capitolo 1

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"Dove ho sbagliato? " ripeteva sempre mia madre-...

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20 ottobre, 1966


Nacqui una sera di quell'anno, in Russia.

Fu molto difficile per mia madre trovare un posto in cui la accogliessero perché potesse partorire, molti ospedali erano chiusi a causa della mancanza di personale.

È stato difficile per tutta la mia famiglia trovare anche una scuola dove mandarmi, molte scuole erano chiuse per lo stesso identico motivo.

Se ripenso alla mia infanzia non posso dire di aver avuto ricordi molto felici...

Il vero problema non era il fatto che fosse difficile sopravvivere in quella città, ma era il doversi relazionare con altri ragazzi della mia età.

Sono sempre stato un bambino molto introverso a differenza di tutti i miei compagni di scuola.

Sin dalle elementari, tutti mi stavano alla larga.

Dicevano che ero troppo strano per loro.

Io non davo retta a quello che dicevano, preferivo stare per fatti miei.

Durante le lezioni passavo ore a guardare fuori dalla finestra, osservavo le cose muoversi e fare progressi.

Mi intrigava sempre vedere gli altri bambini giocare tra loro e reagire ai loro problemi.

Mi interessava sapere come il loro cervello funzionasse, volevo vedere come era fatto.

Non molto tempo dopo, iniziai a provare interesse anche per l'anatomia umana ed animale.

A soli 6 anni cercavo già di capire in che modo gli arti di uno scoiattolo potessero funzionare così bene.

Al mio settimo compleanno mio padre mi regalò per la prima volta un piccolo set da medico/chirurgo.

Era completo: aveva una piccola sega per le ossa, i bisturi, le siringhe, le boccette per contenere liquidi, e persino delle piccole forbici.

Ovviamente mia madre era molto contrariata a tutto ciò, pensava che possedere una cosa del genere avrebbe potuto farmi diventare un bambino pericoloso e turbato...

E non si sbagliava.

Solo pochi mesi dopo, pensai che sarebbe stato fantastico testare gli arnesi che mi avevano regalato.

....ma mi serviva una cavia...

Ricordo ancora quel giorno...quello fu il giorno in cui la mia vita cambiò per sempre.

Avevo deciso di uccidere uno scoiattolo e di aprirlo per vedere il suo interno.

Avevo solo 7 anni, e già mi sentivo molto emozionato all'idea di testare il mio bisturi.

All'intervallo, in giardino, andai sul retro della scuola...dove era pieno di alberi su cui si arrampicavano gli scoiattoli.

Presi un sasso molto pesante, e con il cuore a mille lo tirai contro uno scoiattolo, cercando di colpirlo...

Non ci riuscii al primo colpo, fu per questo che iniziai a lanciare molti più sassi contro uno di loro finché non riuscì a colpirlo.

La piccola bestia si schiantò a terra, con la testa lievemente ammaccata.

Guardai quel piccolo corpo per qualche secondo, la mia mano teneva stretto il bisturi tra le dita.

"Diamo inizio all'operazione..."

Mi chinai sul corpicino, allungai il bisturi verso il collo dell'animale e lo spinsi dentro la pelle.

Tracciai una lunga linea che partiva dal collo fino ad arrivare all'addome dell'animale.

Come una cerniera, aprii il corpicino dell'animale.

Tutti gli organi al suo interno erano molto piccoli.

Io gli osservai con un sorriso stampato sulla faccia, la gioia era indescrivibile.

Potevo finalmente studiare l'anatomia di un animale vero.

Iniziai a spostare gli organi dell'animale con la punta del bisturi, poi sventrai la parte inferiore, guardando quello spettacolo con gusto.

Fortunatamente nessuno degli altri bambini o delle maestre vide quello spettacolo che sicuramente avrebbero chiamato orrore.

Al suono della campanella capii che dovevo nascondere il corpo senza vita.

Lo misi sotto un mucchio di foglie, sperando che nessuno se ne accorgesse.

Avevo le mani sporche di sangue, ma la gioia dentro di me era forte.

Quell'esperimento cambiò letteralmente la mia vita...

Fu da quel momento in poi che non potei più fare a meno di uccidere animaletti e di vivisezionarli.

Comprai persino un taccuino su cui scrivevo tutte le osservazioni che facevo, disegnavo persino le illustrazioni.

Purtroppo, col passare del tempo la mia voglia di uccidere divenne un abitudine irrefrenabile.

A volte mi capitava di uccider e torturare degli animali non più per anatomia, ma solo per divertimento.

Tutto ciò stava iniziando a piacermi, e più un animale soffriva, e più lo trovavo intrigante.

La mia mente non la trovava una cosa pericolosa oppure proibita, pensava piuttosto che fosse solo un passatempo, un giochino.

Mi divertivo a vedere le bestie soffrire quando le torturavo, tutto ciò mi faceva sentire potente.

Mi sentivo come un dio...un dio a cui tutti si dovevano inchinare.













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