Salve a tutti gente.
Eccomi qui con la seconda e ultima parte della storia.
Spero davvero che vi sia piaciuta.
Avviso che verranno trattate tematiche delicate, non sono un'esperta e mi sono affidata un po' al buonsenso e all'istinto, spero di non aver detto e scritto castronate. In caso invoco l'ausilio della buona e cara licenza poetica.
Detto questo vi auguro buona letturaPARTE II
« Tu ... tu vivi qui? » Tre giorni dopo, né Blaine né Kurt avrebbero potuto dare un nome alla loro relazione.
Fidanzati ... no, quello era decisamente troppo.
Ragazzi ... forse, ma era ancora un concetto che spaventava entrambi, che il semplice pronunciare quella parola avrebbe potuto rompere quel delicato equilibrio che si era creato tra loro.
Scopamici ... quello era a dir poco riduttivo. Dopo quella piccola volta mentre aspettavano il Book, non c'erano stati più approcci di tipo sessuale.
C'erano stati delicati baci, rubati di nascosto quando nessuno guardava, c'erano state carezze, c'erano state colazioni e piccole passeggiate mano nella mano.
Blaine si sentiva come il protagonista di una delle più grandi e struggenti storie d'amore, di quelle che vedi solo sul grande schermo e che pensi non esistano nella vita reale.
Si era dimenticato quando fosse stata l'ultima volta che un ragazzo lo avesse fatto sentire così, forse non era mai addirittura successo.
Si sentiva invincibile e al tempo stesso vulnerabile come un piccolo pulcino indifeso; si sentiva elettrizzato e contemporaneamente spaventato dalla possibilità di amare uno spirito libero come Kurt; si sentiva di poter toccare il cielo con un dito e al tempo stesso di poter sprofondare nel più infuocato dei gironi infernali.
C'erano ancora molte cose che non avevano affrontato, una delle quali, quella che stava maggiormente a cuore per Blaine, era proprio il fatto che Kurt continuasse a dimagrire.
Non lo aveva mai visto mangiare. Tre mesi che lavorava in quel posto e non aveva mai visto Kurt mangiare. Anche quando facevano colazione insieme qualche mattina, Kurt non mangiava mai. Prendeva solo un succo di pompelmo e basta. Nient'altro.
Mai una volta Blaine lo aveva incrociato in mensa all'ora di pranzo. E quella cosa cominciava a preoccuparlo tantissimo.
Perciò quando il giovane modello gli aveva chiesto di andare a casa sua per un piccolo restyling, lui aveva accettato perché aveva chiara intenzione di cucinare un bel piatto di pasta e non uscire di casa finché Kurt non l'avesse mangiato tutto.
« Ehm ... si. » Blaine si guardò intorno. Ovvio, Kurt era un modello. No, Kurt era lo stilista di Vogue. Ovvio che avesse fior fiori di soldi e potesse permettersi un magnifico loft.
L'ambiente era elegante, arredato con gusto e con stile. Quel posto sembrava gridare Kurt ovunque guardasse.
« E' ... è favoloso. E lo dice uno che adesso vive praticamente in una reggia. »
Kurt sorrise. Quel piccolo, timido sorriso che Blaine amava rivendicare come suo, perché Kurt lo mostrava solo in sua presenza.
« Ok ... vieni, di qua c'è la mia cabina armadio! » Prendendo una mano di Blaine, Kurt si diresse verso la sua camera.
Sentì il solito brivido quando le sue dita, fredde e ossute, si intrecciarono a quelle calde e possenti di Blaine.
Kurt aveva sempre odiato studiare fisica a scuola. Ma ora capì una lezione di fisica.
Due poli opposti si attraggono sempre e non esiste un monopolo magnetico, se si separa un polo nord magnetico da quello sud, le due metà ricreano un polo nord e un polo sud in ciascuna di esse.
E così erano Kurt e Blaine.
Kurt non riusciva più a stare senza Blaine, era il suo pezzo mancante, rappresentava quel coraggio che non aveva, era la luce in mezzo a quel mondo che ormai era fatto solo di oscurità, era la mano che, stringendolo, lo teneva con i piedi ancorati per terra impedendogli di fluttuare via.
« O Mio Dio! » Blaine restò letteralmente a bocca aperta quando Kurt gli fece vedere la sua cabina armadio. Era enorme! No, non enorme. Era immensa. Era due volte più grande della casa che aveva quando era bambino. E quando Kurt aprì porte che conducevano ad altre piccole stanze, Blaine semplicemente si sentì quasi svenire.
Il ragazzo lo condusse verso una porticina, infondo alla cabina. Dentro c'era un piccolo stanzino al cui interno c'era una macchina per cucire, un piccolo manichino con avvolto intorno al collo un lungo metro giallo.
Sul manichino c'era un abito in piena creazione. Era ancora un abbozzo, ma Blaine poteva già vedere che era magnifico.
