_SAME LOVE_

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« ♫ Uomo o donna fa lo stesso, il vero amore non ha sesso! ♫ »
« ♫ Se io sono Omosessuale, non vuol dire che sto male! ♫ »
« ♫ Sposo un uomo ed è sbagliato? Ma chi mai ti ha invitato! ♫ »
Erano già due ore che marciavano per le vie di Torino urlando cori simili, ma il loro numero non accennava a diminuire, anzi, continuava ad aumentare. Il giovane si guardò intorno e notò con piacere che anche i cartelli ormai spuntavano come funghi: "L'amore non è un crimine", "La vera malattia è l'omofobia", "#lovewins", "Preoccupatevi degli uomini che si fanno la guerra, non di quelli che vogliono amarsi", "Dumbledore is Gay and that's Okay"... C'era perfino una nonnina in carrozzella col cartello "La nipote è sempre mia, Gay o Lesbica che sia" accompagnata dalla suddetta ragazza! C'erano cartelli di tutte le forme, dimensioni e colori, bandiere della pace che adornavano i portici e i balconi di molte case e palloncini colorati che fluttuavano in giro come grosse bolle arcobaleno. Il suo cuore si riempì d'orgoglio.
Lui, invece, continuava a camminare assieme al suo gruppo "VenetianLGBTPride" e sorreggendo il lunghissimo striscione (occupava quasi tutta la strada) con la scritta "Love is Love" adornata da diverse foto di ragazzi e ragazze che si baciavano.
Erano le due in punto di pomeriggio, il sole picchiava duro e il giovane rimpianse per l'ennesima volta di essersi messo quel giubbotto di pelle nera. Con quello, più i jeans neri strappati, gli anfibi, i capelli spettinati e la sciarpa arcobaleno tirata fin sul naso sembrava quasi un "terrorista dell'amore", ma era quello il look che avevano voluto creare lui e il suo migliore amico etero, Jason, che camminava affianco a lui vestito allo stesso modo.
Finora nessuno aveva ancora osato tentare di fermarli, ma era ormai notizia appurata che poco più avanti, proprio alla fine della strada, Ottaviano e la sua organizzazione pro-famiglia cristiana avessero allestito un blocco e non avessero intenzione di cedere.
Certo, loro protestavano pacificamente e nessuno aveva ancora usato violenza o scortesia nei confronti della cittadinanza di Torino, prima della partenza erano stati super chiari su quel punto poiché non volevano regalare pretesti ai bigotti per farsi aizzare contro le autorità; ma, se fossero arrivati lì e quei fissati non li avessero lasciati passare, nessuno poteva sapere come sarebbe andata a finire.
Il suo soliloquio mentale s'interruppe quando, mentre si apprestavano a uscire da via Roma per entrare in Piazza Castello, l'immenso corteo si ritrovò la via bloccata da una lunga fila di persone che si tenevano a braccetto facendo da "transenne" umane.
Prima di partire, era stato deciso che l'ordine del corteo avrebbe visto prima le varie organizzazioni LGBT, con in testa quella torinese, poi quella veneziana per seconda e tutte le altre città a seguire, per concludere con l'abnorme gruppo dei liberi dimostranti. Per questo, anche se la sua statura minuta non aiutava, Nico di Angelo dalla sua posizione aveva una buona visuale della cinquantina di persone che squadravano il loro corteo con aria schifata e di sfida e i loro stupidi cartelli omofobi del cazzo.
"Omosessuale = innaturale"? "Sei Gay? Possiamo aiutarti!"? "Famiglia e Matrimonio sono valori, non dissacrateli"? Nico dovette smettere di leggere altrimenti avrebbe ammazzato qualcuno.
Il loro corteo occupava benissimo tutta la strada, portici compresi, e ormai non si vedeva neanche la fine della carovana, eppure si dovettero tutti arrestare a poco meno di due metri dall'esigua fila di rimostranti.  Da quest'ultima, si fece avanti un quarantenne notevolmente emaciato che doveva essere Ottaviano: indossava un completo grigio gessato, aveva la pelle pallida e portava i capelli biondi col riporto per coprire un iniziale calvizie. In braccio, sorreggeva un grosso orso di peluche col ventre squarciato al quale era stato attaccato a un braccio con lo scotch il cartello "Ecco cosa fate all'infanzia dei nostri bambini".
