OGGI, PASSO A DOMANI.

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Forse non è una delle migliori giornate della mia vita; intendo dire che le mie giornate sono normali, per quanto possa essere normale la vita di una quattordicenne. Va tutto bene. Ma è quello che c'è nella mia testa; adesso, mentre parlo con qualche ragazza a scuola, durante l'intervallo;  il  problema. Sento le voci di ogni persona che mi rimbalzano nella mente, separando ogni parola di una frase, dall'altra; non capisco niente. Ascolto con lo sguardo fisso negli occhi di chi mi parla, quasi a sembrare interessata; ma sono completamente tra le nuvole, sono stanca, quasi dormo ad occhi aperti; finché non realizzo di essere ancora sveglia, e annuisco interessata al discorso, di cui non ho ascoltato una sola parola. Decido di spostarmi e salutare, provando ad essere meno scortese possibile. Appoggio il mio corpo avvilito alla parete, cerco tra le tante, quella più deserta e isolata in modo da essere lasciata stare da chiunque. Avevo gli occhi gonfi, rivolti verso il basso; cercavo qualcosa sul pavimento a cui interessarmi, per non alzare lo sguardo e vedere altre persone; purtroppo però, come si può intuire, il pavimento non ha nulla di interessante. Inizio a scrutare gli occhi profondi di chiunque mi passi a tiro, con imbarazzo e pesantezza. Vengo salvata dalla campanella. Grazie.
                                [...]

Due ore di lezione di matematica, non ne potevo più, davvero. Il mio comportamento verso l'apprendimento, e verso la voglia di studiare, è pari alla voglia di un palloncino di appoggiarsi ad un cactus. Pari a ZERO. Questo sicuramente non mi aiuta a scuola, infatti ogni giorno, esulto se prendo sufficiente. Ma questo più di tanto non mi importa, mi va bene non essere l'eccellenza. Vado meglio in materie creative, come l'arte. In un colore posso descrivere una sensazione; quello che non riesco a fare a parole.
                      
Esco dal cancello della scuola più in fretta che posso, e metto subito le cuffiette nelle orecchie, ascoltando "Perfect strangers" di Jonas Blue, che in questo periodo mi piace particolarmente. In questo modo riesco ad intercettare facilmente la metropolitana, senza dover prestare attenzione a nessuno.

Decido di fermarmi da Starbucks per prendere un cappuccino aromatizzato al cioccolato, per scaldarmi dal freddo  e cercare di migliorare il mio umore. Pausa finita. Torno a casa a piedi, apprezzando soltanto il fruscio del vento, in mezzo a quella strada trafficata, da gente di fretta, mezzi colmi, e automobili in 4°.
Una volta arrivata a casa sono già le 17:30. A casa non c'è nessuno, così decido di fare una doccia rigenerante. Mi spoglio, percorro il corridoio nuda. Sento i brividi di freddo correre sulla mia schiena; il mio corpo si sposta con movimenti goffi, quasi con tonfi, passi pesanti oserei dire. Entro nella doccia, l'acqua scorre veloce sulla mia pelle olivastra; è calda, tanto da creare quel tepore che appanna i vetri, su cui scrivo frasi di canzoni che mi rappresentano. Devo studiare.
Mi affretto ad uscire, ed asciugarmi. Metto qualcosa di comodo e prendo il libro di latino, mi aspettano un po' di versioni da fare. Mi lascio andare e provo con tutta me stessa a raggiungere la massima concentrazione; che viene interrotta dopo quasi due ore di intenso studio, dal rumore della serratura e dal saluto stridulo di mia madre. Ricambio il saluto, ma nulla di più. È un rapporto difficile il nostro.

Ho finalmente finito di studiare, sono le 10:47, non ho ancora mangiato. Non ho più fame ormai. Allora mi infilo sotto il piumone, accompagnato da altre duemila coperte e mi abbandono ai sogni, che per tutta la notte decidono di essere incubi.

Fine capitolo 1

Se vi è piaciuto il primo capitolo, fatemelo sapere con un commento o semplicemente con una bella stellina qui sotto e continuerò la storia ~ Grazie

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 02, 2017 ⏰

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