Accostiamo l'orecchio allo spiraglio delle ante, non sentiamo niente. Ci azzardiamo a sbirciare fuori: è notte, dormono tutti; lentamente, apriamo leggermente l'armadio senza far rumore ed usciamo.
Dopo qualche minuto i nostri occhi si abituano al buio e riusciamo a vedere la bambina che dorme beata nel suo piccolo, insulso letto, stringendo un coniglietto di peluche dal muso rovinato. Ci spostiamo una ciocca di capelli dal viso, sento che lei è infastidita dal loro rosa stinto, non siamo riuscite a tingerli di nuovo.
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Quella bambina...che bei capelli...
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Non è mai stato così difficile riprendere il controllo...non è mai stata così insistente...
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Che bei capelli...così lunghi... Così neri...non mi importa cosa dice io, voglio quei capelli.
Mi avvicino piano, ignorando io che pretende di mettere il suo veto su questa decisione; scosto leggermente il piumone della bimba, la vedo cercarlo.
Che bei capelli...
C'è un tagliacarte sulla scrivania. Così affilato...
Scalcia, si ribella, ma non riesce a gridare, la mia mano è subito sulla sua piccola bocca.
Inizio a tagliare...dieci centimetri sulla fronte, poi altri dieci seguendo il contorno delle orecchie, venti sulla nuca...la piccola ha gli occhi rovesciati, ma è ancora cosciente, è così bello sentirla urlare di dolore nella mia mano.
Afferro le ciocche davanti, mi preparo e tiro. Un colpo secco. Meno male che ho fatto in fretta, altrimenti si sarebbero sporcati di sangue.