Nico si sentì ribollire fino alle punte dei capelli.
Dal gruppo torinese si fecero avanti un ragazzo alto, moro e palestrato e tre ragazze, una bella biondina abbronzata alta e magra, una brunetta dalla pelle bronzea e il seno prosperoso e una mora più alta e fisicata, con i lunghi capelli raccolti in una treccia. Il ragazzo si era disegnato sugli zigomi due arcobaleni e sul petto nudo recava la scritta rossa "I'm Bi, don't judge me". Le ragazze, invece, indossavano tutte il pezzo sopra di un bikini arcobaleno, pantaloncini di jeans, stivaletti dai colori sgargianti. La bionda e la castana sorreggevano un cartello a testa: il primo diceva "Sì, supporto i diritti dei Gay. No, non sono Gay", mentre il secondo recitava "Le etichette sono per i vestiti, non per le persone". La mora, invece, sventolava un'enorme bandiera della pace.
Nico e Jason, in quanto rappresentanti veneziani, li avevano conosciuti tutti prima dell'evento: erano gli organizzatori di tutta la baracca, oltre che due coppie fisse. Il ragazzo, Percy, e la bionda, Annabeth, erano gli organizzatori del percorso e si erano occupati di tutti i permessi necessari (o, perlomeno, lo aveva fatto Annabeth). Invece la mora, Reyna, e l'altra ragazza, Piper, si erano occupate della pubblicità sui social e dell'organizzazione tra città.
La discussione tra i cinque sembrava accesa, ma nessuno riusciva a sentire cosa si stessero dicendo, forse un po' per la distanza e un po' per il frastuono che faceva il resto del corteo. Poi a Nico venne un'idea.
Chiese a Frank, il fidanzato della sorella che marciava con lei alle sue spalla, di prendere il suo posto, poi si fece spazio in mezzo alla folla per tentare di arrivare dallo striscione torinese, ignorando i richiami di Jason.
Alla fine, trovò la persona che stava cercando intenta a sorreggere l'angolo dello striscione di Torino.
Picchiettò sulla sua spalla.
«Ehi, scusa» e il riccetto magrolino vestito con quell'assurda tuta da meccanico verde fluo si voltò. «Tu sei Leo, giusto?» Un sorrisetto furbo nacque sul volto dell'interpellato.
«L'unico e il solo, strano ragazzo in nero. Ma chi lo cerca, per l'esattezza?» chiese lo smilzetto mentre una brunetta al suo fianco li guardava incuriosita.
«Sono Nico, il rappresentante di Venezia. Ci siamo presentati due ore fa, ricordi?» e il castano ebbe l'illuminazione.
«Ah, Nico, sì! Come va, bello? Che ti serve dal magnifico Leo?»
Nico sollevò un sopracciglio ma si avvicinò comunque al suo orecchio e gli sussurrò il suo piano. Quando si allontanò, vide una lucetta inquietante brillare negli occhi del ragazzo.
«Wow, certo che hai proprio una mente malefica nascosta sotto quella zazzera di capelli!» Ridacchiò e Nico alzò un sopracciglio.
«Ehm... sì. Allora, che ne dici?» Il sorrisetto del castano divenne quasi diabolico. Si voltò verso la brunetta, le passò il suo angolo di striscione poi le stampò un bacio sulle labbra.
«Calipso scusa, ma devo andare a Valdezinizzare un po' questa parata. Torno subito». Fece l'occhiolino al moro poi si allontanò e sparì in mezzo alla folla, ma non prima di aver dato il suo iPhone a Nico da usare come microfono.
A quel punto, anche il moro si permise di ghignare.
Da cosa gli aveva detto Percy, Leo era il miglior hacker che si potesse trovare in circolazione, oltre che un meccanico e un tecnico provetto. Le parole esatte di Percy erano state:"Lui adora smanettare ma sappi che, quando inizia, c'è sempre da preoccuparsi e corre ai ripari!".
E lui, sapendolo, aveva appena scatenato la belva.
L'idea gli era venuta quando aveva notato che, non molto lontano, alle spalle della barriera umana, troneggiava in Piazza Castello un enorme megaschermo con ancora casse collegate, forse reduce di un qualche concerto della sera prima.
