Marcus - Un mix perfetto fra caos e quiete.

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Suona la sveglia.
Puntuale come ogni mattina.
Il vento soffia forte, dalle finestre entra un sibilo angusto.
Il sol pensiero che dovrei lasciare il caldo piumone ed immergermi nel freddo di questa mattina lenta mi rattrista, mio malgrado però la sessione invernale è iniziata ed io devo darmi da fare con lo studio se voglio dare un senso a questa giornata.
Alzato, vestito e profumato, come ogni volta prima di uscire di casa, mi soffermo ad ammirare mio fratello Carlos, il più piccolo, dormire beatamente. E' ormai consuetudine per me, guardarlo dormire mi trasmette tranquillità, serenità, sembra così innocente... almeno quando dorme.
Uscito di casa il freddo umido del mattino mi avvolge completamente, il vento oltretutto fa la sua parte.
Mi dirigo verso la fermata del pullman.
La natura a volte è in perfetta simbiosi alternando attimi di bufera, gelo, dove il vento tira forte e c'è frastuono, rumore assordante di alberi che combattono il vento, poi ci sono quegli attimi in cui il vento si calma lentamente, cala la quiete ed il rumore affievolisce, tutto tace. Mi affascina molto.
Un mix perfetto fra caos e quiete.

Mentre sto attendendo alla fermata del pullman mi arriva un messaggio, è Roxy.
«Dove sei Marc?»
«Sono alla fermata del pullman, dovrebbe arrivare fra due minuti. Sarò lì per le 9.»
«Va bene, noi siamo già tutti qui in aula F8, manchi solo tu!»
Ovvio, come sempre sono io il ritardatario del gruppo.

Una volta sul pullman mi siedo in uno degl'ultimi posti.
Ai primi posti ci sono i casinari, quelli che di prima mattina sono così allegri e pimpanti,
mentre io mi maledico perché ieri sera sono andato a dormire tardi ed ora sono stanco morto.
Gli ultimi posti invece sono solo per pochi, sono i posti meno affollati, sono i posti dei pensatori, dei solitari, di quelli che vogliono stare in pace, lontano dal trambusto dei primi posti.

Metto play alla playlist con le mie canzoni preferite. Metto play ai miei pensieri.
Come fai a frenare i tuoi pensieri quando tutto quello che vedi fuori dal tuo finestrino scorre velocemente?
Tutto ciò che vedi è quel paesaggio sfuggente appena dietro al vetro, ti fa sentire piccolo, minuscolo.
E ti inghiottisce in un turbinio di idee, teorie, preoccupazioni.
Sono stupefatto di come, da questa scatola di latta rumorosa, il mondo là fuori sembra enorme, uno scenario rude, selvaggio, contraddistinto in ogni sua forma, ogni suo particolare, al tempo stesso caratterizzato da una bellezza genuina, limpida,
una bellezza così trasparente... disarmante.

E' pieno inverno e tutto ciò che vedo fuori è una paesaggio dalla bellezza triste, cupa, il cui elemento caratterizzante sono gli alberi spogli avvolti dalla nebbia, tetra accompagnatrice di questa mattina grigia.
Alberi spogli, vuoti, come me.
Come quando perdi il senso ti quello che ti circonda e brancoli, senza una meta, senza motivo per andare avanti, perso in mille dubbi e insicurezze. Io mi sento proprio così.
Devo assolutamente darmi da fare, non posso deludere i miei. Se non posso ripagarli dei sacrifici che stanno facendo per me, posso almeno provare a renderli soddisfatti e orgogliosi di quello che è il mio percorso universitario. Non posso deluderli.
Cristo che peso, quante responsabilità.
Ho voglia di farmi una canna. Ho voglia di staccare la spina dal peso di queste preoccupazioni.
Ho voglia di fare un viaggio mentale irresponsabile.
Ma per il momento sto solo viaggiando verso l'università...

"They say that the world was built for two
Only worth living if somebody is loving you
Baby, now you do"
‒ canta la dolcissima Lana Del Rey.

Il mondo merita di essere vissuto solo se qualcuno ti ama.
Sarà vero?
Se invece una persona si sente sola? Abbandonata?
Fuori posto?
Come si fa a credere a queste parole?

Sono arrivato all'università e vado di corsa in facoltà dove mi stanno aspettando tutti.
Per il momento metto pausa  alla musica, metto pausa a tutto quello che mi porto dentro.

Il bordo di un diario perduto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora