18: L'ANELLO CHE CHIUSE LA CATENA

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Il Campo Numero 3 era come l'avevamo lasciato: le truppe che non avevano partecipato all'attacco camminavano tranquillamente, all'oscuro di tutto ciò che stava per succedere.
Non volevo distruggere la loro calma, ma dovevo farlo, per il loro bene, e per il bene di tutto il villaggio.
Quindi presi un grosso respiro, e urlai: «SCAPPATE! STANNO ARRIVANDO IN MIGLIAIA PER UCCIDERCI! PRENDETE TUTTE LE ARMI CHE RIUSCITE A TROVARE E SCAPPATE!»
La fiamma Owen, fece uno strano gemito di paura; la sua azione mi fece ricordare la brutalità di tutto quello che stavo facendo, e di conseguenza scesi da lui a capo chino, pensando a quello che stava per succedere.
Andai nella mia stanza in cerca di qualche cosa che mi sarebbe potuto servire per quella che sembrava l'ultima battaglia di una guerra che era iniziata meno di due mesi prima.
Aprii il mio piccolo armadio, e dopo aver dato un'occhiata alle mie vecchie tuniche viola, frugai dentro i miei cassetti, in cerca di qualche arma.
Controllai nel cassetto in cui tenevo alcune provette di pozione, e trovai tre Fulmini, due Guarigioni e quattro Furie.
Non mi sembrava abbastanza per una guerra, ma riuscii ad accontentarmi. Esaminai per l'ultima volta la mia stanza in cerca di qualcosa di utile, ma non trovai niente che potesse servirmi.
Stavo per uscire dalla stanza, quando qualcuno bussó alla porta che era leggermente socchiusa.
«Ey, Nick... Posso entrare?» chiese una voce femminile dietro la porta.
«Ma certo: Giulia, entra pure» avrei riconosciuto la sua voce tra mille.
L'Arciere entrò nella mia stanza, e noncurante di quello che avrei detto io, si sedette sul mio letto.
Era vestita come una classica giornata di ronda notturna in cima ad una torre, ma il suo sguardo faceva capire che sapeva tutto riguardo a ciò che stava per accadere. Mi fece cenno di sedermi accanto a lei, e così feci.
«Io vivo in questo villaggio sin dalla nascita» iniziò Giulia guardandomi negli occhi. «e mai avrei immaginato di ritrovarmi in questa situazione... Vorrei avere il tuo coraggio... Tu non hai mai paura di morire?»
La guardai sorpresa, e poi le sorrisi con triste sincerità.
«La paura che muoiano i miei amici è di gran lunga maggiore della paura della mia morte.»
Seguirono diversi attimi di silenzio; mi aspettavo che venissero interrotti dall'arrivo delle truppe nemiche, ma non successe niente.
Giulia cercò la mia mano nel materasso, e quando la trovò la strinse con forza. «Non saprei vivere senza di te» mi disse piangendo. Le sue lacrime mi coinvolsero, costringendomi a strizzare gli occhi per non vedere il suo pianto, e per trattenere le mie lacrime.
Sentii qualcosa sfiorarmi il viso, ma non ebbi il coraggio di aprire gli occhi per vedere cosa stava succedendo. Pochi secondi dopo una senzazione di calore si propagò dalle labbra in poi, costringendomi ad aprire gli occhi per intravedere qualcosa di quello che stava succedendo, ma l'unica cosa che vidi era Giulia. Si allontanò da me, facendo svanire quella sensazione.
L'Arciere uscí dalla stanza senza neanche guardarmi, e quando si ritrovò nella porta disse: «É stato stupendo». Ma non potei rispondere che se n'era già andata via.