Aveva subito pensato che fosse giusto far sentire a tutta Torino le ragioni assurde di quel gruppo di bigotti per spingerli a tentare di metterli i bastoni fra le ruote.
Compiuto il suo dovere, stava quasi per tornarsene al suo posto quando sentì una frase urlata dal signor Ottaviano.
«NO, ASSOLUTAMENTE NO! NOI NON LASCEREMO CHE VOI ABOMINI INVADIATE LA NOSTRA CITTÀ!»
A quel punto, Nico non ci vide più.
Aggirò lo striscione torinese e si diresse in gran carriera verso l'insolito gruppetto.
Percy stava per ribattere qualcosa, probabilmente un insulto sarcastico che gli sarebbe costato un coppino da Annabeth, ma quando vide Nico arrivare a passo di marcia si immobilizzò sorpreso ed anche un po' spaventato. Gli occhi di Nico erano armi letali.
«EHI TU, MA COME TI PERMETTI!» proruppe il moretto, attirando l'attenzione su di se. «Guarda che noi siamo esseri umani proprio come te e quella combriccola di robot senza cuore che consideri meglio di noi!»
«N-nico?» Reyna lo guardò con gli occhi fuori dalle orbite: quasi non poteva crederci che quel ragazzo al limite dell'introverso stesse facendo una scenata simile davanti a tutta quella gente! Aveva decisamente avuto una prima impressione errata su di lui.
«Ehi ragazzino, senti un po'...»
«Non chiamarmi ragazzino, nonnetto! Sappi che io sono un essere umano come tutte queste migliaia di persone alle mie spalle che chiedono solo gli stessi diritti tuoi e delle persone che definite "normali"!» Nico stringeva talmente tanto il cellulare di Leo che le nocche cominciarono a sbiancare.
«Ehi, ma la vuoi finire di...»
«NO, NON HO ANCORA FINITO!» gli urlò in faccia facendolo barcollare per la sorpresa. Poi, con la coda, dell'occhio vide il grande schermo alle spalle di Ottaviano prendere vita e il suo volto comparire un po' sgranato con alle spalle tutta la folla di dimostranti. In sottofondo riusciva perfino a sentire le note di "Same Love" di Macklemore.
Certo che il tipo ha proprio pensato a tutto! ghignò nella sua testa.
«Tu giudichi tutti noi per il sesso della persona che amiamo, ma non ti interessa minimamente se nel mondo ci sono problemi decisamente più grandi!» La sua voce ora rimbombava per mezza Torino.
«Siete tutti bravi a parlare voi, a sputar sentenze, ma in realtà non sapete nemmeno di cosa parlate! L'Omosessualità, la Bisessualità non sono malattie! Sono solo il nome diverso che abbiamo dato al semplice "Amore"!»
Ottaviano allora rise.
«Haha, tu parli bene, ragazzino! Stai male proprio come tutti questi esseri che ti camminano alle spalle, sei disgustoso! Cosa pensa tua madre del fatto che sei qui oggi? Scommetto che in questo momento si starà vergognando come una ladra!»
No.
Quello non doveva dirlo.
«TU, LURIDO SCHIFOSO, COME TI PERMETTI DI NOMINARE MIA MADRE! Prima di parlare ti consiglio di pensare, mia madre è morta già da molto tempo ma scommetto che in questo momento sta sorridendo da lassù! Se c'è una cosa che mi ha insegnato bene è che l'amore non fa distinzione, sono le persone che le fanno e giudicano in base ad esse!» Ottaviano ghignò.
«Oh oh, se ho capito bene, sei cristiano... Tuo padre non ti ha insegnato che i peccatori andranno all'Inferno?»
«Ci sono peccati più gravi dell'amare una persona. Se il Signore ci ama tutti, ci ama anche a dispetto della nostra sessualità!» Gli occhi dell'uomo divennero due fessure.
«Tu, piccolo eretico! Io mi andrei a nascondere se avessi un figlio come te o perlomeno ti diserederei!» e sputò per terra. Nico ghignò ancora.
