, moscone, ora stai divagando.- ridacchiò di poco il ragazzo, portandosi le mani dietro la testa. -Io sono qui perché devo essere qui. So solo questo. No, anzi, so anche che stai conducendo una vita triste e noiosa.-
-Scusami?-
-Sono stato sulla tua mensola per anni.- spiegò, poggiando i piedi per terra e avvicinandosi a lui. -Non ho fatto altro che sentirti blaterare su possibili nuovi libri e lamentarti sui tagli che hai dovuto fare al tuo personale della libreria. La tua è una mente confusa e non lo dico solo perché sono nato lì.-
Jude squadrò da capo a piedi il giovane. Era vestito come un barbone, i pantaloni strappati alle ginocchia estivi stonavano molto con la felpa macchiata invernale. Pareva aver vissuto per strada per anni.
E, finalmente, si ricordò la storia del ragazzo. -Tu stesso sei un soggetto confuso, ma hai i tuoi vantaggi. Sei cresciuto in una terra futura dove il mondo è diviso in reami e tu, un umile schiavo della cucina reale, ti sei ribellato al tuo re per liberare la tua famiglia e i tuoi amici. Dopo di che, hai continuato il tuo viaggio con i tuoi partner più fidati per sfidare il resto della famiglia reale e liberare tutti dalla monarchia assoluta. Sei praticamente un eroe!-
Caleb gli rifilò un pugno sulla spalla.
-Ahi! E questo per che cos'era?-
-Alla fine della storia mi hai fatto morire, cretino!-
Oh...
-Uhm... be', io...-
-Perché mi hai fatto una cosa del genere? Già ero figlio di servi, mi hai dato sia un inizio che una fine orribile!-
-Ma ti ho fatto morire da eroe. Ti sei sacrificato per salvare il bambino che avrebbe poi in futuro preso il posto dei sovrani.-
-Chi se ne frega, sono morto comunque! E perché mi hai fatto tale e quale alla tua prima cotta? Ti sei fatto un'immagine talmente sopravvalutata di quel ragazzo...-
-No, ehi.- lo fermò subito, alzando un indice. -Caleb Stonewall non è mai stato una cotta per me.-
-Oooh, davvero?- finse incredulità, serrando le braccia al torace e annuendo con un sorriso sarcastico. -Quindi non lo fissavi di nascosto durante le lezioni? Non hai mai avuto il desiderio di prenderlo e trascinarlo con te nello stanzino del bidello o nei bagni? Quando facevi lo stupido con lui, che gli davi il tormento coi tuoi amichetti scemi, volevi o no la sua attenzione?-
Jude arrossì visibilmente. Puntò le pupille verso il basso e scosse piano il capo. -Non gli ho mai dato il tormento...-
-Ah, no? Dargli i pizzicotti al culo ogni volta che lo vedevi come lo chiami?-
-Ehm...-
-Riempirgli l'armadietto di biancheria intima femminile, facendogli fare la figura della femminuccia, cosa sarebbe?-
-Quello non...-
-Per non dire del fatto che vi siete quasi picchiati tante di quelle volte. E vogliamo parlare di quando gli hai fatto quella cosa a San Valentino del vostro ultimo anno...-
-Ho capito!- fu lui quello che finalmente lo interruppe. Era arrossito talmente tanto da avere le orecchie in fiamme. -Lo confesso, non sono stato un Santo con lui, ma non fare di un sasso una montagna. Non gli ho fatto nulla di che a San Valentino quella volta.-
Caleb alzò scettico un sopracciglio. -Gli hai chiesto di uscire, ti ha dato buca, sei andato a casa sua per affrontarlo e lo avete fatto nel suo letto. La mattina seguente sei scappato come un ladro e gli hai lasciato un biglietto con su scritto "grazie, sei stato bravo". Ti rendi conto che non è riuscito a mettere piede a scuola per una settimana intera dalla vergogna? E dopo non è più stato in grado di guardarti negli occhi.-
Adesso sì che si sentiva uno schifo.
Messo in riga da un diciassettenne inesistente. Forse gli aveva mentito e, invece di essere il personaggio di un suo libro, era la sua coscienza.
-Hai ragione, sono stato un bastardo. È stata la prima volta per entrambi e io l'ho rovinata. Ero un ragazzino stupido, incosciente, non ero neanche sicuro di quello che volevo. Pensavo di essere gay.-
-Tu sei gay.-
-No che non lo sono.-
-Vallo a dire alle donne che ti sei fatto e che non ti hanno fatto godere per nulla.-
-Non. Sono. Gay. Chiaro?-
-Certo e io sono un ragazzo vero. Guarda che vivo nella tua testa, cocco. E ora che sono qui, muovi le chiappe, dobbiamo andare.- batté le mani e si incamminò verso le scale.
Jude lo seguì confuso. -Andare dove?-
-C'è un motivo se sono uscito dal libro. C'è bisogno del mio aiuto più qui che lì. Sei un caso disperato, Sharp, e giuro che te la farò pagare per avermi ammazzato a fine saga.-
-Di nuovo, ti ho dato una morte onorevole.- mormorò, infastidito dal fatto che continuasse a fargli pesare quel fatto.
Si mise la giacca e andò fuori casa, Caleb a fargli strada verso la sua auto.
Il frutto della sua immaginazione si voltò di scatto verso di lui e lo trafisse con le sue pupille verdi scure. -Non è vero, non era la fine che avevi in mente per me. Eri arrabbiato quando l'hai scritta, era appena finita la scuola, dovevi trovarti un lavoro, badare a tua sorella minore e accettare il fatto che non avresti mai più visto Caleb. Ma soprattutto, lo hai fatto perché i tuoi genitori erano appena morti.-
Quelle parole lo buttaron giù come nessun'altra realtà in vita sua. Si diede del codardo, perché aveva mentito a sé stesso per molto tempo e così facendo aveva mentito a tutti gli altri.
Che razza di uomo sono?
Si rese conto che crescere, tentare di essere una persona migliore, cambiare, non era servito a niente. Ciò che aveva fatto a Caleb, il modo in cui lo aveva trattato, lo stava ancora perseguitando dopo tutti quegli anni. Come mai? Non gli aveva mai chiesto scusa. Non si era mai fatto perdonare e non aveva mai perdonato sé stesso.
-Dove vorresti portarmi?-
-Da Caleb.-
-Vuoi che guidi fino nel Wisconsin?-
-Caleb non è nel Wisconsin. È qui. Al Saint Mary's Hospital.-

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