Capitolo 1

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Quando ci siamo conosciuti, in quella calda notte d'estate, io non cercavo niente. Una parte del mio cuore se n'era appena andata per sempre, avevo già perso troppo.
La morte è la più vera tra le realtà. E io l'avevo vista da vicino. Avevo sentito il suo lugubre e pungente odore. Sfiorato l'incarnato grigio e gelido. Visto quella bara chiudersi davanti a me. E poi l'avevo guardata mentre scompariva sotto un cumulo di terriccio scuro.
La foto su quella bianca lapide di marmo l'avevo scattata io.
Un giorno d'estate, mentre facevamo una gita in barca, mi chiese di fotografarlo per dimostrare a sua mamma che aveva superato la paura del mare. Lui era lì, a prua, bello come il sole e sorridente. Con i raggi che gli illuminavano il viso. Il vento che scompigliava dolcemente i suoi capelli. Lui era lì, marchiato a fuoco nel mio cuore. Lui era lì, non se ne sarebbe mai andato.
Il suo nome era scritto, indelebile, sulla mia pelle.
Quando i ricordi avrebbero iniziato a diventare sfocati, io avrei guardato quel tatuaggio e l'avrei pensato. E avrei sorriso con gli occhi rivolti al cielo per dimostrare che avevo mantenuto quella promessa, o almeno che ci stavo provando.
" Devi sorridere sempre", aveva detto con gli ultimi respiri su questa terra.
Non era affatto facile, a volte la sua mancanza mi schiacciava fino a farmi mancar l'aria.
Eravamo fidanzati, migliori amici, complici, la metà mancante l'uno dell'altra, ci incastravamo così bene.

Quando mi sei arrivato davanti, durante il falò la notte prima degli esami, avevo subito pensato che eri troppo diverso da lui. Con quei tuoi modi semplici, la tua umiltà, sei riuscito ad avvicinarti a me. I tuoi occhi grandi color cioccolato mi fissavano. E quelle gambe troppo magre dritte davanti a me. La tua insistenza mi faceva quasi sorridere.
Quando ti ho conosciuto, io non cercavo niente, avevo già perso troppo.
Forse non cercavo neanche un' amicizia.
Quando mi hai chiesto come mi chiamassi, con la naturalezza di chi ti conosce da sempre, ho capito che eri diverso.
E poi mi hai fatto ridere, era da così tanto tempo che non accadeva. Tutte le mie amiche si sono girate per guardarmi. Erano entusiaste.
Quel mio drastico cambiamento portava la tua firma.
Così ti hanno invitato a sederti in mezzo a noi.
Il tuo sorriso era incredibilmente contagioso.

" Ei ma che hai? Non è mica morto nessuno!"
Quella frase, detta un po' per gioco, ha fatto si che mi arrabbiassi dopo solo cinque minuti di conversazione.
" Invece si, e tu non conosci proprio niente"
Ti ho allontanato, non volevo più vederti.
E tu, con rammarico, te ne sei andato lasciando dietro di te un inspiegabile vuoto. Proprio quel vuoto che sentivo dentro, mi ha spinto ad alzarmi e a correre verso di te. Ero dispiaciuta per averti trattato male.
Infondo, tu, non potevi sapere ciò che avevo perso mesi prima. Non potevi sapere quali sofferenze mi avesse inflitto la vita. La battaglia che stavo combattendo giorno dopo giorno. Quella contro la malinconia, la nostalgia, la solitudine, il buio.
Tu non potevi sapere.

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