Prima, un fremito impercettibile della lampadina a 20 watts, subito risucchiato dalla penombra del salotto.
Poi, sul vialetto esterno alla casa, alcuni passi, a increspare il velo notturno di silenzio.
Voltando appena gli occhi, la donna indugiò su quei rumori, mentre si portava la sigaretta alle labbra, che crepitando le accese di rosso il profilo.
I passi si fermarono prorio dietro la porta di casa, e un leggero tocco sfiorò la maniglia.
Appena qualche secondo e quegli stessi passi tornarono indietro, sciogliendosi di nuovo nella notte.
Come se niente fosse, la donna tornò a fissare la Tv.
Spenta.Era un po' di tempo che le capitava di passare le notti così, a fissare uno schermo buio, che tanto alle immagini ci pensava lei.
Spense il mozzicone di sigaretta e si alzò, fendendo la penombra fino alla porta.
L'aprì.
Attaccata alla maniglia c'era un sacchetto di plastica trasparente, di quelli che i supermercati forniscono per frutta e verdura. Nelle sue pieghe, un piccolo involucro di scottex chiuso con lo scotch.«Scusa l'ora tarda Francesca, ma bisogna che tu venga subito a casa mia: sono arrivate le caramelle».
L'altro capo del telefono rimase per un momento in silenzio.
Le caramelle.
«Okay, mi preparo e vengo».Buttò il cellulare sulla trapunta e si appoggiò alla testiera del letto.
Lo sguardo vagò nel buio, come a riconoscere, uno a uno, tutti i suoi pensieri, che andavano assiepandosi ai bordi del letto, e si fermò sulla sua borsa. Le dormiva aperta di fianco, lasciando intravedere la busta bianca dello studio ecografico.
Ha senso dirglielo?
Quel dilemma spazzò via ogni altra cosa. Il timore che avrebbe peggiorato le cose l'assalì come una certezza.Entrando nella casa, notò subito che la madre aveva trasfigurato il salotto in una composizione di mobili fantasma.
«Sai quanto odio la polvere», disse lei meccanicamente, come a replicare allo sguardo della figlia. «Così li ho coperti».
Francesca si limitò ad annuire, e tolto il piumino le chiese di vederle.
La donna pescò dalla tasca un pezzo di scottex ripiegato, che scartò.
Nella sua mano destra rimasero due pillole: una bianca e una rossa.
Le caramelle.
Le guardò a lungo, prima di tornare a sollevare gli occhi contro quelli della madre, che non ebbe bisogno di alcuna domanda.
«Sì» disse continuando a fissarla «sono convinta».
Francesca si sciolse in un sospiro, consapevole che l'ennesima discussione non l'avrebbe spostata di un millimetro. Provò allora a ordinare i pensieri, come a tentare un ultimo assalto, più ragionato.
Ma la stanchezza prevalse.
Quei lunghi mesi l'avevano spogliata di ogni capacità di reazione. Forse quella era davvero l'unica soluzione. C'era però un'ultima carta.
Da giocare forse soltanto per non avere rimpianti. Perché non diventasse ingombrante nel mazzo della coscienza.
Gliela mise in mano senza preamboli.
La madre guardò quella specie di foto in bianco e nero, mentre Francesca scandagliava ogni sua ruga, a caccia di un'increspatura, del più piccolo segnale. Ma niente trapelò dal suo volto, bloccato in una una maschera di gesso.
«Auguri» disse infine con una voce lontana, restituendole l'ecografia.
Francesca avvertì le tempie gonfiarsi. Di colpo la testa le si riempì di una turba sguaiata di voci, montante e potente, sul punto di esplodere. E istintivamente si voltò a schermirsi dalla madre.
Lei però la seguì, afferrandole entrambe le mani, per richiamarne il volto, che si ostinava a sottrarsi.
«Francesca ascoltami» disse allora. «Capisco che sia difficile, ma devi accettarlo, come un atto di libertà. Di massima libertà. È il mio modo di scegliere, di non subire. Di sottrarmi a un destino che non riconosco. Paradossalmente è l'unico modo di essere...».
Fece una pausa.
«Francesca, il tuo amore per me non può essere, per nessuna ragione, una catena o una corda. Perché l'amore non unisce creando dei nodi, ma sciogliendoli dentro di noi».
In quel momento Francesca riuscì ad alzare gli occhi e ritrovò il volto della madre che amava ricordare.
Si era aperto in un sorriso.
Un sorriso leggero. Come il sole in un mattino d'inverno brumoso.Gentile dottore,
Le scrivo per informarla che mia madre si è spenta questa mattina.
Grazie a Dio, è andato tutto bene.
La ringrazio anche a nome di mia madre, che ci teneva a farle sapere quanto sia importante quello che fa.
Infine ho una richiesta.
Lo so che infrange la regola dell'anonimato, ma un giorno mi piacerebbe prendere un caffè con lei.
Avrei molte cose da chiederle.
La saluto e grazie ancora di cuore,
FrancescaFine
STAI LEGGENDO
Le caramelle
Short StoryQuesto racconto breve si apre e si chiude sulla fine. Conciso, secco, spero intenso. Tutto in una pagina.