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Ispirato da una persona
che mi tocca sempre
i capelli in classe
e con cui ho stretto
una delle mie più
belle amicizie

...

Prima liceo.
Nessuna faccia nota.
Solo.

La prima cosa che notai di lei furono i capelli: di un bel castano dorato. Portavano con loro ancora i caldi raggi del sole estivo. Mossi, lunghi, un po' scompigliati, ma perfetti nel loro essere.

Il naso all'insù, le guance coperte da due chiazze rosse e una bassa statura le davano un aspetto dolce e innocente. Da bambina.

Volevo conoscerla. 

All'inizio fu difficile, ma dalla seconda liceo passavamo molto tempo insieme.

Discutevamo di tutto, e praticamente non avevamo più segreti.

Parlavamo di ciò che ci circondava, scherzavamo su quello che i professori dicevano, andavamo in panico prima delle verifiche perché nessuno dei due era stato attento alla lezione e aveva preferito continuare la conversazione interrotta a mezzanotte della sera prima. 

Ogni giorno trovavamo qualcosa di cui parlare, anche la più sciocca e banale perché non volevamo rimanere senza argomenti e detestavamo rimanere in silenzio tra di noi. 

Adoravo quando mentre prendeva appunti si rigirava i capelli tra le dita, come una sorta di tic. Una volta, mosso da un mio istinto provai a toccarle una ciocca.
Se ne accorse lei prima di me, e al contrario di quanto pensassi, invece di arrabbiarsi, mi sorrise e disse che non c'erano problemi e che potevo continuare a farlo.

Ogni tanto mi univo anche io a quella sorta di tic che aveva, e prendevo una ciocca di quei fili dorati. Erano morbidi, a volte annodati, qualche volta rovinati, ma il giorno successivo, dopo una leggera spuntata tornavano normali. Il loro profumo variava da una settimana all'altra: a volte fiori tropicali, intenso e forte, a volte vaniglia e cannella, delicato e morbido, altre odori a me indefiniti, dolci e delicati.

Intanto continuavamo a crescere, ad imparare, a "studiare", a impanicarci prima delle verifiche, a parlare, a raccontarci storie. Non smettevamo mai di conoscerci meglio.

Ma non ero il suo unico amico: contrariamente a me, lei era capitata in classe con molti suoi amici e compagni delle medie, e passava altrettanto tempo con loro. 

Dalla quarta cominciò a passare sempre più tempo con loro.

Continuavamo a parlare in classe, ma la sentivo distante e mi sembrava che stesse con me solo per non farmi un dispiacere.

Dopo un po' smise anche di fare quello. 

Nel frattempo in quarta si era fidanzata con un ragazzo della compagnia che frequentava all'infuori della scuola. Non mi piaceva come tipo, ma non volevo dirglielo. Avevo paura che mi potesse considerare geloso. E in ogni caso non credo mi avrebbe ascoltato. Era molto testarda.

Contemporaneamente scoprii che fumava. Forse aveva iniziato prima, non lo sapevo, solo che me ne accorsi dall'odore dei suoi capelli, un giorno in cui fatalità ero seduto vicino a lei durante una lezione.
Non dissi niente nemmeno in quell'occasione. 

L'anno della maturità, in quinta, la sera di Capodanno, dopo mesi di silenzio ricevetti una sua chiamata. Ero a casa, nella mia stanza, lontano dai miei genitori e dai miei parenti. Non avevo nessuna voglia di festeggiare. 

Stavo lavorando a un progetto che volevo realizzare per l'esame finale, che mi avrebbe probabilmente rubato almeno un mese di tempo.

Misi da parte il computer e risposi.
La sentii piangere. Mi chiese di venirla a prendere. Il suo ragazzo apparentemente era sparito, non voleva dirmelo.

Her HairDove le storie prendono vita. Scoprilo ora