I.

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Cosi la definivano i compagni di scuola 'la strana, la stramba' , di rado qualcuno la chiamava con il suo nome di battesimo, di rado qualcuno la chiamava in generale. Non era per i capelli verdi, per i vestiti strani che chissà dove comprava o per i numerosi piercing che le riempivano il viso dolce. Eva era un mondo a se, era schietta non aveva paura di dire cosa pensava e soprattutto non aveva paura di differenziarsi dalla massa. Non riusciva a relazionarsi con le persone, era sempre solitaria e se qualcuno era attratto dalla sua bellezza e cercava di avvicinarla lei rispondeva in malo modo. Dopo varie scenate, a scuola, era diventata per tutti 'quella strana'.

Girava sempre con un libro e un blocco da disegno, leggeva sempre anche a mensa in quel tavolo solitario e lontano da tutti.

Eva non era sempre stata cosi, certo era sempre stata solitaria e con la passione per i libri e per l'arte ma tutto era davvero cambiato quando, a tredici anni, era morto il padre. Inizialmente aveva cercato di fingere che non fosse successo nulla, sia con gli altri che con se stessa, aveva indossato una maschera ancora più dura di quella di prima ed era andata avanti ma poi i primi sintomi avevano iniziato a manifestarsi e la sua vita si era trasformata in un inferno. Eva era in grado di leggere nella mente delle persone. Cosa bella se si potesse gestire, anche utile e divertente. Peccato che Eva non la poteva gestire: era costretta a sentire ogni singola parola che passava nella testa di chi le stava ad almeno 10 metri di distanza, poteva sentire ogni cosa che la gente pensava di lei; era questo che l'aveva allontanata dal resto del mondo: il fatto di sapere che i ragazzi la avvicinavano solo per portarsela a letto, che le ragazze le parlavano alle spalle invidiose della sua bellezza. Stava diventando matta ne era certa. Pur di non trovarsi attorno gente falsa che pensava ad altro mentre le parlava aveva preferito chiudere ogni tipo di rapporto e lasciare che le persone la etichettassero come 'quella strana'. C'era solo un momento in cui Eva non sentiva quello che la gente pensava: quando leggeva. In quel momento la sua mente si concentrava talmente tanto su quelle lettere nere sulla pagina bianca che il mondo esterno le sembrava solo una nuvola attorno a se.

Anche a casa non era mai del tutto se stessa. La madre le voleva molto bene ma era una donna impegnata spesso in giro per lavoro, avrebbe voluto essere più presente nella vita della figlia che, era evidente, stava soffrendo ma se voleva portare lo stipendio a casa doveva lavorare. Eva aveva poi una sorellina di 9 anni, con lei, l'unica forse, aveva un rapporto davvero speciale. Solo Lisa sapeva del segreto di Eva e per ora Lisa era l'unica persona a cui Eva non era mai riuscita a leggere dentro. Quando era morto il padre Lisa aveva solo 4 anni e ricordava poco; Eva invece ricordava tutto, troppo. Il padre era il suo eroe, la sua vita senza di lui era buia e senza meta. Poco prima di morire il padre le aveva detto di essere in grado di leggere nella mente delle persone ma Eva, pensando che fosse la malattia a farlo parlare, non gli aveva dato ascolto e aveva riso. Circa una settimana dopo si era resa conto che il padre non la stava affatto prendendo in giro.

I capelli di Eva, prima che li tingesse di quel colore cosi particolare, erano scuri in netto contrasto con la sua pelle di porcellana e quegli occhi così grandi e neri con le ciglia lunghe. Era sempre stata bella ma cercava di non farsi notare e le persone , in effetti, non le avevano mai prestato grande attenzione. Alle medie aveva anche delle amiche, di quelle che si hanno alle medie con cui vai a prendere il caffè il pomeriggio e poi nel momento del bisogno scompaiono. Alla morte del padre non ce ne era stata nemmeno una che si era presentata al funerale o le aveva fatto le condoglianze. Al liceo la madre l'aveva iscritta a un liceo privato, sperando che la figlia potesse avere una buona istruzione intelligente com'era. Era un liceo classico. Eva lo odiava. Era solo una gabbia dove i figli di papà venivano spediti perché tanto si sa pagando si ottiene tutto. La ragazza aveva provato a farsi degli amici ma era troppo intelligente per quei ricconi senza cervello. La scoperta da parte dei compagni che era senza padre e che quindi aveva un solo genitore che portava lo stipendio a casa aveva peggiorato ulteriormente la situazione. Con l'avanzare della 'maledizione', come la chiamava Eva, si era resa conto di essere nei pensieri dei suoi compagni più di quanto potesse immaginare e si era allontanata. Rispondeva male ed era scontrosa con tutti. Man mano divenne 'famosa' nella scuola, non c'era persona che non avesse insultato o alla quale avesse risposto male; perfino i professori ne avevano paura, più volte avevano convocato la madre che però non sapeva dare spiegazione del comportamento della figlia, tanto timida e delicata a casa. Aveva provato a parlarle, le aveva anche proposto uno psicologo ma senza successo. Dopo un anno dove tutti la guardavano Eva aveva preso una decisione drastica: si era tinta i capelli, un verde intenso che si vedeva da lontano, era andata da piercer si era fatta fare il septum, l'eyebrow, il labret e l'helix rovinando quel suo visino delicato, aveva smesso di vestirsi come gli altri e aveva preso a comprare vestiti in strani negozi. La gente la guardava sempre e comunque tanto valeva darle un motivo in più per farlo.

Ora si trovava in quinto: un anno e sarebbe uscita dall' inferno. Poi si sarebbe messa a studiare lettere da privatista. Questi erano i suoi piani per il futuro. Ma spesso il futuro riserva altro.



[Salve a tutti, è la prima storia che pubblico su wattpad. Fino ad ora avevo scritto solo qualche fanfiction su efp... spero che la mia storia vi piaccia e lasciate un commento. Grazie]

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 23, 2017 ⏰

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