Levi non ricordava assolutamente come fosse finito in quella situazione. Di sicuro non era in quel modo che avrebbe pensato di passare la giornata. Mentre rimuginava sul perché si trovasse su quel divano, un tremolio lo scosse e un suono disgustoso lo portò a girarsi verso quel moccioso alla sua destra.
« Eren... » disse il Capitano, voltandosi lentamente verso il ragazzo. « Cos'hai fatto? »
« Ho starnutito, signore » rispose l'altro, confuso. Lo sguardo di Levi gli fece dubitare non solo che quello fosse effettivamente uno starnuto, ma anche di essere lì in quel momento e persino di esistere.
Il corvino non rispose. Si limitò a guardarlo, con un'espressione che gridava orrore. Ciò che accadde dopo fu probabilmente la cosa più impensabile e divertente che Eren avrebbe mai visto in tutta la sua vita. Levi afferrò velocemente la coperta appoggiata sulle proprie spalle, la avvolse attorno al busto e con rapidi movimenti di gambe e bacino si trascinò il più lontano possibile dal moccioso.
« Capitano, con tutto il rispetto » disse il più giovane, ridacchiando. « Sembra un involtino. »
Levi prese un fazzoletto pulito dalla tasca del pigiama e soffiò rumorosamente. Non ricordava neppure a quando risalisse l'ultima volta in cui aveva avuto la febbre, ma quel moccioso era riuscito a ridurlo in quello stato. Mentre prendeva mentalmente nota di uccidere il ragazzo non appena si fosse ripreso, un altro appunto tornò nella testa di Levi. Ora ricordava tutto.
- 24 ore prima -
Prese un respiro profondo, cercando di calmare i nervi, già tesissimi a quell'ora del mattino. Le braccia incrociate stringevano il suo petto. Tamburellava – senza alcun cenno a voler smettere – le dita contro il proprio avanbraccio, e Hanji pensò che se Levi avesse continuato di quel passo, gli sarebbero usciti probabilmente dei lividi. Il corvino teneva lo sguardo fisso di fronte a sé, mentre uno ad uno scrutava le nuove reclute del Corpo di Ricerca, pronte per l'allenamento mattutino. Erano tutti lì: Mikasa, Armin, Sasha, Jean, Connie e gli altri. Ne mancava solo uno.
« Hanji » esclamò Levi, catturando l'attenzione della collega che si era allontanata di qualche metro da lui. Lei si voltò, sorpresa, e con un sorriso invitò il Capitano a continuare. « Hai idea di dove si sia cacciato quel moccioso? »
La donna fece un'espressione confusa. « Intendi Eren? » Si sistemò gli occhiali e, guardandosi intorno, rispose: « In realtà no. Non ricordo nemmeno di averlo visto alzarsi, ora che mi ci fai pensare! »
Levi considerò per un momento l'idea di chiedere la stessa cosa anche agli amici del ragazzo, ma la bocciò subito dopo. Sarebbe stato più rapido se fosse andato lui stesso a controllare. Così, emettendo un grugnito per nascondere quello che sarebbe stato un sospiro di esasperazione, Levi abbandonò il cortile ed entrò nel castello a passi rapidi.
Quando giunse davanti alla stanza di Eren si fermò. Si massaggiò rapidamente le nocche e, senza bussare, spalancò la porta con un calcio.
Ciò che vide gli fece desiderare di tornare ad essere un delinquente della Città Sotterranea: solo in questo modo avrebbe potuto uccidere rapidamente il moccioso e svignarsela. Tuttavia, essendo un Capitano, non sarebbe stato altrettanto semplice scappare alla giustizia. Così decise di ricomporsi, rimandando i propri impulsi omicidi ad un altro giorno.
Trovò che la posizione in cui dormiva Eren fosse del tutto disumana e pensò di proporre ad Hanji di controllare anche quel dettaglio, durante i suoi esperimenti.
Domandandosi in quale momento della sua vita avesse iniziato a fare il baby sitter, Levi alzò le maniche della propria uniforme e chiamò Eren.
