-Prologo-

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                   19 anni prima

L'unica gioia al mondo è cominciare
E' bello vivere
perché vivere è cominciare,
sempre ad ogni istante.
(Cesare Pavese)

Il loro re era l'angelo dell'Abisso, che in ebraico portava il nome di Perdizione, in greco Sterminatore. Non si contavano più le vittime,avevamo smesso da mesi.Noi stavamo costituendo l'ultima difesa degli uomini,eravamo l'ultima speranza:eravamo l'ultimo plotone di combattenti.Gli altri erano stati trasformati tutti in cadaveri e la loro anima era stata mangiata dal demone.

Non era solo.

Dietro di lui una fitta schiera di creature informi si stava dirigendo verso di noi: demoni della paura. Cavallette, proprio come nell'Apocalisse, che sulla testa portavano corone d' oro e il loro aspetto era come quello degli uomini. Lunghi capelli che assomigliavano ai capelli delle donne creavano aloni dietro di loro, spazzati di qua e di là dai movimenti bruschi dei loro corpi. I denti erano come quelli dei leoni. Avevano il corpo simile ad una corazza e il rombo delle loro ali era come il rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all'assalto.Nelle loro code avevano il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi.

Dietro questa schiera un'altra bestia apocalittica avanzava preannunciando morte e dolore. Bestia del mare era chiamata. 

Aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi.Era simile a una pantera, con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande.

Non esisteva un numero per contare la loro moltitudine.

Malisha combatteva al mio fianco.Brillava di forza e coraggio nella sua armatura lucente.Ci eravamo rivolti un ultimo sguardo e poi era iniziata la battaglia.Era incinta di poche settimane.Nessuno ne era a conoscenza tranne me,il suo futuro marito e futuro padre di quella creaturina che ora dovevo proteggere.

-Se tutto questo finirà lo chiameremo Gabriel,se sarà maschio o Gabriella se sarà una femminuccia-dissi,rivolgendomi alla donna dai lunghi capelli platino che combatteva a pochi passi da me,con il fiato grosso a causa dello sforzo della battaglia,mentre uccidevo uno di quegli esseri infernali.La vidi rivolgermi uno sguardo quasi spaesato.
-Come puoi pensare al nome di nostro figlio in un momento come questo?-chiese avvicinandomisi con la spada in pugno.Il segno dei suoi poteri riluceva di un rosso scarlatto sul suo zigomo.Ogni Fallenquest aveva un potere speciale e lei era la custode del salice che nasceva al centro del nostro campo e della città umana.

-La battaglia mi sta concedendo molto tempo per pensare-le risposi sorridendo sarcasticamente.-Il bambino si chiamerà come l'Arcangelo Gabriele,sarà l' "eroe di Dio" e anche il nostro eroe.-finii.

Speravo davvero di poter vincere quella battaglia,ma la speranza non sarebbe bastata e noi non saremmo durati ancora per molto.
Io ero il capo,io ero la guida.Avrei dovuto fare qualcosa per sconfiggere quell'odore malsano di morte che aleggiava nell'aria,ma sentivo le mie gambe non rispondere ai comandi.Ero intrappolato sulla sottile linea che conduceva alla morte.Tutti lo eravamo.Un impulso stava nascendo e andava diffondendosi dentro di me;capii di averlo liberato quando il viso cupo di Malisha mi si era avvicinato.

- Così non va, moriremo tutti.-avevo detto senza curarmi che ci fosse qualcuno ad ascoltarmi.Un sorriso amaro si allargò sulla zona meridionale della mia faccia sporca e insanguinata,attraversata da graffi ampi e superficiali.

Mi ero ritrovato a pensare di scappare e nasconderci per l'eternità,ma sapevo che la Morte ci avrebbe raggiunto ovunque.Vincere o perdere erano le uniche scelte e gli unici destini.Eppure per vincere non sarebbe servita né la violenza né il coraggio né tanto meno la nostra magia.

Intanto anche il cielo aveva incominciato a versare lacrime acide sulla terra,sperando di poter cancellare quella ferita che stavamo aprendo sul suo corpo con la nostra battaglia.Era la nostra e di nessun altro.

Il borbottio graffiante delle creature riempiva i lobi delle nostre orecchie.Ripetevano una sola frase,un solo verso e forse l'unica cosa che sapevano dire.
<<Nuda è la tomba davanti a lui e senza velo è l'abisso.>> continuavano a ripetere,intonando una litania straziante.

Mi fermai perché non potevamo continuare quella battaglia con lo stesso schema:prima o poi ci avrebbero sopraffatti.Non ero un gran condottiero eppure ero uomo e così lo gridai con tutta la mia voce,non riuscendo però a sovrastare il cozzare delle armi e il trapassare delle carni da parte dei ferri.
-Homo sum et peto Nivis auxilium!-gridai rivolgendo parole latine all'entità della nostra religione.

Nix era una fata,raffigurata come gioia e dipinta di luce:una specie di Vergine Maria.La tradizione la collocava ai piedi dei letti delle partorienti e alle testate dei letti mortuari.Lei era il nostro spiraglio di salvezza,una dea di pace e guerra e una mediatrice tra il Bene,il Male e il Fine Ultimo.Lei era la progenitrice dei Fallenquest e linfa della Venus Fisica,l'energia che governa il mondo.

La pregavo.Chiedevo aiuto e salvezza per un popolo guidato da un inetto. Sapevo di essere solo,ma speravo ancora.L'ultimo guidato dalla speranza tra i dimenticati dalla felicità.

Guardavo il cielo di tanto in tanto,quando la battaglia concedeva un secondo di tregua.Lo sentivo come un gesto istintivo eppure sapevo che non avrei dovuto distrarmi e abbracciare il silenzio della fine.

Una lacrima rigò la mia guancia,scivolando tra il sangue e la terra.Era la consapevolezza della risata delle Parche,prima che tagliassero il filo.Quel filo che per mio figlio era stato appena iniziato a tessere.Non potevo ucciderlo perché sarebbe stata l'azione più violenta al mondo.

-Oro te Nix.-sussurrai una seconda volta,mozzando la frase e chiudendo gli occhi per ricacciare indietro le lacrime.Quando li riaprii,però, era tardi e la punta della zampa di un demone incontrò la carne del mio fianco.

Un urlo disperato si liberò da me,mentre la battaglia sembrava attenuarsi e rallentare intorno a me.

Presi forza e tagliai la testa di netto all'essere demoniaco che cadde a terra scosso da spasmi violenti. Vidi Malisha sgranare gli occhi e farsi bianca in viso.

-Non provare a deconcentrarti-le urlai con quella forza che, anche se veniva a mancare lentamente, potevo ancora sfruttare.
Annuì.

Feci un respiro profondo cercando di ignorare il sangue che scendeva copioso lungo il mio fianco.
-Nix,o mi aiuti ora o sarà tutto inutile poi.-sussurrai ancora stremato,attaccando un'altra creatura.
Questa combatteva con forza,mentre io la perdevo.Persi l'equilibrio e finii schiena a terra,provocandomi un dolore che si espandeva per tutto il corpo.
Strinsi i denti,mentre il seguace del demone Abbadon si preparava a darmi il colpo di grazia.

Significato del nome Gabriel. Il nome ha origini aramaiche da Geber-El con il significato di "eroe di Dio", ma lo si vuole far derivare anche dall'ebraico Gavriel che significa "Dio è stato forte" o "uomo di Dio". E' il nome di uno dei sette arcangeli nominati nella Bibbia.  

La frase in latino vuol dire "sono un uomo e chiedo l'aiuto di Nix". La seconda frase vuol dire " Ti prego o Nix"

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