Le train - Part 1

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«Dove è diretto,caporale?»

La voce del mio sottufficiale mi trascinò di forza nella realtà.

«Cosa?»
«Dov'è diretto? Non torna a casa?»

Casa. Sei anni disperso tra cannoni,fucili e cadaveri.
Quale casa?
A trent'anni "casa" dovrebbe significare una bella moglie incinta seduta in una cucina illuminata che da sul vialetto,così che lei possa contemplare il tuo ritorno e scaldarti dal freddo del mondo esterno.
Io invece avevo solo la mia altisonante carica militare e un borsone ricolmo di voglia di dimenticare ogni disgrazia a cui ho assistito durante la guerra.

«No Archie,non ne ho una.»
Mi guardò stranito.
Mi voltai di nuovo verso finestrino.
Il mondo che scorreva al passaggio del mio treno sembrava il letto di un oceano.
Pioveva. Forse da un'ora, forse da due, forse da sempre.

«Dove andrà adesso?»

Mi destò di nuovo dai miei pensieri.
«..Come?»

«Beh dovrà scendere prima o poi..»

Archie era poco più che ventenne e da sotto il berretto spuntavano dei lisci,biondi e corti capelli. Mi fissava con i suoi occhi azzurri e pensai che a quell'età la parola "casa" ha tutto un altro sapore: una madre che gli salterà al collo,un padre che ne sarà orgoglioso e forse una giovane ansiosa che attende di riabbracciarlo e vederlo inginocchiarsi davanti a lei con un lucente diamante.
Dedussi,perciò, che nel suo borsone regnava il sollievo di essere ancora tra i mortali.

«Forse, quando ne avrò voglia, sceglierò una fermata.»
Ci rifletté sopra un istante,poi disse:
«Glielo auguro,caporale.»

«Tu piuttosto dove sei diretto?»
«A Nizza signore. Da lì prenderò una nave diretta a Londra,dove mi attendono mia madre e i miei fratelli. Con la mia indennità di guerra tireremo avanti per un bel po'.»
Rimasi colpito.
«Quanti siete in famiglia?»
«Compreso il cane siamo nove,signore.» rise.

Non seppi cosa rispondere.
Quel giovane si era arruolato e fatto le ossa per mandare avanti la famiglia.

«Tuo padre dov'è?»
La sua risata si spense.
«È morto,signore. Quando avevo undici anni. Da quel momento in poi io e mia madre ci siamo occupati dei miei fratelli e della casa.»
«Mi dispiace molto.»
«È stata dura all'inizio,ma ce la siamo cavata abbastanza bene. Niente debiti,un raccolto e una casa accogliete. Adesso anche i miei fratello hanno l'età per lavorare perciò non ci lamentiamo.»

Non bastavano le fatiche dell'infanzia,questo ragazzo aveva obbedito anche al richiamo della guerra.

«Saranno molto felici di riaverti tra loro.» Gli sorrisi.

«Lo spero.»
Mi strappò addirittura una risata.

                                  *********

Eravamo su quel treno da più di tre ore, ma a me sembrava di aver lasciato Berlino solo un attimo prima.
Improvvisamente,si udì un boato assordante. La cabina sobbalzò talmente forte che mi svegliai di soprassalto e ciò che vidi in seguito fu orrendo: Archie era a terra con un colpo alla testa, in una pozza di sangue e gli occhi sbarrati. La mia mente era annebbiata e tutto ciò che riuscii a pensare fu "non di nuovo".
In un momento di furia e lieve lucidità,afferrai il mio fucile e mi affacciai lentamente nel corridoio: la porta non c'era più,il nostro vagone si era sganciato da quello principale ed ora viaggiavamo senza freni ad una velocità tale che i corpi inermi venivano risucchiati dall'esterno.
La gente urlava e i bambini piangevano.
Avanzai lentamente.
Vidi un gruppo di soldati armati che entravano dalla foratura dove prima vi era la porta del vagone: i tedeschi.
Tutt'a un tratto,uno di loro si voltò verso di me e con un sorriso sadico sparò un colpo a freddo senza che io potessi pensare a schivarlo.
Qualcuno iniziò a chiamarmi a gran voce.
E poi il bianco.

«Caporale Gable.»

Sentii quella voce farsi sempre più vicina e qualcuno mosse la mia spalla.

«Caporale Gable,signore.»
Balzai a sedere di colpo sulla poltrona,tendendo le mani ovunque alla ricerca del mio fucile.
Solo un secondo dopo mi accorsi che la voce era di Archie e che stavo sudando freddo.
Era stato solo un incubo.

«Cosa? Cosa c'è?!»
«Mi perdoni signore... Siamo a Nizza. La mia fermata è giunta.»
Sul suo viso apparve un'espressione colpevole.

«Oh.. Ma certamente.» Mascherai il mio smarrimento schiarendomi la gola,sistemandomi la giubba e tendendo una mano al ragazzo. «Arrivederci ufficiale Desmond. Ti auguro un buon ritorno a casa.»

«La ringrazio signore.» strinse la mia mano,raccolse il suo borsone e fece per andarsene,ma prima di lasciare la cabina si voltò di nuovo verso di me.
«Li ho anche io,signore. Gli incubi intendo.
Non so come lei riesca a stare così calmo,io ogni volta me la faccio nei pantaloni.» disse accennandomi un sorriso.
«Passeranno figliolo.»

Con quali orrori gli uomini riempiono le memorie dei propri giovani?
E con quale giustificazione intere famiglie vengono distrutte?
Non c'è e non ci sarà mai risposta a tutto ciò,ma sta di fatto che gli uomini continueranno in eterno con questo ciclo di vergogne.

Archie mi rivolse il saluto militare sorridendo e scese dal treno.

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