« Moccioso! » esclamò a voce abbastanza alta, avvicinandosi al ragazzo. Quello, senza muoversi, borbottò un "Mmh" e si voltò dalla parte opposta, dando le spalle al Capitano. Levi cominciò a sentire i propri nervi lottare tra di loro. « Ancora cinque minuti, mamma » sbiascicò il ragazzo, sprofondando ulteriormente nelle coperte.
Quello che accadde dopo non è necessario raccontarlo nei particolari. In pochi secondi Eren si trovò catapultato a terra, massaggiandosi il fondoschiena dolorante.
- presente –
« E comunque » iniziò Eren, dopo infiniti attimi di silenzio rotti ogni tanto da Levi che beveva rumorosamente una tisana al mirtillo. « Avrebbe potuto svegliarmi più dolcemente » continuò il ragazzo, alterando il tono della propria voce per renderla più rauca.
Il Capitano si bloccò. Con una lentezza snervante, allontanò le proprie labbra dalla tazza, la poggiò sul tavolino di fronte al divano e tornò in una posizione composta. « Eren... Sei stupido? » chiese con estrema naturalezza.
« Non può avercela con me, se adesso ha la febbre! » si lamentò Eren, prima di soffiarsi il naso per l'ennesima volta. « Non è stata tutta colpa mia... »
« Eren, se non stai zitto ti farò sentire il suono che fa una zucca vuota quando si scontra contro una parete » lo liquidò Levi, scivolando lentamente nella coperta. « È stata senza dubbio tutta colpa tua. »
Per confermare la sua teoria, il Capitano cominciò a riassumere tutto quello che era successo il pomeriggio prima. Dopo essersi svegliato ad un orario vergognoso e aver fatto cominciare gli allenamenti con almeno mezz'ora di ritardo, Eren era stato un disastro per tutta la giornata. Infatti, Levi aveva passato un paio d'ore a chiedersi se fosse veramente il caso di fare l'allenamento anche a cavallo, ma dopo gli sproni di Hanji, aveva acconsentito.
Se solo avesse dato ascolto al proprio istinto.
- 16 ore prima -
Eren era strano. Levi si era così abituato alla sua parlantina che quel silenzio lo stava disturbando. Il ragazzo rispondeva a monosillabi, e se poteva se ne stava zitto. In più, quelle poche volte che aveva detto qualche parola in più rispetto a "Sì" e "No", si era lamentato di avere giramenti di testa e vertigini. Fu per questo motivo che Levi cercò di tenerlo d'occhio il più possibile.
Non appena Eren era montato sul cavallo per l'allenamento pomeridiano, Levi aveva notato che qualcosa sicuramente non andava. Eren stava letteralmente ondeggiando da sinistra a destra, e faceva fatica a tenere la testa in alto. Levi cercò di stare al passo, ma ad un certo punto aveva aumentato la propria velocità a tal punto da ritrovarsi al fianco sinistro del ragazzo.
Stavano cavalcando accanto alla fontana, quanto accadde il disastro. Eren perse i sensi e cadde verso sinistra, proprio sul Capitano Levi. Colto di sorpresa, quest'ultimo non era riuscito a reggere il ragazzo ed entrambi si ritrovarono catapultati nella fontana nel giro di pochi secondi.
- presente -
« Come puoi vedere, moccioso, è stata tutta colpa tua. Ti odio. » si lamentò Levi, affondando i denti in uno dei biscotti che aveva portato loro Petra. Eren chiuse gli occhi e si rannicchiò nell'angolo del divano.
« Ho freddo » sussurrò, tremando. Un principio di sorriso apparve sul viso del ragazzo, quando qualcosa di caldo lo avvolse completamente. Socchiuse un occhio per guardare il Capitano, e scoprì che si era tolto la coperta per metterla addosso a lui. « Non aveva detto di odiarmi? » lo schernì Eren.
« La proposta della zucca vuota contro il tavolo è ancora valida, moccioso » rispose Levi, guardando altrove. Quel rossore sulle sue guance doveva essere dovuto all'aumento della temperatura. Sì, era sicuramente la febbre.
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Tutta colpa di Eren | Speciale di San Valentino
Fanfiction"Levi non ricordava assolutamente come fosse finito in quella situazione. Di sicuro non era in quel modo che avrebbe pensato di passare la giornata. Mentre rimuginava sul perché si trovasse su quel divano, un tremolio lo scosse e un suono disgustoso...