Sono passati due giorni dalla litigatacon mio padre, due giorni che non ci rivolgiamo la parola.
Stamattina non mi ha rivolto neancheuno sguardo, ignorata completamente! Non che questo mi dia fastidiosolo che mi sembra strano. Lucas gli avrà parlato sicuramente, sivedono le occhiate di intesa fra di loro.
Sono seduta fuori scuola con lasigaretta in bocca, aspettando che la campanella suoni.
Intanto vedo da lontano Alex con ungruppo di amici. Beato lui penso. Chissà com'è avere un amico echissà se ne avrò mai uno ma poi ci penso e dico: stiamoscherzando? Tu un amico? La ragazza bisbetica, acida sette giorni susette, piena di cicatrici sulle braccia? Ma non diciamo cazzate.
Già, non diciamo cazzate.
Sento la campanella suonare e miincammino verso la mia classe e nel mentre sento arrivarmi unmessaggio nel cellulare. Sarà sicuramente Elizabeth. Cerco ilcellulare nella borsa continuando a camminare quando vado a sbatterecontro qualcuno. Alzo la testa e mi ritrovo quegli occhi blu oceanoguardarmi divertiti. Alex.
-Ehi bella addormentata- mi dice con unsorriso dolce.
-Ehi... ehm scusa.. stavo cercando ilcellulare in borsa e..e non ti ho visto- dico imbarazzata.
-Tranquilla, dai ti accompagno inclasse, in che piano è?-
Solo ora mi accorgo che i suoi amici sene sono andati e siamo gli unici nell'atrio. Cazzo, di nuovo inritardo.
-Ehm, siamo in ritardo.. sicuro divolermi accompagnare?-gli chiedo.
-Oh andiamo, che sarà mai un ritardo?Ti accompagno-
-Uhm ok.. la mia classe è al secondopiano quindi direi di muoverci- così lo prendo per un braccio e lotrascino su per le scale.
-Ehi ehi calma- dice ridendo- è soloun ritardo di 3 minuti, la prof non sarà nemmeno arrivata-
Ed ha ragione, quando arrivo davantialla classe vedo i miei compagni cazzeggiare e la cattedra ancoravuota.
-Beh allora grazie per avermiaccompagnato-
-Se possiamo dire "accompagnato",mi hai praticamente trascinato- dice aprendosi in un grande sorriso.
-Beh è il mio modo di socializzare-dico ridendo. Ma non scherzo, è veramente il mio modo disocializzare.
Vedo quella pazza isterica della miaprof di matematica avvicinarsi alla classe.
-Sta arrivando la prof, ci si vede ingiro- non gli do neanche il tempo di rispondere che entro in classecome una furia risparmiandomi una sfuriata dalla prof.
Voglio incontrare di nuovo quelragazzo, Alex. Ha un non so chè di particolare e lo capisco sologuardandolo negli occhi. Ma dubito che lui voglia rivedermi,sicuramente non dopo averlo trascinato per poi rimpiazzarlo in quelmodo. Poverino, avrà pensato che sono strana e stronza.
Cioè lo sono, ma apparentemente.
Le ore passano fortunatamente piùvelocemente e il suono della campanella mi risveglia dai mieipensieri. Così mi dirigo in giardino, sulla solita panchina e con lesolite cuffie. Mi sdraio completamente sulla panchina in pancia in suguadando il cielo celeste. Come si sta bene.
Vedo gli stormi di uccelli volareallegramente e soprattutto liberamente, senza cose a cui pensare.Quanto pagherei per essere come loro.
Vedo le foglie degli alberi sfiorarsifra di loro accarezzate dal vento, provocando un suono dolce emelodioso, cosa che porta i miei occhi a chiudersi completamentebeandomi di questa canzone.
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Jean Maullon
Подростковая литератураQuesta è la storia di una ragazza di 16 anni, Jean. Passa un periodo della sua adolescenza soffrendo molto...ma qualcuno le renderà la vita migliore.