«1 Timoteo 5:8 dice "Certo, se qualcuno non provvede ai suoi famigliari e specialmente a quelli della sua casa, ha rinnegato la fede ed è peggiore di uno senza fede". Ti stai mordendo la coda da solo, cane!»
«Ma come ti permetti, tu, essere immondo! Sappi che l'Onnipotente ti giudicherà giustamente quando varcherai i suoi cancelli!»
Nico stava per ribattere, quando un braccio si parò di fronte a lui. Si voltò, sorpreso e adirato, ma due occhi azzurri e un sorriso stupendo gli fecero morire le parole in bocca.
«Sa, è divertente» dichiarò il nuovo venuto. «Noi abbiamo la certezza che i gay esistono, mentre non abbiamo la certezza che esista Dio. Ma, nonostante ciò, neghiamo i diritti ai gay per paura che Dio si infastidisca».
Quel ragazzo alto e smilzo aveva parlato con tale leggerezza che tutti i presenti erano rimasti a bocca aperta. Nico non poté impedirsi di sorridergli complice.
Il nuovo venuto era anche lui a petto nudo con una collana di fiori hawaiana al collo e una di perle colorate e il simbolo della pace che scendeva fino al petto, una sciarpa arcobaleno legata in testa a mo' di bandana e indossava jeans a zampa di elefante con infradito rosa fluo. Riccioli biondi incorniciavano il viso abbronzato e lentiggini scure sugli zigomi e sulle spalle facevano risaltare magnificamente gli occhi chiari. E il suo accento, poi! Americano, di sicuro.
«Dopotutto, chiediamo solo la libertà di poter sposare chi amiamo. Le sembra sbagliato?»
Dopo l'ira cieca di Nico, Ottaviano era rimasto spiazzato da tutta quella tranquillità. Nico ghignò e fece un passo avanti.
«L'amore è un diritto umano» disse serio fissando Ottaviano negli occhi. «E anche i gay sono un esseri umani».
Il nuovo venuto gli sorrise felice poi Reyna fece un passo avanti.
«Io sono Lesbica e sono un essere umano»
Allora, Piper la affiancò.
«Io sono Bisessuale e sono un essere umano»
Poi fu il turno di Annabeth.
«Io sono Etero e sono un essere umano»
Fu seguita a ruota da Percy.
«Io sono Bisessuale e sono un essere umano»
Infine, anche il ragazzo "nuovo" affiancò Nico.
«Io sono Bisessuale e sono un essere umano»
Nico sentiva alle proprie spalle migliaia di voci fare un passo avanti, dichiarare la propria sessualità e il proprio diritto ad amare. Osservò i ragazzi sulla sua stessa fila e uno sguardo d'intesa valse più di mille parole. Ghignò.
«Non puoi vincere Ottaviano. L'amore è un diritto umano e vince su tutto!» poi si voltò verso il ragazzo biondo, lo afferrò per la nuca e lo baciò con trasporto tra fischi d'approvazione e applausi del corteo. Al suo fianco, le altre due coppie facevano lo stesso e tutti e sei erano ben inquadrati sul grande schermo mentre pomiciavano appassionatamente sul ritornello "I can't change, even if I try, even if I want it too, my Love, my Love, my Love".
Gli oppositori del corteo erano rimasti basiti di fronte a tanta sfrontatezza e non riuscirono minimamente a protestare quando, presi da un raptus di euforia, le file del corteo si mossero in avanti per invadere piazza Castello, passando tra le tre coppie che facevano da spartiacque, inneggiando all'amore libero.
Nico, intanto, era in Paradiso e si stava godendo appieno di quella bocca favolosa che gli stava regalando uno dei baci più belli di tutta la sua vita. Le loro lingue danzavano a ritmo con le note della canzone, gustandosi a vicenda e stuzzicandosi con passione, assolutamente indifferenti al pubblico di bigotti o alla fiumana di persona che passava accanto a loro.
Quando, senza staccarsi, socchiuse un occhio, osservò con piacere che Ottaviano era rimasto lì impalato a fissargli a bocca aperta. E allora non si trattenne: alzò una mano ed elegantemente gli fece il dito medio mentre con l'altra se ne stava tranquillo appeso alla nuca del biondo. Questo intanto gli aveva infilato le proprie dita tra i capelli e sembrava quasi stesse sorridendo per il gestaccio di Nico mentre si scambiavano quelle dolci effusioni.
