i'm (not)perfect

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Prologo

Ero bellissima.

Ero popolare.

Ero invidiata da tutte le ragazze della scuola.

Ero corteggiata da tutti i ragazzi della scuola.

Ero la Presidentessa di Consiglio d'Istituto.

Ero ricca.

Ero capo cheerleader.

Ero.. Perfetta.

Il problema è quello: ero mentre ora non sono più nulla e questo grazie a mio padre e ai suoi finanziamenti sbagliati che l'hanno mandato in banca rotta rovinando per sempre la mia vita e quella di mia madre con la differenza che lei è scappata con un altro uomo ricco e più giovane oltretutto lasciando la figlia, per giunta indesiderata, al povero padre.

Nella mia vita tutto era assolutamente perfetto e al proprio posto. Vivevo in una villa a Manhattan Upper East Side per la precisione, ero circondata da domestici che facevano qualsiasi cosa, cucinavano, pulivano, stiravano e, sotto minaccia, facevano i compiti al posto mio. La mia stanza era grandissima, con un grandissimo letto a baldacchino, un grandissimo armadio per le scarpe, no non avete capito male, avevo veramente un armadio per le scarpe, una grandissima cabina armadio per i miei vestiti che erano veramente tantissimi, ero circondata da cose che finivano con issimo, issima e issimi. Nulla era poco o troppo poco. Ero perfetta sotto ogni punto di vista, forse un po' stronza, superficiale e viziata, ma per il resto ero la perfezione fatta a persona. 

Ero.

Devo tenere bene a mente che ora non sono più tutto questo. 

Non ho più una lussuosa villa a Manhattan ma vivo in un misero appartamento nel Bronx, pieno di delinquenza, droga e prostituzione, il posto perfetto per una principessina come me nata e cresciuta nel lusso. Non ho più nulla, domestici, bei vestiti alla moda ma soprattutto amici, credevo che quelli che avevo visto al mio fianco per quasi 5 anni fossero seriamente degli amici invece non erano altro che degli impostori. A scuola la situazione era insostenibile, ogni giorno venivo presa in giro e derisa da tutti perfino da quelli che fino a poco tempo prima io deridevo e umiliavo, non era più presidentessa e nemmeno capo cheerleader, non avevo più il mio bellissimo ragazzo Trevor al mio fianco -un dio greco col cervello di una nocciolina- e nemmeno Amber la mia migliore amica o quello che io credevo fosse.

Ero in quella casa, se così la si poteva definire, da una settimana e da una settimana esatta ogni sera piangevo abbracciata al mio cuscino col risultato di ritrovarmi al mattino con gli occhi rossi e gonfi. Non potevo continuare così.

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