My name is Joker

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"Dovesse crollare il mondo ti amerò per sempre."
"È una bambina! Avremo una bambina!"
"Non devi dimostrarci niente..."
"Non posso mantenere una famiglia."
"Posso fare questo colpo, ma ho bisogno di più soldi"
"Sarò io Cappuccio Rosso."
"Ti amiamo così tanto...Jack..."

Sgrano gli occhi e mi sveglio nel mio letto ancora vestito. Sono sudato fradicio. Ancora una volta è successo. Ancora una volta l'ho sognata.
È difficile ricordare un ricordo quando si ha perso il passato.
Ma lei, è sempre chiara ai miei occhi. La vedo nitida. Nitida e stupenda. Come è sempre stata.
La vedo. La vedo come se fosse davvero dinanzi a me e la sento. La sento come se avessi davvero la possibilità di sfiorare la sua dolce pelle con le mie dita. Come se avessi la possibilità di poterla sentire accanto a me. Di poter sentire il calore delle sue labbra poggiate sulle mie.
Mi giro spontaneamente su un fianco ma, ancora una volta, lei non c'è. Non è accanto a me, anche se la sento così vicina.
E come potrebbe esserci?
Quando si perde qualcosa, quel qualcosa non può più tornare. E io ho perso tutto perdendo lei. Perdendo lei e la nostra dolce bambina.
Mi alzo dal letto e guardo fuori dalle enormi finestre che mi danno una splendida visuale della mia città.
È proprio folle il destino. È come una catena. Il risultato di una successione illimitata di eventi. Ogni evento ha una conseguenza e tu non puoi controllare nulla. Puoi solo lasciare che faccia il suo corso.
È incontrollabile come un'onda del mare che ti porta ad un semplice uomo al criminale più temuto e spietato di Gotham City.
Mi definiscono un mostro. Ma anche un mostro può amare. Perché io la amavo. La amavo più della mia stessa vita.
Scuoto la testa scompigliandomi i capelli.

"No. Non più. È solo passato."

Mi lascio sfuggire dalle labbra questa affermazione.
È solo passato.
Solo passato.
Non sono più quell'uomo. Quell'uomo è morto.
Morto anni fa.
Adesso io sono Joker. Il Joker.
E nulla più importa.
Ad un certo punto sento la porta della mia stanza aprirsi e dei passi avanzare verso di me.

"Jack, abbiamo fatto un passo av-"

Sbatto con violenza il pugno sul comodino e mi alzo di scatto prendendo istintivamente la pistola che si trova sul letto.
Non mi interessa chi sia. Non mi interessa come mai sia qui.
Alzo la pistola verso la figura che si pone davanti alla porta della mia stanza. Non ho ancora delineato le sue forme, non ho idea di chi si tratti.
Non trattengo i miei istinti.

"IL MIO NOME È JOKER!"

Sparo un colpo secco e vedo cadere la figura davanti a me.
Sgrano gli occhi quando realizzo a chi ho appena sparato.
Jonny Frost è a terra e perde sangue dalla spalla in modo copioso.
Lo guardo e inspiro profondamente. È colpa sua. Colpa sua se adesso si ritrova in quelle condizioni. Lo sa che non deve menzionare nulla del mio passato. Nemmeno il mio nome. Anzi...non lo è più. Io sono il Joker. Sono il Joker e quell'uomo è morto. Non esiste più.
Guardo per terra mentre lo sento rialzarsi a fatica e lo vedo, con la coda dell'occhio, premersi la spalla con una mano.
Mi lascio sfuggire in un sussurro:

"È tutto a posto Jonny?"

Mi guarda in modo serio e si sistema la cravatta con una mano mentre riesce ad estrarre il proiettile dalla spalla con l'altra.
È tutto a posto.
Non è da me chiedere come sta una persona, sopratutto se sono stato io a spararla.
Noto Jonny cercare di non farci caso.
Vedo di sfuggita nei suoi occhi uno sguardo di incomprensione ma poi si schiarisce la voce e riprende il suo discorso come se nulla fosse successo:

"Volevo avvisarla che abbiamo fatto progressi. Sono riuscito a trovarle ciò che le serve per il gas."

Sgrano gli occhi e sbatto una mano contro l'altra in modo compiaciuto. Sfrego le mani e mi alzo con un balzo per dare due pacche sulla spalla non ferita a Jonny.

"Bravo Jonny. Sono davvero felice di questa notizia! Portamene sempre di buone eh!"

Ridacchio. Ormai la storia del proiettile nella spalla è chiusa. Capita spesso a Jonny di dover ricevere un proiettile nello stomaco o negli arti. Per lui non sembra essere più un problema. Nel corso degli anni si è abituato alle mie stranezze.
Anche se a volte mi chiedo cosa lo spinge a restare. Dopotutto uno come lui potrebbe trovarsi molti lavori prestigiosi.
Forse è per la paura della morte. Non accetto i traditori.
Ma lui non è come gli altri scagnozzi per me. È speciale. Perché non ha paura.
Non parlo di sparare a qualcuno. Tutti i miei scagnozzi sono pronti a piantare un proiettile in testa al primo passante.
Parlo della paura della morte stessa. Paura di me. Jonny Frost non ha paura di me.
Mi affronta come se fossi un suo pari. Non si lascia manipolare. E io non lo manipolo. Lui lo fa di sua spontanea volontà. Lo fa perché non ha paura di me. Si sente forte.
E ciò mi piace. La sicurezza è fondamentale.
Ma allora perché? Perché fare tutto questo?
Forse dopo tutti questi anni tra me e lui è sbocciato qualcosa di più di una semplice relazione formale.
Forse lui non lo mostra.
Forse resta per me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 08, 2017 ⏰

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