« Questo è il mio piccolo regno. » Pigolò Kurt mentre Blaine si avvicinava alla macchina da cucito e osservava i fogli che erano sparsi sul tavolinetto, dando una rapida occhiata agli schizzi di Kurt. Erano sensazionali, ed erano schizzi!
« Sei la prima persona che porto qui. » Quella rivelazione colpì Blaine come un fulmine a ciel sereno.
Ce l'aveva fatta.
Era entrato nella mente di Kurt, gli era entrato sotto la pelle, in maniera così lenta e silenziosa che il passaggio era stato graduale, senza traumi. E adesso Kurt era lì, davanti a lui, con un sorriso luminoso stampato in volto e le gote adorabilmente arrossate.
Blaine si avvicinò lentamente a lui, avvolgendo le sue braccia attorno al collo del ragazzo più alto. Si alzò sulle punte e baciò dolcemente le sue labbra.
« Grazie per avermelo permesso. » Il sorriso del modello fu dei più luminosi e Blaine si ripeté che avrebbe sempre, sempre voluto veder Kurt sorridere a quel modo.
« Allora ... che dici, cominciamo? »
Il moro dovette ricredersi. Il sorriso che Kurt ebbe stampato in volto per le successive cinque ore, quello era il suo sorriso più bello.
Kurt era un ciclone di adrenalina, un tifone di idee, un maremoto di energia, un vulcano di felicità.
Fece provare a Blaine abiti su abiti, accessori su accessori, senza mai fermarsi un momento.
Dopo cinque ore e dopo almeno un'infinità di outfit, Blaine era esausto. Non era mai stato amante dello shopping sfrenato da venerdì nero, il solito vecchio Blaine avrebbe cominciato a lamentarsi già dopo il secondo cambio d'abiti, ma l'entusiasmo di Kurt era contagioso e se c'era una cosa che Blaine non avrebbe mai voluto vedere nella vita era proprio veder spegnere quel luminoso sorriso.
« Kurt ... sono esausto ... possiamo fermarci e mangiare qualcosa? » Quando ormai l'ora del pranzo era talmente passata da poter essere in perfetto orario con la cena, Blaine crollò. E non era una scusa solo perché voleva convincere Kurt a mangiare qualcosa, ma Blaine stava davvero morendo di fame.
« Ok, proviamo solo l'ultimo outfit per il lavoro e poi puoi andare. » Blaine alzò gli occhi al cielo e prese i vestiti che Kurt gli passò e si diresse nel piccolo camerino, si la cabina armadio di Kurt prevedeva anche un camerino.
Cominciò a cambiarsi, sentendo Kurt canticchiare allegramente dall'altra parte del separé. Il modello era chiaramente nel suo mondo e Blaine non lo aveva mai visto più felice come in quel momento.
« Ah, Blaine ovviamente tutti i vestiti che stai provando, sono tuoi! »
« Coosa? » Blaine quasi si strozzò con la saliva.
« Si, li ho fatti per te. No vabbè alcuni sono miei vecchi vestiti, ma vecchi vecchi di quando ero grasso. Con questo non voglio assolutamente dire che tu sia grasso, anzi sei dimagrito tantissimo, ma sai com'è nel mondo della moda. Ma comunque la maggior parte di vestiti li ho fatti per te. Non devi sentirti in debito o cosa, frego a Isabelle le stoffe e tutto il materiale, insomma lei mi frega le mie creature, io posso benissimo fregarle della stoffa. L'ho fatto con piacere, sei diventato un po' la mia musa ispiratrice, mi piace usarti come modello ... insomma è buffo prima era tua sorella, adesso te, insomma è ... » Le parole si strozzarono nella gola di Kurt nel momento in cui Blaine uscì dal camerino.
Davanti ai suoi occhi c'era un altro Blaine, eppure al tempo stesso sempre lo stesso identico Blaine.
Indossava dei jeans scuri, aderenti, ma non eccessivamente (aveva notato quanto si lamentasse dei pantaloni troppo stretti), una camicia a quadretti piccoli bianca e beige, sopra un gilet beige aderente, l'ultimo bottone aperto che dava un'aria molto sexy al ragazzo. Ai piedi delle scarpe bianche, lucide, con un leggerissimo tacchetto e la punta stretta e leggermente allungata. Semplice, ma elegante e molto, molto sexy.
Oh, la novità dell'ultimo giorno. Blaine indossava le lentine.
Kurt si era accorto di quanto gli occhi di Blaine fossero immensamente belli. Lo stava baciando e da quella vicinanza poteva vedere ogni più piccola sfumatura di quei meravigliosi occhi che non erano banalmente marroni, erano marroni, verdi, grigi. Qualunque emozione accendesse il cuore di Blaine, faceva cambiare il colore di quegli occhi così grandi e così belli. Aveva delle ciglia lunghe e nere, che accarezzavano morbidamente gli zigomi del ragazzo ogni volta che questi sbatteva le palpebre. Poco importava che avesse quelle buffe sopracciglia folte triangolari (che Kurt ci aveva messo una buona mezz'ora per sistemare, sfoltire e dare una forma un po' più umana), erano dolci e conferivano a Blaine quell'espressione triste che, quando il moro ci si metteva d'impegno, faceva diventare estremamente pietosa.
