Il mio povero skate!

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Thea
Stavo correndo sul mio skate, il vento mi attraversava i capelli e lo sentivo gelido sul mio volto. Ogni tanto acceleravo dandomi una spintarella con il piede destro per poi rimetterlo sullo skate nero.
Devo dire che sono poco temeraria per essere una skater. Però quando vedo una ringhiera non posso resistere, devo per forza scendere con lo skate, pur essendo consapevole di tutti i rischi che correvo. Vidi la prima ringhiera di quella lunga giornata e decidi di farla con lo skateboard. Eccomi dopo un po' ai piedi di quella ringhiera. Ero intatta anche quella volta. Proseguii la mia corsa per arrivare in un negozio sportivo che ospitava due grandi rampe ottime per gli skater. Corsi più veloce del vento. Ero arrivata a un incrocio, quando dopo aver guardato attentamente la strada, ero ripartita velocemente, ma a quanto pare ero l'unica a guardare, perché qualche secondo dopo mi trovai per terra e lo skate mezzo rotto.
Un ragazzo mi era venuto contro, anche lui con lo skateboard.
Il mio leggins nero si era strappato sul ginocchio rivelando una piccola ferita sanguinante e avevo avuto una forte botta al braccio, che mi pulsava dolorosamente.
Mi massaggiai la testa dopo la caduta, e vidi un ragazzo disteso anche lui per terra, probabilmente anche lui a causa dell'impatto.
Mi alzai con fatica, mi faceva male tutto. Guardai il mio skateboard nero appena comprato: era spezzato in due. Faceva più male quello che avevo appena visto che la gamba o il braccio. Mi misi le mani sulla bocca e poi mi accasciai per terra per prendere lo skate. Lo tenni per un po' tra le mani, poi me lo misi sottobraccio e senza nemmeno fare caso al ragazzo che si era alzato e stava venendo verso di me, cambiai direzione e mi avviai a casa.

- Ferma! Stai bene? - mi urlò qualcuno.
Mi girai di scatto e vidi il ragazzo che mi aveva urtata venire contro di me zoppicando. Era alto e aveva i capelli castani e occhi del medesimo colore. Era bellissimo.

-Si, sto bene, ma lo skate no...- dissi indicando lo skateboard che tenevo sottobraccio.

-Mi dispiace... se vuoi te lo ricompro...- mi disse un po' imbarazzato.

-È l'ultimo modello Marcelo Burlon, ho fatto immensi sacrifici per comprarlo, non fa niente, ne comprerò uno di seconda mano, grazie lo stesso- risposi quasi con le lacrime agli occhi guardando il mio skate spezzato a metà. Il mio povero skate!

-Ehi se ci tenevi così tanto sono disposto a fare il doppio dei sacrifici per comprartelo di nuovo, è colpa mia se si è rotto-

-No, grazie... davvero, non posso accettare, costa 450 euro, non posso accettare, davvero. Posso sapere il tuo nome?-

-Adrian.- risponde porgendomi la mano.

-Thea.- dissi stringendo la sua mano.
Sorrisi.
-Io vado, ci si vede in giro- salutai e mi girai zoppicando, diretta verso casa. Reggevo ancora lo skate tra le braccia, come un neonato. Si beh, lui era come il mio neonato. era l'ultimo modello Marcelo Burlon... non riuscivo a credere di averlo perso a due giorni dall'acquisto. La cosa di cui avevo più paura era mia madre.
Entrai in casa e la prima cosa che vidi fu proprio mamma sul divano. Mi guardò e poi posò lo sguardo sullo skateboard, spalancando gli occhi.

-Che è successo Thea!- mi chiese preoccupata.

-Stavo andando alla pista al negozio sportivo e a un incrocio un ragazzo mi è venuto addosso. Giuro che ho guardato per più di due minuti la strada e non c'era nessuno! Poi è piombato lui a tutta velocità e mi ha fatta cadere e mi ha rotto lo skate...- dissi provando a giustificarmi. Mia madre odiava quando mi facevo male a causa dello skate, perché secondo lei era roba da maschi.

-Lo skate nuovo?! Dopo due giorni già rotto! Altra buona ragione per non comprartene più!- disse alzando il tono.
Abbassai lo sguardo e mi ritirai in camera. Andai a fare la doccia e dopo mi disinfettai le ferite. Riposi il mio skate sotto il letto e mi sedetti su una poltroncina rossa.
Volevo ancora scorrazzare per le strade di Londra, perciò presi il mio vecchio skate, leggermente rovinato, e uscii di nuovo di casa, diretta a un chioschetto lì vicino. Diedi una forte spinta allo skate e iniziai a correre. Arrivata al chioschetto presi sottobraccio lo skateboard e andai ad ordinare un frullato di fragole. Vicino al bancone vidi un cartello: ^Cercasi assistente^. Diciamo che l'idea mi attirò parecchio, perché avevo voglia di un altro Marcelo Burlon identico al precedente, ma non avevo soldi, e pensai che pulire i tavoli non era così complicato. Chiesi informazioni al primo barista che incontrai.
-Scusi, cercate assistenti?- chiesi.

-Oh si, ti interessa per caso?- mi rispose entusiasmato.

-Ehm, si-

-Bene, vedi quella ragazza lì in fondo? È il responsabile, va a parlare con lei, oh e ecco il tuo frullato- mi sorrise e mi porse il frullato. Ringraziai e mi diressi verso la ragazza che sedeva a un tavolino da sola.

Dopo aver parlato con lei stabilimmo che il giorno dopo, dopo la scuola, sarei dovuta trovarmi lì alle 17:00 per una prova. Tornai a casa con il sorriso.

La mattina dopo mi svegliai presto e mi preparai distrattamente per la scuola. Indossai uno dei soliti leggins neri e una felpa rossa della Nike da sopra e le mie vans nere rovinate ai piedi. Misi i libri nello zaino e presi il mio vecchio skate nell'armadio e mi avviai a scuola.
Arrivata lì lasciai lo skate nell'armadietto, che, dovrebbe essere fatto per i libri, ma non fa niente, e mi avvio in classe. Nel corridoio vedo Adrian, il ragazzo con cui ho avuto lo scontro il giorno prima.
Cercai di non farmi notare, non mi piaceva essere vista con i ragazzi nella scuola, soprattutto perché Clara e Tessa mi avrebbero fatto fare una pessima figura, così sgattaiolai silenziosa in classe. Ma proprio mentre stavo per entrare, qualcuno mi chiama.

-Ehi Thea!- mi disse Adrian. Diventai rossa e mi girai.

-Oh ciao Adrian, se non ti dispiace devo davvero andare, ci vediamo dopo.- dissi allontanandomi sempre di più.

-Oh guardate! La skater che parla con un ragazzo! Chi è? L'hai pagato per farlo parlare con te?- urlò Cami vedendomi parlare con Adrian. Sapevo che sarebbe andata a finire così. Mi girai e mi limitai a fare una smorfia a Cami e a salutare Adrian.
Entrai in classe e mi sedetti al primo banco. Purtroppo essendo bassa dovevo per forza sedere li, anche se avrei preferito starmene in ultima fila con la testa tra le nuvole.

-Chi era quel ragazzo così carino?- mi chiese Tessa. Sbuffai.

-Si chiama Adrian, è un amico.-

-Carino il tuo amico!- rispose Cami. Non so perché, ma ero un po' gelosa. In fondo, eravamo davvero solo amici... ma non so perché, ero gelosa.
Alzai gli occhi al cielo e presi dal mio zaino il quaderno di algebra per ultimare i compiti che non avevo svolto il pomeriggio precedente.

Dopo le lezioni provai a non farmi notare da Adrian, ma ovviamente non ci riuscii.

-Thea! Posso chiederti una cosa?- si avvicinò Adrian correndo.

-Sì,  dimmi.- risposi continuando a camminare.

-Chi sono quelle due ragazze e perché ti prendevano in giro?- sapevo già che mi avrebbe domandato quello. E gli risposi che erano le ragazze più popolari della scuola e, visti i miei atteggiamenti un po da maschiaccio e la mia passione per lo skateboard, nessun ragazzo si era mai avvicinata a me, e sono sempre stata derisa da loro.
Dopo lo salutai, non avevo tempo per rimanere a chiacchierare, era già l'una e mezza e dovevo pranzare e andare al chioschetto.

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Primo capitolo finito! Vi piace? Fatemi sapere se vi è piaciuto💘 lasciate una ⭐️ se vi è piaciuto e commentante! Vi aspetto al prossimo capitolo💘

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