Boccaccio 101.

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La ragazza sciolse i lunghi capelli biondi. Il trasferimento nel castello di suo marito, il Conte, era stato faticoso. Come lo era sopportare quel vecchio noioso. Se non altro avrebbe trovato affetto nei diamanti e nei rubini, pensò tenendo in mano uno specchio con un valore superiore a quello di un contado.

Si alzò per aprire le finestre, le stelle l'avrebbero tranquillizzata, erano le stesse stelle del suo paese d'origine. In cielo era visibile la costellazione dell'Aquila, sotto la quale era nata.

Ma dalla finestra non entrarono solo ricordi. Il Marin, un vento caldo proveniente dalle coste Francesi, portò la ragazza a slacciare il proprio corpetto.

Si sedette ai bordi del letto, incrociò le gambe e ravvivò l'aria con un ventaglio. Chiuse gli occhi pensando alla storia che aveva sentito raccontare dal Giullare di corte riguardo a Goffredo di Buglione. Morse il suo labbro immaginando il conte Francese cavalcare con la grazia di un torrente. Ma poi un rumore!

Un ragazzo era entrato dalla finestra utilizzando una fune di pezza. Uno scambio di sguardi, il cuore della contessa sobbalzò!

-Sei un ladro? Un assassino?-

-No-

Il moro lasciò scivolare la fune e con passi marcati si avvicinò a lei. Il suo corpo era allegoria di statura e solidità. Le sue mani avrebbero potuto strangolare la coetanea con facilità. Per paura questa non reagì.

-Ho oro e gioielli, ma non torcermi un capello. O te ne pentirai!-

-Non voglio oro e gioielli-

-Ho anche spade e cappi! Non torcermi un capello. O te ne pentirai!-

Il ragazzo si avvicinò ancora di più, i suoi muscoli e le sue cicatrici raccontavano anni passati lottando.

-Non voglio spade o cappi-

-E allora cosa?-

La contessa si alzò provando ad incutere timore. Il ragazzo abbassò lo sguardo. Le arrivava al petto.

Uno scambio di sguardi.

E poi la baciò.

La contessa chiuse gli occhi.

-Non urlare- Le disse

Una spinta e cadde sul letto. Le mani del ragazzo scivolarono sul collo, le labbra le seguirono in un dolce ballo fino ad arrivare all'inguine. Una mano risalì il corpo della ragazza arrivando alla bocca, ponendosi a guardia di eventuali urla. E l'altra si fece cavaliere scivolando, un dito alla volta, nella sua vagina.

La ragazza morse di piacere il ragazzo.

-Continua-

La contessa trovò per miracolo le forze per reagire, abbassando le brache allo sconosciuto. L'erezione era all'altezza del suo volto. La ragazza sorrise.

La penetrazione fu paragonabile ad una valanga. Cominciò lentamente per poi finire con la potenza di un terremoto. La contessa ansimava pulendo il proprio ventre, sporco di seme. Il ragazzo la baciò nuovamente.

-In tutto questo non ho chiesto il tuo nome, servo-

Il ragazzo sorrise -Io mi chiamo...-

Delle risate assordanti anticiparono lo spavento della contessa.

-Deve essere mio marito! E' già l'alba...-

Il ragazzo continuò a sorridere saltando per rivestirsi più in fretta.

-E chi è tuo marito?-

Un uomo calvo e con una barba bianca entrò dalla porta. Alle sue spalle aveva un corteo di cavalieri. Sorrise alla donna. Il ragazzo sconosciuto sgranò gli occhi.

-Enrico!- L'uomo tonò -Lei è Costanza, la tua nuova matrigna-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 28, 2017 ⏰

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