Lettera

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Caro Severus,
Spero che tu ora stia bene. Spero che la vita si sia ripresa tutto il dolore che gravava sulle tue spalle come un fardello troppo pesante da portare.
Che tu ora possa essere felice con lei. Ma sai quanto è dura per chi rimane...
Quanto tempo è passato da quando tutto è finito? Troppo o forse troppo poco. Il dolore non è mutevole, neppure alla condizione del tempo. E questo tu lo sapevi bene.
Da troppo tempo eri l'ombra di quel ragazzo che a soltanto ventun'anni aveva perso tutto, tutto ciò che gli importava veramente. Forse ciò che è successo ti ha, in fin dei conti, salvato da un baratro in cui eri caduto in silenzio, non chiamando mai aiuto, provando a rialzarti da solo.
Forse tante parole non andrebbero sprecate per il concetto così elementare per cui ti sto scrivendo.
Forse non sempre girare attorno alla faccenda aiuta chi ci sta in mezzo.
O semplicemente, di fronte ad un sentimento così nobile e puro come l'amore, è impossibile non impazzire.
Ti suonerà strano, e pare strano anche a me che sto provando a concretizzare il milione di pensieri che attanagliano la mia anima, ma io per te non provavo amicizia. Non provavo neppure quell'odio, o qualsiasi altra cosa ti sia sembrata, che ho ostentato dopo la morte di Albus.
Io ti amavo.
E ora, che sto mettendo su un pezzo di carta la parte più vulnerabile di me, mi sento un po' stupida per non averlo fatto prima.
Non credo che mai sarei riuscita a dirtelo in faccia, nonostante il mio essere grifondoro. Non dopo tutto il dolore che aveva accompagnato il dolce amore che mi volteggiava attorno durante la mia gioventù.
Speravo che quel sentimento sarebbe tornato in me con felicità e lietezza di cuore. Ma non sempre ciò che si spera così arduamente diventa realtà.
E ora, in quel baratro in cui ti sei ritrovato come un angelo caduto, mi ci trovo anch'io.
Lotterò per rimettermi in piedi ma i mostri del cuore ritornano nel buio, nel silenzio. Non permettono di curarsi le ferite superficiali che già sono andati a fondo, a scavare nella carne lasciando quella paura nelle ossa e le lacrime negli occhi.
Non avrei potuto dirti quello che provavo, ho sempre saputo del tuo legame con Lily. Nonostante tu non lo rivelassi, per me era già una certezza.
Ti vedevo, sai. Eri sempre così freddo, così isolato dal resto dal mondo. Ma nessuno capiva come tu fossi diventato così, mai nessuno ti si è avvicinato come aveva fatto lei. E, come avrei potuto io competere con una tale donna? Non ci sarei mai arrivata su quel piano su cui tu la ponevi.
A quanto pare l'amore non fa per noi. Forse le stelle ci sono state avverse o forse il firmamento è stato il perfetto spettatore di quella ragione di vita che ci ha spinto, mi ha spinto fino ad ora.
Però fa male. Dannazione se fa male...
Poter alzare la testa di qualche centimetro e vederti in quel quadro ignobile accanto ad Albus. È una ferita che si apre ogni volta che parli, ogni attimo in cui incroci il mio sguardo.
Non posso scappare da questa situazione, sono appesa ad un filo che sta per spezzarsi. E nessuno è di sotto, pronto a prendermi al volo. Nessuno è qui a calmarmi e a rassicurarmi che tutto andrà meglio.
Perché nulla andrà meglio.
Le ferite si chiudono, ma le cicatrici restano.
Sono un castello di sabbia in preda ad un mare in tempesta.
Neanche parlarne ad Albus avrebbe senso. È stato il mio confidente, il mio amico più intimo, ma come si può affidare una bambola rotta ad un burattinaio senza fili?
Non riesco più a capire cosa mi sta accadendo. Le parole mi sommergono, lasciandomi vuota, una conchiglia che ha perso il suo abitante, un corpo che ha perso la propria essenza.
Forse è soltanto la stanchezza che sta ritornando al suo legittimo proprietario, ma la voglia di raggiungervi si sta facendo strada in me. Non voglio, però, mancare  le mie promesse. Non posso deludervi ancora una volta.
Vorrei avvertire la tua presenza, un abbraccio silenzioso nella notte più buia, una mano da stringere nel momento del bisogno, una spalla su cui piangere quando i mostri riaffiorano. Ma non è così.
La verità fa così male da togliermi il respiro, l'impotenza davanti alla morte mi porta alla pazzia.
Non ci si può abituare alla presenza di un'assenza.
E la cosa più terribile è che tu ciò non lo saprai mai.
Non scoprirai del mio amore per te e neppure della mia sofferenza.
Perché ora sei dietro a quella lapide dal colore più candido di un giglio.
Ma per sempre risplenderai nel mio cuore.
Salutami Albus.
Con tanto amore,
                                                                                                                                                                          Minerva

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