Evak;

1

12 febbraio 2017;

Quando aprii gli occhi, inizialmente non vidi nulla. Li chiusi di nuovo e mi rigirai tra le coperte.

Erano le 10:27 quando qualcuno bussò alla porta, e questa volta abbastanza luce filtrava dalle imposte da permettermi di vedere qualcosa e non darmi l'impressione di essere diventato cieco il giorno del mio compleanno.
Cavolo! Era il mio compleanno!
Mi sollevai lentamente e, puntellando su un gomito, mi stropicciai lentamente un occhio con la mano libera mentre l'altro cercava di mettere a fuoco. «Mà?»
«Hmm, no. Ritenta, sarai più fortunato.»
Avevo ancora i sensi intontiti dal sonno, ma niente nel mondo sarebbe mai stato in grado di impedirmi di riconoscere la sua voce. Neanche la brutta sbronza di ieri sera.
Oh.
Mi presi la testa fra le mani, mentre i ricordi riafforavano. Cercai il cellulare con una mano mentre sbuffavo. Non lo trovai. Mi ributtai all'indietro sul letto in modo molto drammatico.
Lui fuori dalla porta non parlava, non faceva rumore, ma sapevo che era lì e che stava aspettando.
 «Mmmhmm» risposi infine. Affondai la testa nel cuscino mentre la porta si apriva di qualche centimetro. Non avevo il coraggio di guardarlo. Quanto avrei voluto che lui non guardasse me.
Ma lui mi guardava. Sentivo il suo sguardo puntato addosso come un velo soffocante.
Lui mi vedeva. Quanto avrei voluto che per una volta potesse girarsi dall'altra parte e andare avanti. Perché doveva sempre pensare agli altri? Era fatto così. Ma allora, perché non poteva cercarsi qualcuno senza i miei problemi? Qualcuno con cui fosse facile stare. Sarebbe stato molto più semplice.
Ma invece eccolo là. Dietro la porta, con la mano sulla maniglia, ad aspettare che io dicessi qualcosa. Che lo invitassi ad entrare. A sperare che non lo mandassi via un'altra volta.
Ma io non ci riuscivo.
Eppure lui non se ne andò.
Lo sentii scivolare e sedersi sul pavimento. Poi non sentii più nulla.

Oh, Isak Valtersen. Cosa avrò mai fatto per meritare te?