Il suono della sveglia si insinuò fastidiosa nella testa di Andrea, strappandolo purtroppo dal bel mondo dei sogni e riportandolo nella cruda realtà. Il giovane sbuffò ed a occhi chiusi cercò a tastoni l'aggeggio infernale sul comodino per poterlo mettere a tacere. Conclusa questa operazione si girò a pancia in sù e posò un braccio sulla testa.
Aveva pregato in tutte le lingue affinchè questo giorno non arrivasse, ma era accaduto il contrario: i sei giorni che li separavano gli sono sembrate le giornate più corte della sua vita!
Dopo qualche secondo, passato in totale immobilità, si alzò e molto lentamente si diresse in bagno per fare una doccia, sperando che almeno quella gli avrebbe donato un pizzico di energia.
Mentre se ne stava sotto il getto rilassante dell'acqua tiepida, pensò a come avrebbe dovuto comportarsi una volta di fronte al possessore di quegli occhi e di quello sguardo che non lo avevano abbandonato nemmeno per un secondo dopo quello strano ed imbarazzante incontro a scuola. Infatti, dopo quell'episodio, Andrea era ritornato per la riunione con la preside il giorno esatto, ovvero quattro giorni dopo, e fortunatamente l'altro non c'era. In più, una cosa che stupì fortemente il giovane fu che la preside sembrava non essere a conoscenza di quel bluff che aveva combinato e questo voleva dire solamente una cosa: che quell'uomo aveva tenuto la bocca chiusa. E questo parve molto strano ad Andrea, poichè da una persona del genere si sarebbe aspettato come minimo che avrebbe spiattellato l'accaduto a tutti i colleghi, e soprattutto alla preside, solo per potersi prendere gioco di lui e metterlo in cattiva luce. Di una cosa, però, era assolutamente certo e cioè che non avrebbe mai capito cosa frullasse nella testa di quel vicepreside.
Mentre chiudeva l'acqua, decise che sarebbe stato meglio assecondare quello strano comportamento ignorandolo e facendo finta che non fosse successo niente.
Dopodichè, uscì dalla doccia e, dopo essersi avvolto in un morbido accappatoio, si diresse nella piccola cucina per prepararsi il suo amato tè della mattina.
Mentre aspettava che quest'ultimo fosse pronto, prese il cellulare e diede un occhiata ad i messaggi non letti. Tra questi vi erano quelli di alcuni amici, lasciati nel suo piccolo paese natale, ed uno di sua madre. Lo aprì e lo lesse:Mamma ♡: Buongiorno, tesoro. Oggi è il tuo gran giorno, mi raccomando: non agitarti, rimani te stesso e vedrai che ti adoreranno tutti. Fai sempre del tuo meglio, ma pensa anche a divertirti e soprattutto a trovare una bella ragazza! ;) Lo sai che voglio tanti bei nipotini!! XD tanti baci, mamma e papà!!
Andrea sbattè la fronte al piano in penisola, sul quale era appoggiato, disperato. Ecco un altro enorme problema nella sua complicata vita! Sua madre continua a ripetergli che è quasi ora di metter su famiglia... con tanto di prole! L'unico impedimento, però, è che Andrea era gay fino al midollo fin dal primo anno del liceo. Questo, ovviamente, nessuno della sua famiglia lo sapeva, perchè il paese nel quale viveva aveva una mentalità fortemente tradizionalista e di conseguenza non vedevano di buon occhio le coppie omosessuali. Giustamente, tutte le persone non sono uguali, quindi i suoi genitori potevano anche pensarla diversamente, ma Andrea non aveva mai voluto rischiare e ritrovarsi nel giro di pochi secondi senza casa, senza lavoro e soprattutto senza un briciolo di dignità. Quindi, aveva finto di essere etero, delle volte anche inscenando delle finte uscite con delle fantomatiche ragazze, e decidendo di rivelare loro il suo orientamento sessuale una volta che fosse stato indipendentemente economicamente, in modo da poter sopravvivere anche se non la avessero presa bene. Certo, gli sarebbe mancato moltissimo il loro affetto, ma non poteva continuare a fingere ciò che in realtà non era.
Per questo, quando arrivò la proposta di lavoro nella grande città di Milano non ci aveva pensato due volte ad accettare ed a usufruire dei suoi risparmi per potersi prendere in affitto questa casa. Ovviamente era un monolocale in periferia, poichè con quei soldi non potè permettersi di meglio, ma a lui andava bene così: aveva tutto ciò che una persona come lui aveva bisogno.
Andrea alzò di nuovo la testa e si mordicchiò pensieroso il labbro inferiore. Era decisamente arrivato il momento di dire ai suoi che gli piacevano i maschietti e che, molto probabilmente, non avranno dei nipotini.
Il fischio che lo avvertiva che il tè era pronto lo distolse dai suoi pensieri, così rispose velocemente ai messaggi, versò la bevanda in una tazza e se la portò nella camera da letto, per berla nel mentre che finiva di prepararsi.Andrea guardò per la terza volta la facciata della scuola nella quale avrebbe lavorato per i prossimi anni e vi entrò con passo deciso. Il grande androne questa volta era decisamente più chiassoso ed affollato delle volte precedenti: vi era gente che andava da una parte all'altra, che discuteva tra loro, che parlava al telefono e chi più ne ha più ne metta.
Il giovane si diresse verso la sala professori, la prima aula nella quale si era ritrovato e nella quale aveva trovato il vicepreside impegnato con una chiamata telefonica.
Anche in questa sala vi era molta gente: più o meno una quindicina di persone che parlavano tra loro a gruppi di due o tre.
