Un suono fastidioso interrompe il sonno che mi ero guadagnata con tanta difficoltà.
Come sempre l'insonnia aveva accompagnato la mia lunga nottata.
Alle due del mattino, a stento mi ero alzata per controllare il respiro di Giada; ed ora erano appena le sette.La vita di una mamma è dura.
La vita di una mamma single lo è ancora di piú.
Ma la vita di una mamma che fa anche da padre, è indescrivibile.Mi alzo dal letto e prima ancora di fare pipí accendo la macchinetta del caffè per me e metto a riscaldare sul fuoco il latte per Giada.
Entro nella sua camera in punta di piedi; mi piace osservarla mentre dorme.
Lei non sente nulla, ha un sonno profondissimo.
Con la mano destra le accarezzo il viso incorniciato perfettamente dai boccoli neri che ha preso dal padre.
Ha un piccolo sussulto e con molta delicatezza cerco di risvegliarla.«Tesoro, dobbiamo svegliarci, la mamma ti aspetta per fare colazione».
«Mmm...» fa di rimando la mia dolce pigrona.
Allungo una mano verso il suo pancino e le faccio il solletico.
Ridendo e implorando di smettere, è finalmente in piedi con i suoi occhi verdi a fissarmi, assonnati.«Mi hai fatto il latte?» mi chiede tra uno sbadiglio e un altro.
La prendo in braccio e la porto con me verso la cucina.
Nonostante ormai sia abbastanza pesante, mi piace stringerla vicino al mio petto.
Facciamo colazione guardando i cartoni su Rai yoyo, l'unico canale che li trasmette ventiquattro ore su ventiquattro.
Quando finalmente termina il latte con i biscotti, ci andiamo a preparare.
Essendo molto vanitosa, dobbiamo impiegarci sempre moltissimo a sceglierle i vestiti, ma oggi con la prova del primo capo riesco a strapparle un sorriso e il tutto viene approvato.
Mentre la mia signorina, dopo una rapida lavata di mani e faccia, si veste, ne approfitto per prepararmi anche io.
Quando entrambe siamo pronte, mano nella mano, ci dirigiamo in macchina, destinazione: scuola materna.A lei piace stare con le sue maestre, già ad un anno ho dovuto portarla al nido; non sarei mai riuscita a mantenere entrambe senza un lavoro.
Non ho mai chiesto niente ai miei genitori, anche se loro piú volte, hanno provato a venirmi incontro.
Per quanto riguarda il padre, nei primi mesi mi aveva rifilato qualche centinaia di euro, ma dopo essersi assicurato che non avrei fatto parola a nessuno del suo coinvolgimento di ruolo con la bambina, se l'era data a gambe levate.Guido per circa mezz'ora, mentre io e Giada cantiamo a squarciagola le canzoni dello zecchino d'oro che oramai, anche io conosco a memoria.
Dopo aver parcheggiato e averla accompagnata in aula, le do due rapidi bacetti e salutato la maestra, scappo via.Oggi ho chiesto un permesso al capo dello studio contabile dove lavoro per poter organizzare la festa di compleanno della mia piccola e per mia fortuna, mi è stato accettato.
Non le ho fatto gli auguri appositamente per farle una sorpresa.
Vado al negozio a comprare l'occorrente e corro a casa per preparare i dolciumi, i tramezzini, le torte salate e la pizza.
Passo la mattinata a cucinare, ad organizzare lo spazio per far giocare i bambini e quello per far sedere i genitori; fortunatamente il mio salotto è molto ampio.
Dopo aver pranzato e aver riposato sono già le tre e mezza e io non sto piú nella pelle.
Già mi immagino il suo sguardo curioso verso i regali e quello goloso verso le ciberie.
Sarà contentissima di passare un pomeriggio con le sue amichette.
Mi assicuro che ogni cosa sia in ordine e finalmente mi fiondo a riprendere la mia bambina.Il percorso da casa nostra alla scuola materna, sembra sempre piú lungo e quando arrivo sono costretta, a causa del traffico intenso da uscita, a parcheggiare un po' piú lontano del solito.
Sono l'ultima mamma della classe di mia figlia ad arrivare e da lontano vedo la maestra Giusy che le tiene stretta la manina cercandomi con lo sguardo.
Giada è la prima a vedermi e mi corre incontro a braccia aperte.«C'è una sorpresa per te» le dico con un sorriso ebete a trentadue denti.
«Lo so, è il mio compleanno mamma» mi risponde lei furba.
Saluto la maestra con un cenno della mano e dopo essere salite in macchina, facendo un giro piú lungo e articolato del solito, la riporto a casa.
Ad aspettarci, da copione, mia madre che appena apre la porta se la sbaciucchia tutta.
Giada si guarda intorno con occhi sgranati.«Ma siete tutte qui?» chiede incredula alle sue amichette.
«Siiiii!» fanno in coro le bambine ridendo.
Qualcuna le corre incontro, altre sono già impegnate con i giochi.
Ci sono proprio tutti.
Mia madre e mio padre scattano mille fotografie alla loro piccola nipotina.
Mia zia, la pettegola, intrattiene gli ospiti adulti.
Mio fratello e la sua ragazza improvvisano dei giochi con i bambini.
E in un angolo mio cugino Leonardo; al suo fianco quella sgualdrina della sua ragazza.
Mi intreccio una ciocca color cioccolato tra le dita e mi mordo il labbro inferiore cercando di scacciare ogni brutto pensiero.Arriva il momento del taglio della torta e delle foto.
Giada non vuole collaborare.
La minaccio dicendole che se non scatta le foto, non apre i regali.
Piú sorridente allora, si mette in posa prima con le sue amichette, poi con i suoi nonni, con me, con mio fratello e mia cognata e per finire con mia zia, mio cugino e la sua sgualdrina.
Poi, ovviamente, a mia mamma viene un'idea geniale.«Scatta una foto con Leonardo!».
La fulmino con lo sguardo e lei mi rivolge un'occhiata interrogativa.
Siamo sempre stati legati, piú di quanto fossi con mio fratello e lei è sempre stata contenta di tutto cio.
Non riesce ad accettare che da qualche anno a questa parte, non usciamo piú e non ci sentiamo piú come prima.
Lui timidamente peró, è gia vicino a Giada che ci aspetta.
È impressionante quanto i loro sorrisi si assomiglino.
Nessuno peró a parte me, ha mai fatto caso a questo.Scattiamo la foto, spegniamo le candeline, mangiamo la torta e apriamo i regali.
La giornata è finalmente conclusa e sul ciglio della porta stiamo già salutando tutti.«Aspetta» urla all'improvviso Giada a una sua amichetta che si sta avviando con la macchina.
I genitori non vedono il suo scatto improvviso ed escono dal parcheggio alzando una mano per salutare un'ultima volta.
Giada corre comunque verso la loro direzione, opposta al nostro marciapiede.
Cerco di correrle dietro e fermarla, ma lei si butta in strada senza guardare.
Quando riesco a trattenerla fra le mie braccia, è ormai tardi.
Qualcosa di duro mi solleva in aria facendomi mancare il respiro.
Vedo Giada cadermi dalle braccia e quando mi giro, in un solo istante capisco quello che sta accadendo.
Una macchina grigia, degli occhi sbarrati, il respiro affannoso, i battiti accellerati e poi nero, soltanto nero.
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Ricordati di me
ChickLitSirya nasconde un grosso segreto. Una ventunenne che ha fatto troppe scelte sbagliate di cui peró, non si è mai pentita. Una figlia di quattro anni che riempie le sue giornate e colma l'amore che non le è mai stato dato. Giada è tutto cio che le rim...