Avrei voluto conservare quel ricordo per tutta la vita, o almeno fino alla fine della battaglia; ma il ricordo svanì poche ore dopo, con l'arrivo delle truppe nemiche al Campo Numero 3.
Le Torri degli Arcieri nel villaggio erano posizionate in modo che riuscissero a vedere le truppe da una distanza massima di 30 km; quindi quando gli Arcieri diedero l'allarme dell'arrivo delle truppe, io e tutti gli abitanti del villaggio avemmo il tempo di prepararci. Ero più che sicuro che il Campo Numero 3 sarebbe stato distrutto nella guerra, e valeva la pena sfruttare gli edifici difensivi che avevo a disposizione finché fosse possibile!
Le mie truppe erano schierate come una parete dietro alle mura: eravamo pronti per l'arrivo dei nemici.
Passarono pochi minuti di attesa prima che arrivassero le truppe nemiche, ma in quel tempo la mia ansia crebbe, ed ebbe il suo culmine quando vidi i soldati del re Mihin venire incontro al villaggio: milioni di Barbari, Arcieri, Stregoni, Goblin, Domatori di Cinghiali, Valchirie, Giganti e Streghe venivano verso di noi, urlando. Le truppe più pesanti e quelle volanti, erano disposte in modo diverso rispetto alla massa senza un criterio preciso: i Mastini Lavici e i Golem erano di fronte all'esercito, e spinti dalle altre truppe, assorbivano i colpi più potenti; i Draghi, gli Sgherri e le Mongolfiere erano sopra il gruppo, che terminava con i Bocciatori.
In meno di un minuto la situazione degenerò: esplosioni, frecce, pietre e fuoco volavano nel cielo, a tal punto che coprirono la luce del sole portando il buio nella battaglia.
I minuti che seguirono li passai uccidendo tutte le truppe che mi capitavano a tiro.
«Pugnalata qui... Fiammata là!» per una strana mania di esibizionismo, urlavo ogni mia minima azione.
Ogni tanto i miei occhi capitavano sopra qualche truppa che conoscevo nel villaggio, ma che subito veniva uccisa nel modo più cruento.
Eppure, anche dopo aver ucciso quelle che io contai come mille truppe, non mi sentivo utile: i nemici sbucavano da ovunque nel bosco.
Non sapevo che fare... Volevo essere utile... Ma non sapevo come.
E poi, mi tornò alla mente un detto che un giorno mi disse Michael: "i lupi cesseranno di attaccare sono nel momento in cui avrai allontanato il capobranco!".
Non mi ci volle molto per capire quello che dovevo fare: abbandonai il campo di battaglia, e corsi verso la direzione da cui erano arrivate le truppe; ogni tanto qualcuno cercava di uccidermi, ma io rispondevo con una potente sfera di fuoco.
Vidi i miei amici dietro di me, che abbandonavano i loro nemici per seguirmi.
«Dove vai?» mi chiese Natan.
In circostanze normali io avrei detto ad Amy, Rachele, Miriam, Larry e Natan che era troppo pericoloso, ma sinceramente avevo la più totale certezza che saremmo morti entro la mattina del 26 di Agosto, e visto che comunque non mi avrebbero ascoltato, dissi loro: «Se i nemici non hanno un capo, non potranno fare niente; andiamo ad uccidere il re Mihin!»
Loro risposero in coro un «Ok!» e poi mi seguirono in direzione del nemico.
Camminammo per molti metri, finché non lo vidi: il re Mihin.
Era a cavallo di un grosso Camut corazzato con l'armatura di un P.E.K.K.A., e con le sue due spade di Veleno, stava facendo strage delle mie truppe.
Rimasi a guardarlo per qualche secondo, per cercare di intravedere qualche dettaglio del suo aspetto, ma non ci riuscii a causa del fatto che portava una lunga tunica con un cappuccio che gli copriva il viso. Ad essere sinceri, io non sapevo neanche chi fosse il re Mihin: lo avevo identificato tra le milioni di truppe solo grazie al suo fare regale. Quando mi vide, scese dal suo cinghiale, e mi guardò soddisfatto: «Finalmente ci rincontriamo, caro Nick. Ti ho cercato a lungo... E ora ti ho proprio qui. Di fronte a me. Oh... E vero anche Amy... La tua cara sorellina...»
«Non azzardarti a toccarla...» dissi al Re proteggendo con il mio corpo Amy, con il pensiero che le facesse del male.
«Come fai a sapere che sono sua sorella?» chiese con un urlo la Strega.
«Perché io so di voi, più di quanto riusciate ad immaginare...» dopo queste sue parole, il re Mihin frugò con la mano un borsello in cuoio che portava al collo, e ne estrasse una sfera di luce argentea.
«Presto tutto vi sarà rivelato...»
La sfera di luce si trasformò in una nuvola, che si divise in due, arrivando al volto mio e di mia sorella.

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