Andrea si chiese inevitabilmente se sarebbe mai riuscito ad integrarsi lì dentro, poichè tutti sembravano conoscerci ed andare molto d'accordo. Alzò le spalle: non era proprio il momento di pensare a quello adesso, doveva solo concentrarsi sullo svolgere alla perfezione il proprio lavoro e se poi avesse coltivato qualche bella amicizia, meglio per lui.
Così, entrò nella stanza e guardò attentamente tutti i nomi scritti sugli armadietti, chiedendosi quale fosse il suo. Dopo qualche secondo lo individuò e, con la chiave datagli dalla preside, lo aprì. Sfortunatamente era un pò basso così, per arrivarci dovette accasciarsi.
Al suo interno vi erano tre libri di matematica, uno di fisica ed il suo registro personale. Si, perchè Andrea insegnava matematica e fisica all'interno di un liceo linguistico. In più gli avevano assegnato il triennio di due sezioni: A e B. Lui ne era rimasto piacevolmente sorpreso, poiché non si sarebbe mai aspettato che ad un insegnante appena assunto a tempo indeterminato avrebbero dato delle classi così "importanti" per quanto riguarda il percorso scolastico.
«Ciao.» esclamò improvvisamente una squillante voce femminile alla sua destra.
Andrea alzò la testa e, stando ancora accovacciato nel suo armadietto, incrociò un paio di occhi color verde smeraldo.
«Ciao.» rispose con tono cordiale, alzandosi in piedi.
«Sei nuovo.» e non era di certo una domanda.
«Bhe.. nuovo non proprio. I miei begli anni ce l'ho anche io.» tentò di scherzare, lui.
La ragazza per qualche secondo si limitò a fissarlo, ma poi scosse la testa e sulle labbra comparve un sorriso divertito.
«Mi chiamo Lucrezia.» disse mentre allungava la mano. «Mentre tu immagino "Mister Simpatia".»
Andrea le strinse prontamente la mano e rispose: «Oh no, quello è solo il mio nome d'arte. In realtà mi chiamo Andrea.» dopodichè le si avvicinò e sussurrò: «Ma non svelarlo in giro.»
Questa volta Lucrezia ridacchiò di gusto, per non attirare troppo l'attenzione su di loro ed Andrea sorrise a sua volta: quella ragazza gli stava proprio simpatica a pelle.
«Allora Andrea, cosa insegni di bello?»
Lui aprì bocca per risponderle ma proprio in quel momento nella sala si alzò un leggero brusio. Si chiese da cosa potesse essere causato e per un momento gli balenò in testa la strana idea che potesse essere dovuto proprio a lui.
Ma ogni sua domanda trovò risposta non appena guardò verso la porta: proprio in quel momento stavano facendo la propria comparsa il bel - anzi bellissimo - vicepreside con a braccetto una donna tutta sorridente e civettuola.
Lui salutò tutti con un generale "buongiorno", mentre lei non degnò nessuno di uno sguardo, sicuramente troppo impegnata a prestare la massima attenzione al suo accompagnatore.
Accanto a lui, Andrea, sentì Lucrezia sospirare per poi esclamare: «È ancora più bello di quanto mi ricordassi.»
Lui la guardò stupito e chiese:
«Anche tu sei sotto il suo incantesimo?»
Anche lei lo guardò. «Trovami una sola persona sulla faccia della Terra che non lo sia.» volse lo sguardo di nuovo verso il vicepreside e riprese: «Cioè, guardalo: ha una bellezza particolare, sembra quasi...» e lasciò la frase in sospeso.
«Un Angelo cacciato dal Paradiso.» concluse per lei Andrea a voce bassissima, in modo da non farglielo sentire a nessuno, e guardando di nuovo verso l'oggetto della loro conversazione.
E fu proprio in quel momento che gli occhi di quest'ultimo si alzarono, andando immediatamente ad incrociare i suoi. Per qualche secondo i loro sguardi rimasero incatenati ma poi l'altro accennò un occhiolino, accompagnato dal suo solito sorrisino, e rivolse la propria attenzione di nuovo alla gallinella che ora aveva letteralmente spalmata addosso.
Andrea, invece, girò la testa verso Lucrezia e si accorse che quest'ultima lo stava osservando.
«Beh, io lo odio.» esclamò alzando le spalle.
«Come puoi dirlo? Già lo conoscevi?»
«No, ma mi è bastato un solo episodio per inserirlo nella mia lista nera.»
«Un solo episodio? Non ti hanno mai insegnato che non si giudica un libro dalla copertina?» rispose accompagnando le parole con un sorriso.
«Si, ma mi fido molto del mio istinto. Ed in questo caso mi dice di stragli alla larga.»
In quel momento un gruppetto accanto a loro, formato da tre donne, lanciarono dei piccoli urletti ed arossirono vistosamente non appena il vicepreside le salutò con un sorriso.
Ma un pò di contegno no? Si chiese, Andrea. Manco fossero delle adolescenti davanti alla loro prima cotta!
«Eppure ci sono così tante donne che vorrebbero infilarsi nel suo letto.» disse di nuovo Lucrezia, guardando verso il gruppetto. Dopodichè volse di nuovo la testa verso di lui e guardandolo con i suoi stupendi occhi verdi esclamò: «Ma sono solo delle povere illuse.»
Illuse? In che senso? si chiese di nuovo, Andrea.
Ma non potè domandarle nulla poichè suonò la campanella che decretava l'inizio delle lezioni.
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Limited Dreams
RandomAndrea è un insegnante giovane ed intraprendente, che per giovare alla sua carriera lascia il suo piccolo paese siciliano per trasferirsi nella caotica Milano. Ma la sua vita cambia radicalmente quando conosce l'affascinante Christian, suo collega...