Kurt si portò una mano sul cuore perché Blaine era bello che quasi faceva male.
Ma ... mancava ancora qualcosina.
« Aspetta qui! » Mormorò e andò nella piccola stanzina che conteneva tutti gli accessori, quali spille, bracciali, collane, papillon, cravatte.
Tornò con una piccola spilla a forma di girasole e l'appuntò sul gilet, battendo appena sul petto del ragazzo.
« Perfetto. Sei perfetto. »
Blaine sorrise e fece una giravolta per dare soddisfazione a Kurt di poter ammirare il suo operato a trecentosessanta gradi.
« Adesso! Andiamo a mangiare! Preparo un bel piatto di pasta. Sono bravo sai? Mia sorella ha un cuoco italiano a casa e mi sono fatto insegnare qualche piccolo trucco del mestiere. » Disse Blaine mentre, prendendo Kurt per mano, si diresse verso la cucina del ragazzo.
« Beh ... io mi accontento di un po' d'insalata, o di un gambo di sedano. » Blaine capì che quello era il momento. Kurt gli stava parlando delle sue abitudini alimentari e il moro pregò con tutto sé stesso che fosse una specie di segnale, un grido di aiuto.
« Kurt ... non puoi arrivare a fine serata con solo un gambo di sedano sullo stomaco. » Il volto di Kurt si abbassò e Blaine gli accarezzò dolcemente la guancia.
« Non ... non posso ingrassare, Blaine. »
« Kurt sei magrissimo e ogni giorno diventi sempre più magro. Kurt ... io ... posso parlare della sera della sfilata? » Gli occhi del ragazzo si sbarrarono di paura. Voleva davvero fare quel passo?
Guardò gli occhi ambrati di Blaine, così caldi e dolci che avrebbero potuto sciogliere il polo Nord.
Non annuì, ma nemmeno fermò Blaine quando cominciò a parlare.
« Kurt, tu sei bellissimo. Eri bellissimo già il primo giorno che ti ho visto. Capisco che tu sia un modello e debba tenere sotto controllo il peso forma, ma Kurt. Così ti stai facendo del male. La prima volta che ti ho visto la tua pelle era così eterea da brillare, sembravi una pallida luna che emanava quella fredda e delicata luce, ora la tua pelle è spenta. Hai dei perenni segni neri sotto gli occhi. Questo non ti fa bene, Kurt. Ti prego, mi uccide vederti così. Quella sera, quando ti ho sentito mentre vomitavi, Dio volevo solo abbracciarti e stringerti forte. Tu non meriti tutto questo, ti prego, aiutami a farti stare bene. Fidati di me, quanto io mi sono fidato di te a lasciarmi fare il restyling. »
Il silenzio che seguì fu dei più dolorosi.
Blaine era quasi sicuro di aver sbagliato ogni minima parola e che Kurt sarebbe scoppiato in lacrime, cacciandolo di casa e dicendogli di non tornare mai più.
L'altro dal canto suo stava vivendo la più terribile delle lotte interiori. La vita del modello non era la vita che amava e che voleva fare. Certo sin da piccolo era uno che stava attento alle calorie, ma non in quel modo così malato, così malsano. Sapeva che tutto quello era sbagliato, sapeva che era sbagliato non mangiare e vomitare quelle rare volte che si concedeva un pasto.
Guardò nuovamente negli occhi di Blaine.
Aveva ragione. Lui aveva fatto un piccolo compromesso, accettando il piccolo mondo di Kurt, lasciandosi vestire e lasciandosi alle spalle le felpe che continuava ad amare. Adesso era il turno di Kurt fare un piccolo compromesso.
« Non ... non tanta pasta, però. » La voce fu un sussurro appena udibile, un piccolo segreto che sarebbe rimasto tra loro, tra quelle quattro mura.
« No, Kurt. Giuro cinquanta grammi. Anche perché se te ne dessi di più credo che staresti male. Dobbiamo abituare lentamente il tuo corpo a mangiare regolarmente. Però tu devi promettermi che poi non corri a vomitare. » Kurt abbozzò un piccolo sorriso, mentre una solitaria lacrima gli scendeva lungo la guancia.
« Solo se tu prometti di farti aggiungere qualche papillon a qualche outfit. »
E Blaine sorrise.
Si, quello era un compromesso che era più che ben disposto a fare.
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The devil wears Prada
FanfictionNella vita le diversità non esistono per essere giudicate. Le diversità esistono per essere conosciute, imparate, accettate e alla fine apprezzate. Perché in un mondo dove tutto sarebbe come appare o un mondo dove tutto ciò che appare è esattamente...