Capitolo 1 - Carpe Diem

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Morte , quella semplice parola composta da 2 vocali e 3 consonanti che pone fine alla tua breve vita senza lasciare il tempo di farti capire il vero significato di essa. Ogni istante si avvicina inevitabilmente passo per passo fino a sfiorarti con un dito. Viviamo nell'ignoranza come se non dovessimo mai morire, moriamo come se non avessimo mai vissuto, e all'ultimo respiro esalato rimpiangiamo tutto il tempo perso alla ricerca della felicità mai trovata per davvero, oppure alla felicità che perdiamo in quei pochi attimi. C'è chi, colto dalla disperazione e dalla tristezza, mette fine a tutto quanto e rinuncia alla propria vita, e c'è chi, come me, è così felice da desiderare che il tempo per ognuno di noi sia infinito. Forse la vita non fa per tutti, o forse semplicemente ci vuole tutta la vita per imparare a vivere davvero. Seppur la mia fu troppo corta, alla fine capii tutto quanto. Tutti quei semplici e ripetitivi gesti compiuti quotidianamente, ogni battito, ogni respiro, ogni passo, ogni singolo istante era di grande importanza. Ci rendono ció che siamo, senza di essi la vita non sarebbe vita ma solamente un'esistenza monotona privata di scopo. Vi siete mai chiesti cosa ci sia dopo? Cosa accada quando il cuore smette di battere? Io come minimo una centinaia di volte. Mi domandavo se si potesse essere più felici di come lo ero io, se nascosto da qualche parte ci fosse un mondo in grado di far rivivere a tutti quanti i momenti più belli. Però, come tutti del resto, non sapevo e non avrei potuto capire appieno cosa significasse. Immagino che ognuno durante l'adolescenza ci si sia soffermato qualche secondo, per poi ripetersi mentalmente che l'ultimo giorno era ancora troppo lontano per preoccuparsene. Ed io ho commesso lo stesso errore. Ma nonostante tutto, la mia vita l'ho vissuta al meglio, ogni giorno venivo ripagata dei miei sforzi con un pezzettino di felicità in più. Se non avessi sbagliato, avrei passato gli ultimi giorni terrorizzata al pensiero che avrei dovuto lasciarmi tutto quanto alle spalle dicendo addio alle persone a cui volevo bene, e perciò sono contenta di questo mio errore. L'unica cosa che rimpiango, sono le parole dette a Jared prima dell'incidente. L'ultimo anno è stato un periodo abbastanza burrascoso e complesso per una ragazza come me, abituata alla mia solita e beata routine. Il tutto si era amplificato dopo la sua comparsa nei miei pensieri. La contentezza di piacergli era stata poco più tardi smorzata dai frequenti litigi causati da stupide gelosie, e per la seconda volta in vita mia avevo provato angoscia e sconforto come dopo la morte di mio nonno, un uomo dal cuore d'oro che mi era sempre accanto durante gli anni di infanzia. Sono stata segretamente innamorata di Jared dal primo anno di liceo, quando avevo solamente 14 anni, non ne so spiegare l'esatto motivo. Tutti lo spacciavano per drogato e asociale siccome se ne restava spesso e volentieri da solo o in compagnia del cugino Travis. Non condividevo assolutamente questi pregiudizi, e anzi, preferivo che fosse così solitario e misterioso piuttosto che uno dei soliti giocatori di basket o football interessato unicamente al fondoschiena delle cheerleaders della scuola , un gruppetto di oche ossigenate poco vestite che saltavano e sbraitavano a bordo campo tentando di mettersi in mostra. Quello che inizialmente mi aveva attirato più di lui era lo sguardo malinconico che aveva perennemente stampato in faccia, ogni volta che gli lanciavo occhiate fugaci e lo vedevo fissare tristemente fuori dalle grandi vetrate mi trattenevo a stento dal corrergli accanto e consolarlo con un forte abbraccio. Spesso speravo di poter entrare nella sua testa e capire cosa causasse quello sconforto che tanto mi faceva impazzire, se avessi potuto gli avrei dato un po' della mia felicità pur di vederlo sorridere almeno una volta. Per due anni non ho fatto altro che guardarlo da lontano fantasticando sui suoi occhi ambrati e i capelli mossi biondo cenere, finché una sera era finalmente arrivata la mia occasione di rendermi visibile e fargli notare la mia presenza. Danielle, mia amica d'infanzia, aveva organizzato una tipica festa liceale in occasione del suo diciassettesimo compleanno. Insomma, uno di quei party a base di vodka, birra, karaoke spacca timpani, limonate occasionali ( e non mi riferisco solamente alla bevanda) e ormoni adolescenziali impazziti. Non andavo molto d'accordo con questo genere di feste, però, più che altro per fare un favore a Danielle, avevo comunque acconsentito a partecipare. Erano presenti ragazzi dai 15 ai 20 anni, tutti quanti mezzi ubriachi a gridare cose insensate come: " mi ricordi molto quella striscia di pancetta succulenta che ho assaggiato ieri nel big mac" ( giuro che un ragazzo di colore, sdraiato scompostamente sul divano, lo ha detto seriamente) puntando qualche ragazza che capitava a tiro. Danielle credeva che in qualche modo, grazie ad uno di questi tizi che personalmente reputavo decisamente e palesemente di poco cervello, sarei riuscita a farmi passare la colossale e duratura cotta che mi ero presa per Jared. Mi spiaceva molto deluderla, perciò non le avevo mai confessato che, ai miei occhi, quei ragazzi in confronto a lui erano nulla. Però, non credo di averla mai ringraziata abbastanza per quella sera, fatto sta che grazie a lei ho conosciuto il cugino di Jared, Travis, con cui ho instaurato subito un rapporto di amicizia. Un giorno di primavera mi presentó Jared. Finsi di non averlo mai notato a scuola per non destar sospetti , e tentai di essere il meno impacciata possibile quando camminavo al suo fianco. 2 Mesi più tardi io Travis e Jared passavamo parecchio tempo insieme, e pian piano la vera personalità di quest'ultimo era riaffiorata, mostrando il ragazzo incredibilmente gentile ed altruista che realmente era, nascosto a lungo, velato dai sorrisi malinconici di cui ancora non conoscevo il motivo . Era tutto così dannatamente perfetto, noi tre amici, la presenza costante di Jared accanto a me. Finché un giorno, non riuscendo più a nascondere i sentimenti che provavo per lui, ho confessato tutto quanto, scoprendo così che ricambiava. Però il dolce e simpatico fato ha voluto che le ragazze iniziassero a notarlo non appena ci eravamo messi insieme. Le occhiate sfacciatamente fameliche che gli lanciavano mentre passeggiavamo nei noiosi corridoi grigi e neri mi facevano arrabbiare tanto che se avessi iniziato a praticare karatè le avrei stese a suon di ginocchiate e calci. Più di una volta avevo fatto notare a Jared , ovviamente scherzando , i fili di bava che scendevano dalle loro bocche imbrattate di rossetto e lucidalabbra. Ed è lì che sono iniziati i litigi. Lui odiava il fatto che parlassi con il mio compagno di classe e vicino di banco Xavier (un nuovo alunno molto simpatico trasferitosi da Vienna) ed insinuava che provassi qualcosa per lui , qualcosa che non aveva nulla a che vedere con due semplici amici, ed io invece odiavo le ragazze che gli ronzavano intorno. Un bel problema insomma. Non mi sarei mai aspettata che potesse andare peggio, e invece...


ONE MORE TIME - All over againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora