1* Incontri imprevisti

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Sdraiata sul divano di Ludo, non riesco a trattenere uno sbadiglio. Copro la bocca con la mano per nasconderlo e mi sollevo con la scusa di andare alla ricerca di un bicchiere d'acqua. Sgattaiolo in cucina, senza che le mie due migliori amiche mi prestino attenzione.

Ludo si è trasferita da un paio di giorni e, invece che aiutarla a sistemare, come le avevamo promesso, abbiamo passato il tempo a guardare serie su Netflix e ad ascoltare i problemi di cuore di Bea.

I genitori di Ludo si sono separati da poco. La madre è volata a Cuba con il suo istruttore di salsa e il padre ha deciso di trasferirsi per evitare i pettegolezzi del vecchio quartiere. Ludo non ne parla quasi mai. Mi accorgo che ha sentito la madre, quando ha delle giornate storte o se arriva a scuola con gli occhi troppo rossi e gonfi, ma ancora non è pronta a confidarsi e io la rispetto. Inoltre, come se non bastasse, il suo ragazzo Enri, ha deciso di partire per l'Erasmus a Salamanca, prendendosi un periodo di pausa dopo 4 anni.

Per fortuna, Ludo ha una nonna in gamba, che non si addormenta se lei non è rientrata e che le dà sempre il bacio della buona notte, riempiendo la sua camera di un profumo unico di lavanda e pasta frolla.

Bea, al contrario, è semplicemente la ragazza più fortunata del pianeta. Bellissima, affascinante e con una famiglia perfetta. Ha tutto ciò che vuole, ma non le va mai bene niente. Non so esattamente perché sia una delle mie più care amiche, ma ci conosciamo dalla scuola materna, quindi non mi faccio troppe domande.

Però a volte vorrei strozzarla.

Adesso, per esempio, si sta lamentando del ragazzo del mese, Rodda, perché vuole andare al cinema con i suoi amici, invece che uscire con lei. E io so, che per questo ragazzo il tempo sta per finire. Quando loro cominciano a manifestare un minimo di indipendenza, Bea decide di lasciarli, perché lei vuole essere al centro del loro mondo. Inoltre, oggi è stata invitata alla partita di calcio del suo amato, ma non vuole andare perché ha paura di annoiarsi.

Salgo le scale e raggiungo la nuova camera di Ludo, in mansarda. Ha deciso di tenersi un piano tutto per se, lontano da tutti, dove rifugiarsi per disegnare e dipingere. La camera è ancora piena di scatoloni mezzi aperti e vestiti sparsi qua e là. Il letto non è altro che un materasso addossato a una parete, con lenzuola e cuscini accatastati senza logica. In un angolo, sotto un lucernaio basso e un po' impolverato, ha sistemato il cavalletto e i suoi colori. Il suo pezzo di arcobaleno, formato da acrilici, carboncini, pastelli, pennelli di ogni dimensione e tavolozze che si sono macchiate nel tempo.

Con un sorriso sulle labbra, mi chino a raccogliere un paio di libri e mi accorgo che non ci sono librerie o mensole dove riporli. Per fortuna, sento le altre salire le scale.

«Ecco dov'eri!» esclama Bea, sedendosi sulla sedia girevole in mezzo alla stanza.

«Sì, pensavo che se finiamo di mettere a posto, dopo possiamo andare alla partita...» improvviso, rendendomi conto che, in effetti, un po' di aria fresca non può che farci bene.

«Ci sto.» Ludo mi fa l'occhiolino e si china verso uno scatolone.

«Non lo so. Non vorrei che poi pensasse che ho ceduto...» pondera Bea, mordendosi un labbro.

«Io ci andrei, lo sai che ci sono sempre un sacco di ragazze a vedere queste partite, non si può mai stare sicure!» provo a convincerla.

Mi osserva qualche secondo, stringendo gli occhi.

«Stai cercando un diversivo, l'ho capito!» dice infine, lanciandomi la prima cosa che trova. «Sei senza cuore, io ti parlo dei miei problemi e tu ti annoi??» continua, ridendo.

«Oh dai Bea!» la supplico. «Sono due giorni che parliamo di Rodda, ormai mi sembra di conoscerlo da sempre!» rispondo, rilanciandole la gomma di prima.

«E magari Sol incontra qualcuno, finalmente» aggiunge Ludo, per prendermi in giro.

