Like a work of art

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Questo posto diventa sempre più triste, è pieno di rimpianti e malinconie, di vite distrutte. non sono felice di essere qui, credo che questa psicoterapia di gruppo intensiva non serva più di tanto. Penso sempre, "Sei davvero felice che non ti stai drogando?" Perché so che voglio ancora farmi, voglio dire, ovviamente è una delle cose che preferisco fare. L'ho detto mille volte: voglio smettere, ma penso che sia dalla prima canna che voglio smettere. Mentono sulla marijuana. Vi dicono che fumare l'erba vi rende demotivati. Falso! Quando sei fatto puoi fare tutto quello che fai normalmente, uguale: solo che capisci che non ne vale la fottuta pena. E quando mi sono fatta d'eroina per la prima volta, era come se finalmente avessi trovato quello che stavo cercando. Potevo spegnere il cervello e, grazie a una sostanza chimica, cambiare di umore ed essere la persona che non posso essere altrimenti. 

La droga di per se non porta a niente, se non a un corpo e una mente distrutti, sinceramente a me va bene così, ma a quanto pare tu non mi accetti in queste condizioni. ho distrutto le tue aspettative su di me molte volte, lo so, e me ne pento. eppure un tempo sembravamo così uniti, come se fossimo una persona sola. Mi ero fin dall'inizio promessa di non perderci la testa, ma vai tranquillo che per tutti perderci la testa è sempre stata la cosa più facile, quindi l'ho persa.  "Guardati" mi dicevi. "Vorrei che ti guardassi come io ti sto guardando. Vorrei che percepissi la rabbia del cambiamento che ti sta attraversando. Vorrei che ti ammirassi, così come sei adesso, vestita di abiti sottili che vorrei sfilarti, sporca di quell'inchiostro indelebile che racconta la tua vita come solo tu la puoi capire" e di rabbia nel mio cambiamento ce n'era, lo sapevo, ma non volevo accettarlo. Mi guardavo allo specchio ogni giorno, mi vedevo diversa ogni giorno, mi vedevo migliore, ma forse l'effetto dell'eroina o della marijuana mi faceva cambiare il modo di percepire le cose. Non davo peso alle occhiaie profonde sotto i miei occhi verdi, nemmeno alla pelle leggermente scrostata sotto al mento. Non davo peso alle mie mani tremolanti, alle gambe sempre più magre, e alla voce sempre più rauca. Non davo peso nemmeno ai brufoli che si formavano sulle mie guance, sul petto e sui fianchi; mi sembravano cose normali.Quando mi ponevo davanti a uno specchio, avveniva come un arresto in me; ogni spontaneità era finita, ogni mio gesto appariva a me stesso fittizio o rifatto. Io non potevo vedermi vivere.

 Mai e poi mai avrei pensato di poter care in una dipendenza così profonda a causa tua. Eppure ora eccomi qui, in una comunità per drogati, perché a quanto pare è quello che sono, a frequentare gruppi di psicoterapia intensiva che vogliono farmi credere che tutto ciò è sbagliato, anche se per me non lo è, quando si ha un cuore infranto nulla è sbagliato.

La prima volta, ricordo, era un fine settimana, charlotte mi presentò te. "andiamo a fare un giro con dei miei amici" mi disse. Io e Charl siamo amiche da quasi tre anni ormai, lei è l'unica persona al mondo che forse mi conosce per quella che sono davvero, il che è inquietante dato che nemmeno io mi conosco bene, eppure lei si, lei riesce a capirmi sempre, a farmi stare bene, e io glie ne sono grata. Ma ora parliamo di noi due, non di me e Charl; quando ti vidi quella sera, mi sembravi surreale, quei tuoi occhi verde smeraldo a contrasto con la pelle olivastra e le labbra lucide e carnose, eri stupendo, realmente. La prima canna la fumai con te, non so perché, ma mi dicesti che ne valeva la pena provare, e io, da emerita cogliona, ti ascoltai. La prima volta aspirai lentamente, tossendo, mi piacque la sensazione dell'erba in  gola, nel corpo, mi sentivo adrenalina ovunque, felice, il cuore batteva veloce. Mi promisi di non farlo mai più, non volevo finire in brutte situazioni. 

Eppure successe tutto così velocemente, arrivò l'estate e noi due ormai eravamo inseparabili, eri come mio fratello per me, mi piacevi, ma non avevo il coraggio di dirtelo. Senza te mi sentivo persa, ma come sai ero strana, mi sentivo persa facilmente. Mi fermavo a ogni passo; mi mettevo prima alla lontana, poi sempre piú da vicino a girare attorno a ogni sassolino che incontravo, e mi meravigliavo assai che gli altri potessero passarmi avanti senza fare alcun caso di quel sassolino che per me intanto aveva assunto le proporzioni d'una montagna insormontabile, anzi d'un mondo in cui avrei potuto senz'altro domiciliarmi. Mi mancherai sempre.

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