Quando finalmente si staccarono per mancanza di fiato, non per altro, Nico sbatté un paio di volte le palpebre per spannare la vista annebbiata dal piacere, osservando così meglio il bel viso sorridente e leggermente arrossato del ragazzo. Il suo cuore fece una capriola e le ginocchia divennero gelatina.
Non poteva essere davero così bello?!
Ormai Ottaviano era sparito, risucchiato e disperso dalla folla assieme ai suoi seguaci fanatici di Dio, ma Nico non aveva occhi che per le polle azzurro ghiaccio del biondo americano che gli sorrideva.
«Ehm Ehm» Fu Piper ad attirare la loro attenzione. Nico tossicchiò leggermente e si staccò imbarazzato dal quel volto per girarsi verso i quattro. Li trovò tutti e quattro sorridenti e abbracciati, lì in piedi a fissarli da chissà quanto, e allora arrossì leggermente.
«Cosa c'è?» Sbottò nervoso e gli sembrò che i quattro sorrisi si fossero allargati un po' di più.
«No, niente» fece la ragazza inclinando la testa. «Bel discorso, ragazzo-tenebra. Siete carini voi due assieme» e, detto questo, i quattro si dileguarono sparendo tra la folla.
Nico grugnì in tutta risposta ma, quando si voltò per dire qualcosa al tizio, qualcuno gli saltò sulla schiena facendolo quasi cadere. Una cascata di ricci dorati gli oscurò la vista.
«Oh Nico, è stato fantastico, indimenticabile! Hai detto delle cose così giuste, così stupende che mi sono commossa! Frank, invece, ha pianto come una fontana ma è riuscito comunque a filmare tutto!» Nico intanto la rimise giù. «Sai, mi sono quasi chiesta chi fosse quel tizio che somigliava tanto a mio fratello, che parlava davanti a tutte queste persone e quasi prendeva a schiaffi quell'altro tizio!» gli disse scherzando e circondando le sue spalle in un abbraccio. «Sono fiera di te!»
Gli stampò un bacio sulla guancia, poi sparì com'era apparsa, probabilmente alla ricerca del suo enorme ragazzo.
Nico, che per la sorpresa era rimasto impalato incapace di parlare, lentamente metabolizzò il discorso della sorella.
Avrebbe dovuto ricattare Frank per farsi dare quel video!
Poi si ricordò che qualcuno alle sue spalle lo stava aspettando, quel sorriso luminoso che ancora non aveva abbandonato il suo volto. Nico tentennò.
«Ecco... allora...»
«Amica o sorella?» gli chiese il ragazzo togliendolo un po' dall'impaccio.
«Sorella»
«Ma non di sangue?» arrischiò il biondo.
«Più o meno» lo corresse Nico. «Ho una famiglia un po' strana»
«Già, l'avevo intuito» e Nico non poté fare a meno di pesare che quell'accento fosse adorabile se pronunciato con quel sorriso.
Poi si fece un Face Palm col pensiero. Da quando in qua pensava tutte queste carinerie?
Scosse la testa.
«Allora, tu sei...?»
«Will, piacere di conoscerti» Si strinsero la mano.
«Nico» e storse le labbra. «Sei americano?»
«Yep, californiano per l'esattezza». Nico aggrottò ancora di più le sopracciglia.
«E si può sapere cosa ci fai qui, a un Pride in Italia?». Allora il sorriso di Will si fece più furbo.
«Oh, my dear Sunshine, te lo dirò solo se mi porti a prendere un vero espresso italiano» e, nuovamente, Nico non poté impedirsi di ghignare.
«Andata!»

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Note dell'Opera:
Eh niente, ho scritto questa ff per un Pride a cui non sono potuta andare, ma al quale volevo dare tutto il mio sostegno (^^;)
Sappiate però che questa è una fic molto importante per me perché tratta un argomento a cui tengo particolarmente, quindi spero davvero con tutto il cuore che vi sia piaciuta (о'∀'о)
Comunque lasciate una stellina e/o un commento se vi va, altrimenti alla prossima fanfiction!

La vostra OperaIncompiuta chiude
♡〜(ゝ。∂)

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