Basta questo a convincere Bea. Sono anni che cerca in tutti i modi di presentarmi agli amici dei suoi fidanzati. Non so per quale ragione, ma è convinta che io non possa stare bene senza un ragazzo.

«In effetti, ci sono molti compagni carini in squadra con Rodda!» esclama.

Sento freddo, adesso vorrei non aver proposto l'idea. Fulmino Ludo con lo sguardo, lei fa spallucce e mi sorride.

Lascio cadere il discorso, Bea non riesce a capire e Ludo non è dell'umore per sostenermi in questo momento, quindi decido di spostare l'attenzione sul problema mensole e librerie.

«Ludo, dove mettiamo i libri?» Le chiedo, prendendone un paio in mano.

«Montiamo le mensole» risponde, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Rimango senza parole e la osservo ebete, mentre si precipita giù per le scale di corsa, per poi rientrare, pochi minuti dopo, con la scatola dell'arnese in mano e una cintura con le tasche piene di attrezzi.

«Sei pazza?» riesco a chiedere, senza scoppiare a ridere.

«Ma tu sai come si usa quello?» interviene Bea, allarmata quanto me.

«Non rompete. Ho guardato almeno quattro tutorial su YouTube, praticamente sono un'esperta.» ci informa, aprendo la scatola e cominciando ad armeggiare con il trapano e le punte. «Inoltre, una volta l'abbiamo usato in plastica per fare una maschera.»

Si alza in piedi fiera e, fingendo di aver in mano un'arma, preme il pulsante d'accensione.

Dopo aver sentito un brivido sottopelle, mi accorgo che il trapano non si è avviato e scoppio a ridere per la sua espressione smarrita. Mi guardo intorno per prendere la batteria dalla scatola e gliela porgo.

«Questo devi essertelo persa.» la prendo in giro, mentre le sfilo il trapano di mano e monto il caricatore.

Sorrido, quindi imito il suo gesto e lo faccio partire. Il rombo e le vibrazioni mi colgono di sorpresa, così faccio un urlo.

Bea e Ludo scoppiano a ridere e io mi affretto a mollare a terra il trapano, che per fortuna si è spento da solo.

«Forse stavo rispondendo a un messaggio, mentre spiegavano quella parte.» ipotizza, continuando a sorridere.

«Non importa. Direi che possiamo aspettare Primo.» suggerisce pratica Bea, che fino ad ora ci ha guardato incuriosita.

«Assolutamente no.» Afferma Ludo risoluta. «Ho quasi diciassette anni. Posso farcela.»

Si avvicina al muro sbrigativa e comincia a prendere le misure come una vera professionista.

«Ci siamo!»

Si mette in posizione perpendicolare rispetto alla superficie e preme.

Chiudo gli occhi, non voglio sapere.

Il rumore dura qualche secondo, poi silenzio.

Apro gli occhi lentamente e la trovo intenta a fissare il suo operato. Un buco nel muro, senza crepe o altro. È riuscita a non fare danni. Stento a crederci, mi stupisce sempre.

«Ce l'hai fatta!!» Esulta Bea, correndo al suo fianco e guardando il foro.

«Sono brava!» si pavoneggia soddisfatta, infilando i tasselli e sistemando la mensola.

«Ci vuole qualcosa da bere per festeggiare!» propongo, dirigendomi in cucina.

«Hai ragione!» mi segue Bea.

Mentre scendiamo i gradini, facendo un piccolo balletto della vittoria, veniamo distratte dal suono del campanello.

«Forse la nonna ha dimenticato le chiavi.» ipotizza Ludo.

Svoltiamo l'angolo e rimango senza fiato, guardando la portafinestra. Automaticamente le mie mani afferrano i lembi della maglietta e la strattonano verso il basso.

Un ragazzo meraviglioso l'attende dall'altra parte. Così bello che non so nemmeno più come mi chiamo.

«Ciao! Posso aiutarti?» Chiede Ludo, palesemente immune al suo fascino.

«Ciao sono Logan.» Sorride lui mentre io mi sento avvampare già succube di quel sorriso. «Non volevo disturbare, ma qualcuno ha fatto un paio di buchi nella parete di camera mia...»

Mi riscuoto dalla trance ormonale e mi metto una mano davanti alla bocca.

Cominciamo bene.

Io senza TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora