PARTE V°: "DOMANI IO VIVRO'"

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C'era silenzio nella grande tenuta Brighton, in quel freddo pomeriggio di Gennaio. Era sempre così nelle domeniche invernali: i giovani sparivano in città per divertirsi ed incontrare gli amici, mentre i genitori venivano saltuariamente a trovare la "terribile vecchia". Già, la "terribile vecchia"! In tanti anni Kathie Brighton si era guadagnata solo un simile appellativo, spregiativo negli intenti dei suoi nemici che per primi glielo aveva attribuito, affettuoso e divertente sulle labbra dei suo cari, ma lei non se ne lamentava. Chi sparlava alle sue spalle, di solito, era qualcuno che aveva la coscienza sporca nei suoi confronti perciò, non meritava di essere preso in considerazione. Ciò che interessava veramente Kathie era conservare il rispetto e la fiducia dei figli e dei nipoti, il suo vero patrimonio, di valore inestimabile! La gente poteva dire ciò che voleva, ma la sua era una gran bella famiglia! Gli antichi dissapori con i figli erano stati risolti con l'esperienze e la comprensione, non vi erano rivalità né fra di loro, né con i nuovi arrivati; qualche problema semmai, vi era fra i suoi "ragazzi" ed i loro figli ma erano solo incomprensioni generazionali comuni a tutti i genitori del mondo. Anche lei ne aveva avute! 

Non era stato di certo facile costruirsi una così bella famiglia, ma le sfide le erano sempre piaciute e pensava di essersela cavata abbastanza bene, nonostante i problemi del passato. Non era mai stata una madre come tutte le altre, oppressiva, apprensiva, totalitaria ma aveva fatto suo un motto abbastanza semplice per lei ma, rivoluzionario per la società conservatrice di Livinghton .

"... i figli vanno capiti, non puniti!" ripeteva spesso all'amica Judy, che le chiedeva spesso consigli. Con la delicata ed ingenua signora Morrison erano state davvero delle ottime amiche. Avevano avuto un rapporto sincero, affettuoso, fraterno. Era l'unica donna con la quale era riuscita ad instaurare una sincera confidenza, un legame profondo ed alla pari. Potevano dirsi tutto e dai Morrison, Kathie accettava persino le critiche più dure: solo ai Butterfield era stato concesso così tanto!

Sorrise seduta di fronte al pianoforte che era appartenuto a suo marito e che da sempre lei conservava nella torretta della villa, dove tutto, nonostante gli anni trascorsi, le ricordava il compagno troppo presto perduto e sempre rimpianto. Accarezzò dolcemente i tasti bianchi e neri, ascoltando col cuore vecchie melodie del passato, con un languore ed uno struggimento come da tempo non ricordava di aver più provato.

Nessuno dei suoi figli aveva ereditato dal padre la passione per la musica, ma Annie, la più dolce e sensibile dei suoi nipoti, non a caso era la secondogenita di Ellis, aveva iniziato a studiare proprio il pianoforte e con profitto, forse quello era il suo destino.

Kathie non si era mai sbagliata nell'individuare, nei figli prima e nei nipoti poi, le loro doti naturali ed era certa che la musica era l'avvenire sicuro di quella ragazzina e lo pensava ancora, mentre posava l'indice su un tasto ed una nota risuonava nitida nelle stanze vuote della villa. Kathie si lasciò sprofondare nella poltrona di fronte alla finestra chiusa. La sua casa! Era rimasta l'unica abitante, a parte i domestici, di quelle stanze così care al suo cuore: i figli, uno dopo l'altro, se n'erano andati, come lei aveva voluto. La solitudine era una sua scelta di vita, amava le sue domeniche tranquille trascorse da sola, nel silenzio dei suoi ricordi, dopo una settimana passata a lavorare nel frutteto, in giardino, nelle scuderie, nel canile con figli e nipoti. Nessuno poteva costringerla a starsene in casa a fare la calza o a prendere il thé, a badare ai bambini, nessuno osava nemmeno pensarlo e lei andava fiera della propria indipendenza. Poi c'era il suo grande amore: la sua terra! Meravigliosa e generosa, così bella da ammirare, odorare, assaporare, godere nelle lunghe passeggiate immersa nei silenzi del suo universo, così piccolo rispetto al resto del mondo, ma così grande nel suo cuore.

Le verdi colline, i dolci pendii ricoperti di messi rigogliose, i ricchi pascoli od immersi nella pace degli inverni nevosi, ma così carichi di atmosfera, si tuffavano pigramente nel lago, le cui acque limpide, cristalline e pescose ne riflettevano i contorni. In lontananza le montagne svettavano innevate per la maggior parte dell'anno, sembravano dei giganti protettivi messi lì appositamente in loro difesa ed avevano svolto piuttosto bene il loro compito durante la guerra.

Kathie cavalcava tranquillamente fino alle rive più basse del lago, dove i giunchi piegavano il capo sotto soffio lieve della brezza, fino a lambire l'acqua chiara. Il cavallo pascolava con l'erba fresca, i cani si accucciavano sul manto soffice annusando l'aria intorno, la padrona si sedeva o si distendeva all'ombra della grande quercia, sulla quale ormai non si arrampicava più, ed osservava incantata l'azzurro del cielo, le nuvole rincorrersi assumendo le forme più strane. La mente si svuotava di tutti i pensieri e sprofondava nella pace naturale, rotta solo dai suoni degli animali, dal frusciare delle foglie degli alberi, dallo sfrecciare rapido degli uccelli nell'azzurro che, in picchiata, si tuffavano nelle acque calme per rinfrescarsi o pescare al volo un pesce in superficie. Se ascoltava attentamente, aveva la sensazione di udire la voce dell'anima di quella terra, compagna fedele della sua vita, con la quale aveva condiviso anche le ferite più dolorose, inferte con crudeltà dagli elementi e dagli uomini, ma erano sopravvissute insieme. Quello era il suo paradiso terrestre e non poteva immaginare niente di diverso o migliore, si sentiva amata, protetta, al sicuro, non temeva niente e nessuno: avrebbe potuto trascorrere un'intera notte all'aperto, nel bosco, in mezzo agli animali selvatici, con solo lo stretto necessario per sopravvivere e non avrebbe chiesto di più, niente di più per essere in pace e felice!

Kathie aveva sessantacinque anni portati ottimamente grazie al molto moto ed alla vita sana all'aria aperta, quasi tutti vissuti alla fattoria, della quale si occupava ormai da quasi mezzo secolo ed il pensiero di andare in pensione, non le aveva mai sfiorato la mente. Solo una volta, i suoi più cari amici, Ted Morrison e Tom Butterfield, le avevano prospettato la possibilità di riposarsi affidando tutto ai figli, ma lei li aveva gelati con uno sguardo indignato ed offeso.

- Non sono ancora morta! Solo la mia dipartita sarà un motivo valido per mettermi a riposo! – aveva risposto sdegnata.

Riuscirono solo a convincerla a prendersi una vacanza che fu, comunque, piuttosto breve perché Kathie era tornata a casa annoiata a morte: da allora non aveva più lasciato la tenuta.

La nuova prosperità acquisita dopo la guerra e la ricostruzione, le aveva permesso di diventare economicamente generosa, prima con i suoi figli e poi con i nipoti, anche se detestava qualsiasi ostentazione del lusso. Anche affettivamente non aveva mai lesinato pur evitando smancerie inutili. La siccità e la conseguente carestia, nonché la guerra con i suoi disastri, avevano segnato profondamente l'animo di Kathie che, appena i profitti lo avevano reso possibile, aveva deciso di provvedere a creare una solida base economica, che i suoi ragazzi avrebbero potuto utilizzare in caso di necessità o nella disgraziata ipotesi di una sua improvvisa scomparsa. Aveva così assegnato un certo numero di azioni dello stabilimento ai figli e li aveva resi comproprietari della tenuta, riservando per sé una fetta di maggioranza. Ogni volta che le nasceva un nipote, provvedeva ad assegnare qualche azione anche al nuovo venuto, ma lei restava la padrona indiscussa di tutte le proprietà Brighton, ed anche se Johnny alla segheria, Nick e Gladys alla fattoria avevano ampia libertà di azione e di decisione, era sempre a lei che dovevano fornire dettagliati resoconti periodici. Nessuno dei suoi ragazzi comunque aveva problemi economici e lo spettro della fame che l'aveva angustiata per anni, non li minacciava. I suoi "ragazzi"!

" Che diamine!" pensò Kathie " Hanno figli abbastanza grandi per dar loro dei nipotini!"

Non era il caso di Johnny e Sheena che, per anni, avevano sperato di diventare genitori senza successo. Che la giovane e bella signora Brighton amasse suo marito era risaputo in famiglia ma, che Johnny amasse a sua volta la moglie, lo ignorava lui stesso. Era occorso tempo perché lui crescesse, maturasse e diventasse l'uomo che sua madre e la sua compagna desideravano, anche se ciò costituiva un'incognita pericolosa per il matrimonio già precario. Fortunatamente Johnny scoprì di amare sua moglie, una donna meravigliosa, intelligente ma che purtroppo non riusciva a diventare madre, con suo gran dispiacere. Solo dopo dieci anni di matrimonio, era arrivato un maschietto che avevano chiamato Alexander, come il nonno, come colui che il neo papà considerava suo padre vero.

Il bambino si rivelò un diavoletto scatenato che temeva solo sua nonna e che i genitori cercavano di domare, inutilmente, con rimproveri severi ed anche sonore sculacciate sul fondo schiena, mentre a Kathie bastava un'occhiata di disapprovazione per farsi obbedire. Tanto rispetto da parte di suo nipote, era stato acquisito per caso, un giorno in cui mostrava ai ragazzini più grandi il rapporto strettissimo che la legava ai suoi animali, giocando con uno dei suoi numerosi cani, un bellissimo alano. Per Alexander, che aveva solo quattro anni, vedere la nonna "lottare" con quell'enorme cane, in confronto a se stesso così piccolo, aveva ingigantito la figura della donna. Da allora erano trascorsi altri dieci anni, ma il ricordo di quell'episodio non si era affievolito nella mente infantile del fanciullo, che ammirava incondizionatamente sua nonna, anche se aveva imparato a non aver paura di un alano!

Sheena, nonostante la maternità, non aveva rinunciato alla propria attività commerciale condivisa con la cognata Thalia. erano diventate due donne d'affari rispettate nel loro ambiente ed avevano trasformato l'azienda iniziale, nata più per combattere la noia, in un notevole e redditizio giro di interessi. Avevano dovuto acquistare nuovi terreni e non solo a Livinghton, aprire uffici di rappresentanza in molte città e contribuirono anche allo sviluppo di nuove attività commerciali all'interno della famiglia.

Johnny invece, era il vice presidente della "Brighton S.p.A.", la fabbrica di legnami fondata dal padre quarantacinque anni prima. Ne andava orgoglioso perché era una società prospera, grazie alla sua abilità di manager e già immaginava il giorno in cui suo figlio Alexander lo avrebbe affiancato e poi sostituito, tanto che aveva già iniziato a coltivare l'interesse del ragazzo fin da piccolo.

Nick e Gladys Connors conducevano ancora insieme la tenuta di famiglia, dividendosi senza problemi i compiti, ma l'attività era diventata troppo estesa anche per loro: non c'era solo l'attività agricola di per sé già molto impegnativa, ma anche l'allevamento del bestiame che aveva raggiunto notevoli livelli qualitativi. Anche loro speravano quindi in un aiuto indispensabile da parte del loro primogenito e tanto bastava per spingerli a fare di più e meglio, per lasciare ai figli un'azienda attiva. Crescendo però, Andy aveva scoperto di non essere portato ad occuparsi della fattoria, non si sentiva all'altezza. Amava invece lo studio e trascorreva ore ed ore sopra i suoi libri, senza esserne mai sazio. Il ragazzo però conosceva le aspettative dei suoi genitori e soffriva al pensiero di dover dare loro una delusione così grande, perciò aveva deciso, non senza dolore, di iniziare ad interessarsi degli affari e dei problemi della tenuta. Sperava che, col tempo, le cose si aggiustassero, che il suo interesse per il lavoro dei genitori si accendesse, ma fu tutto inutile: appena poteva, tornava ai suoi amati libri, soprattutto di chimica. L'insoddisfazione, il malessere che tutto ciò gli procurava, lo faceva stare sempre più male, finché si decise a chiedere consiglio a qualcuno, ma a chi poteva rivolgersi? Era il più grande della nuova generazione e lo infastidiva il pensiero di confidarsi con qualcuno più giovane, ma non gli andava nemmeno di rivolgersi a persone dell'età dei suoi genitori: era sicuro che, come loro, non avrebbero capito! L'unico che gli sembrava adatto era lo zio Tony: era sì un adulto, ma non tanto più vecchio di lui! Era anche un tipo decisamente di poche parole, perciò non si sarebbe dilungato in inutili chiacchiere ed infatti, fu molto breve.

- Devi fare ciò che ritieni giusto! – gli disse.

- Vorrei diventare un chimico! Questo è giusto per me! – osservò il ragazzo – Darò però un dispiacere ai miei genitori! –

- Allora, accontenta loro e soffri tu! Vedi, Andy, come la metti qualcuno ne resterà scontento. È inevitabile. Loro si rassegneranno e troveranno un'altra soluzione al loro problema, ma se rinuncerai alla tua ambizione, ne saresti angustiato per il resto della tua vita! – replicò lo zio.

- Anche se prendessi quest'ultima decisione, come farò a realizzare il mio progetto? – chiese il nipote.

- Vai da tua nonna! – gli consigliò Tony.

- Dalla nonna?! E credi che mi aiuterà? – chiese sorpreso il ragazzo.

- Perché tanto stupore? –

- La nonna ha una pessima fama riguardo al denaro! – osservò Andy, riferendosi alla fama immeritata di tirchieria che lei si era guadagnata.

- Va da lei e parlale dei tuoi progetti! – lo incoraggiò lo zio.

Così Kathie si ritrovò davanti il nipote numero uno che, timidamente e piuttosto impacciato, la mise al corrente dei suoi progetti, permettendole di scoprire un lato del carattere di quel giovane introverso che le era del tutto sconosciuto: amava la chimica, i fiori e le loro essenze e pensava di unire insieme queste sue passioni, creando profumi. La nonna era strabiliata dai progetti e dall'inventiva del ragazzo, ma ne era anche incredibilmente orgogliosa. La nuova generazione prometteva decisamente bene, ma voleva indagare a fondo nell'animo del giovane, prima di acconsentire, voleva essere certa che non fosse un fuoco di paglia.

- I tuoi progetti sono davvero interessanti, ma cosa vorresti esattamente da me? – gli chiese.

- Mi aiuteresti ad iniziare questa mia nuova attività? – le domandò tutto in un fiato, speranzoso ma anche titubante.

- I tuoi genitori cosa ne pensano? – si informò lei.

- Ancora non lo sanno ma, temo che si infurieranno con me, quando li informerò che non intendo occuparmi della tenuta – rispose il nipote rammaricandosi.

- No, non accadrà. Ci rimarranno un po' male, è vero, ma ti vogliono bene e sapranno capire! – lo rassicurò la nonna.

- Ne sei sicura? – le chiese speranzoso.

- Stai tranquillo, ragazzo mio. Tu pensa a studiare e tutto il resto si aggiusterà! – replicò regalandogli una pacca sulla spalla.

- Mi aiuterai nonna? –

- Hai diciotto anni e dimostri di essere un ragazzo molto maturo ed in gamba, responsabile delle tue decisioni e perciò ti aiuterò ma, in cambio, per favore, smettila di avere paura di me, d'accordo? – scherzò e rise mentre il nipote arrossiva imbarazzato, per poi ridere con lei più tranquillo.

Nick e Gladys accolsero la notizia dal figlio con evidente rammarico, ma non si opposero, né sollevarono rimproveri, avevano imparato da Kathie a non soffocare le aspirazione dei figli, ma a stimolarne le vocazioni, anche se ciò li costringeva a rinunciare all'aiuto tanto sperato.

In due anni di studi intensi e di duro lavoro, Andy non diede motivi di rimpianto a sua nonna per la fiducia concessagli: i suoi profumi erano piaciuti e gli avevano permesso di riscattare metà dell'azienda che Kathie gli aveva costruito intorno.

Oltre ad Andy, due bambine erano giunte a rallegrare la famiglia Connors: Joy e Betty.

Un altro matrimonio aveva reso felice un'altra ragazza Brighton, la più chiacchierata! Due anni dopo aver iniziato l'attività floreale , Thalia aveva conosciuto, ad un party dai Morrison, un giovane avvocato: Clint Lewis. Le rimase subito antipatico! Ted lo portò a villa Brighton e lo presentò a Kathie che, invece, rimase piacevolmente colpita dal giovanotto. Era alto, spalle larghe, robusto, capelli neri e folti, occhi scurissimi e baffetti ben curati. La salutò con un elegante baciamano e con complimenti scherzosamente audaci, dei quali la donna rise divertita. Arricchì la conversazione con battute salaci e pettegolezzi piccanti che divertirono Kathie e Judy e quando giunse l'ora di cena, gli ospiti si alzarono per andarsene ma, la padrona di casa li costrinse a restare. Non si fecero di certo pregare e la serata fu piacevole e divertente.

- Lei è un brigante e le persone per bene di Livinghton non l'accoglieranno favorevolmente. Quando sapranno che ha cenato qui, diranno che siamo degni l'uno dell'altra. Questi sono i motivi per cui lei mi è simpatico, giovanotto: è una "canaglia". E' antipatico ai miei concittadini, lei è proprio come me! – disse Kathie al giovane quando lui si accomiatò.

Dopo qualche sera, Clint divenne assiduo frequentatore di villa Brighton, sfruttando proprio la simpatia che gli mostrava la padrona di casa, per conquistarne la figlia da cui era attratto e finì col piacere anche a Thalia. Quando Kathie udì la richiesta del giovanotto, di fare della figlia sua moglie e vista la felicità di lei, acconsentì ben volentieri, lietissima di vedere la sua primogenita indossare il suo antico abito da sposa. Le nozze furono celebrate a Livinghton contrariamente a quanto desiderato dalla sposa, che avrebbe preferito un altro luogo, per evitare gli occhi indiscreti dei concittadini, ma né sua madre né Clint cedettero alla sua richiesta: lui amava moltissimo la sua futura moglie ed i pettegolezzi sul suo passato, non lo preoccupavano affatto.

- Thalia è una puledra di razza, che deve essere domata ma non troppo, e per farlo occorre un ottimo cavaliere, uno come Clint! – diceva Kathie ed il genero la domò.

Quando nacquero le loro due bambine, Susan e Tracy, Clint divenne l'uomo più felice del mondo. Stravedeva per le sue piccine che, crescendo erano diventate due belle signorine, con i pregi ed i difetti dei genitori: Susan i difetti soprattutto materni e Tracy i pregi, od almeno così credevano. Era un padre dolcissimo, ma con la maggiore dovette usare molto spesso le sculacciate sul fondo schiena, eppure Kathie era pronta a giurare che, nonostante i capricci e le ribellioni contro suo padre, Susan lo amasse immensamente. Anche Thalia era stata così: le aveva gridato "Ti odio!" ma in realtà il suo era un grido d'amore! Non le fu facile convincerli ad un incontro chiarificatore, ma infine i punti di scontro si erano piano piano sanati ed ora la tensione tra i due si era notevolmente allentata e presto la figlia si sarebbe impiegata nello studio paterno.

Tracy invece era completamente diversa, senza complessi proprio come la cugina Joy Connors e tra le due ragazzine era sorto un legame affettivo molto profondo, una sintonia che le univa e le faceva andare d'accordo. Si somigliavano molto anche fisicamente, non solo nel carattere amabile: avevano ereditato i caratteri somatici della trisnonna Corinne, la sua fermezza e la sua dolcezza. Avevano entrambe lunghi e riccioluti capelli rossi, erano alte e snelle, agili nell'arrampicarsi sugli alberi, abili nel cavalcare un puledro focoso. Quando Nick si recava nella valle per marchiare il bestiame, le due ragazze, finita la scuola, lo raggiungevano al gran galoppo. Gladys e Thalia non riuscivano a tenerle a freno e Kathie era la complice segreta delle nipoti, erano due veri "maschiacci" scatenati, anche se non devastatori come Alexander. Stavano sempre insieme e, mentre tra loro non litigavano mai, con le sorelle era una guerra continua.

- Dovremmo scambiarci le figlie! – scherzava spesso Clint, sempre abbastanza indulgente con la sua bambina più piccola, ma sua suocera meditava seriamente sulle sue parole.

David ed Ellis Bleen avevano meno problemi con i loro due figli James ed Annie, due ragazzi tranquilli, molto affettuosi ma, data la distanza, meno legati a villa Brighton dei cugini. Jimmy studiava per sostituire, in futuro il padre, ed Annie era una bimba dolcissima come sua madre e destinata a diventare una perfetta signorina. Non era occorso molto tempo perché David riuscisse a farsi accettare anche da Johnny, bastava la felicità che Ellis dimostrava di provare per convincerlo ed il fratello aveva scoperto di aver per cognato un'ottima persona, con la quale poter parlare alla pari, perché più vicina a lui per età, così era riuscito a vincere la sua naturale gelosia fraterna, ma anche in questo caso, il collante di nome Kathie aveva funzionato ottimamente, utilizzando una discreta ma efficace opera di mediazione.

Anche Tony era cresciuto, ma quanti seri problemi aveva causato a sua madre!

Lasciata, quindicenne, la casa materna, si era trasferito nella sua casetta vicino alla lago, dove aveva vissuto per circa dieci anni, solo con due cani, un cavallo e tre cormorani, lavorando il legno e studiando. I guadagni che ricavava con la vendita dei suoi lavori artigianali, gli permettevano di vivere tranquillamente, senza ricorrere al denaro derivante dal patrimonio familiare. Tony inoltre lavorava anche alla fattoria, sempre come falegname ed aveva anche il compito, per lui davvero ingrato, di accompagnare la madre a qualche party in casa Morrison.

Queste feste, sempre molto piacevoli, terminarono con la scomparsa improvvisa di Judy, stroncata a soli quarant'anni da un infarto. Ted, Amij e Kathie erano distrutti dal dolore per la morte della tenera e fragile donna che tanto amavano ed occorse tutta la forza d'animo di cui la buona amica fu capace, per convincere il vedovo a riprendersi dal dolore straziante, a tornare ad occuparsi degli affari ma, soprattutto, ad interessarsi della figlia. Ted Morrison era un uomo solo, che si ritrovava a dover crescere una ragazzina tredicenne senza capire nulla di problemi femminili, era disperato. Amij, su consiglio di Kathie, fu spedita in collegio con la scusa di imparare ad essere una signora perfetta e pronta per il matrimonio, in realtà per evitarle di assistere alla dolorosa agonia di suo padre, improvvisamente invecchiato dalla disgrazia.

La permanenza lontana da casa era vissuta dalla ragazzina con coraggio e determinazione, contando i mesi e gli anni che la separavano da un ritorno definitivo, nell'attesa dei brevi rientri a casa e non solo perché questi le permettevano di riabbracciare il suo adorato padre, ma perché sperava sempre di incontrare Tony! Era lui il sogno della sua vita, il segreto che celava nel fondo di un cofanetto sotto forma di una sbiadita fotografia, fra gli oggetti a lei più cari, l'amore che le faceva battere il giovane cuore da sempre. Sapeva però che sarebbe stato difficile conquistare quell' "orso" solitario e taciturno, ma doveva riuscirci! Quando, dopo cinque lunghi anni, Amij tornò definitivamente a casa, trovò la guerra nella famiglia Brighton: Tony si era innamorato di Fanny Brussel ed era intenzionato a sposarla!

Quando il figlio l'aveva messa al corrente delle sue intenzioni sentimentali, Kathie era andata su tutte le furie, spalleggiata da tutta la famiglia ed in particolare da Johnny e Thalia. Era la prima volta che si intrometteva negli affari di cuore dei figli, aveva sempre preferito lasciarli vivere le loro esperienze senza interferenze, ma questa volta, era pronta a tutto pur di negare ed impedire quelle nozze improponibili.

- Non voglio che quella gentaglia si imparenti con noi! – urlò fuori di sé per l'ira incontenibile.

- Non sposo tutti i Brussel, ma solo Fanny! – insistette il ragazzo.

- Il Diavolo in persona sarebbe più accettabile. Dopo tutto quello che ci hanno fatto passare! Basta ricordarti che suo fratello ha quasi ucciso tua sorella Ellis? Lo hai dimenticato? La tua cara innamorata poi, te la raccomando – insinuò Kathie.

- Cosa vorresti dire? – chiese il figlio con un sibilo.

- Non fare l'ingenuo! La conoscono tutti in città. È la ragazza più sfacciata che abbia mai incontrato, perciò non stupirti se la vostra vita coniugale dovesse riservarti delle sorprese non molto piacevoli! – rispose lei acida.

- Come osi parlare così di lei? – urlò Tony agitando i pugni furioso davanti al viso di sua madre; Kathie non si mosse, i suoi occhi gelidi lo fissarono.

- Come osi tu, piuttosto, minacciarmi come stai facendo e pensare di portarmi in casa quella ragazza! Sai bene che non ho mai cercato di imporvi il mio volere, neanche di fronte alle vostre scelte più bizzarre o sbagliate, ma questa volta, se tu sposerai Fanny Brussel, te ne andrai dalla nostra vita! Ti rinnego come figlio, ti diseredo e proibirò a tutta la famiglia di frequentarti. Dei Brighton avrai solo il nome che stai per disonorare, ma puoi star certo che farò di tutto per toglierti anche questo! – replicò lei con voce calmissima, mentre il cuore le sanguinava per il dolore, quindi concluse – Valuta bene i tuoi sentimenti, prima di prendere una qualsiasi decisione, perché dopo non potrai più tornare indietro. Tu sai che io non scherzo! –

Tony ne era perfettamente consapevole, come lo era del fatto che sarebbe andata fino in fondo e senza tentennamenti, nonostante lui! Era certo dell'amore di sua madre, ma lo era ancora di più dell'odio atavico che divideva la sua famiglia dai Brussel e non poteva dar loro torto, ma era giusto perdurare in un simile sentimento? Il passato era passato, a cosa serviva riportarlo sempre a galla? Era certo che ci fosse del buono anche nella famiglia della sua amata e certamente Fanny lo era, ed allora perché non darle una possibilità? Per un'intera settimana il ragazzo restò chiuso nella sua casa, un pezzo di legno fra le mani che si assottigliava sempre più, dibattuto fra l'amore per la sua famiglia e quello per la sua ragazza, senza riuscire a prendere la decisione finale, definitiva ma, ormai non poteva più rimandare: sua madre e Fanny attendevano una sua parola, ma quale doveva essere?

La mamma era una donna forte e coraggiosa che aveva superato, praticamente indenne, molte avversità ma ora, a cinquantadue anni, poteva superare il suo abbandono anzi, quello che riteneva un tradimento? Poi c'era Fanny, giovane e graziosa, poteva ancora trovare qualcuno ma, indipendentemente da ciò, lui l'amava davvero? Non lo sapeva più, comunque sia doveva parlarle. Si recò da lei, ma non la trovò né a casa sua, né da suo nonno.

"Forse sarà da qualche amica!" pensò contrariato.

S'incamminò verso l'auto, quando una voce allegra lo distrasse.

- Ehi, Tony! Non si salutano più i vecchi amici? – era Amij. Il ragazzo le sorrise sorpreso di rivederla.

- Scusami Amij. Ero distratto da altri pensieri! – si scusò.

- Non importa, spero solo che siano lieti! – replicò lei sorridendo.

Com'era cambiata! Era più alta, un corpo decisamente ben fatto, un bel sorriso luminoso, grandi occhi verdi che brillavano gioiosi, un visetto rotondo di un colorito roseo salutare, i lunghi capelli morbidi.

- No, non sono pensieri allegri, anzi! – rispose Tony.

- Ti va di parlarne? – gli chiese e l'amico fu ben contento di potersi sfogare con qualcuno estraneo alla vicenda. Non si accorse del tumulto di sentimenti che sconvolgevano il cuore dell'amica, troppo preso dai propri.

- Cosa mi consigli? Non so cosa fare! – concluse il ragazzo.

- Segui il tuo cuore! Parla con lui sinceramente ed egli ti dirà qual è la giusta via da seguire, ma devi essere sincero! – rispose Amij cercando di sorridere, poi scappò via per non scoppiare in lacrime davanti a lui.

Tony tornò alla ricerca della sua ragazza, ma non fu un'impresa facile. Inutilmente si era recato in tutti i ritrovi femminili della città senza successo, mentre sorrisi divertiti lo accompagnavano ogni volta che entrava in un club per chiedere di Fanny e lo indussero a comprendere che stava rendendosi ridicolo per qualche motivo che gli era sconosciuto. Decise infine, indispettito, di ritentare a casa di lei ma non occorse entrare per udire la risatina allegra della ragazza che, stranamente lo infastidì per la sua vacuità, giungere dal giardino e la scorse in un atteggiamento che lo fece infuriare: era avvinghiata ad un giovanotto ed il suo comportamento non lasciava posto ai dubbi. Fanny lo fissò dapprima spaventata, poi la paura si tramutò in sfida; Tony lasciò sbollire la rabbia prima di prendere un qualsiasi provvedimento, quindi sputò per terra con disgusto.

- Mia madre ha ragione. Voi Brussel siete dei vermi schifosi che meritano solo di essere schiacciati. La prossima volta che vi incontrerò sulla mia strada, non mancherò di farlo, puoi esserne certa! – disse.

- Ma chi ti credi di essere? Sei solo un bamboccio! Credevi davvero che ti avrei sposato perché follemente innamorata di te? Neanche per sogno! Era mio nonno che voleva questo matrimonio di interessi, per ridare un patrimonio solido alla nostra famiglia! – confessò piena di astio la ragazza.

- Sono fortunato allora, perché ho scoperto in tempo a che razza di sgualdrina calcolatrice stavo per dare il mio cognome. Non me lo sarei mai perdonato se lo avessi infangato con una parentela simile! – replicò lui e la lasciò furente, umiliata ed incapace di trovare le parole per ribattere.

Anthony tornò a casa, ma non si recò a parlare con sua madre fino al giorno dopo. Quando arrivò alla villa, vi trovò Amij, recatasi a far visita alla migliore amica dei suoi genitori.

- Ho chiuso con Fanny! Non ci sposeremo più. Devo chiederti scusa per quello che ti ho detto la settimana scorsa, mi sbagliavo. Spero che tu possa perdonarmi! – disse il ragazzo senza preamboli, ma andando direttamente al sodo come sua abitudine.

- Certo che ti perdono e non voglio neanche sapere cosa è successo! Sei mio figlio, un bravo ragazzo, ma è inevitabile commettere errori, ne ho fatti molti anch'io e ne farò ancora. Ciò che conta è riconoscere le proprie mancanze e, se possibile, porvi rimedio – rispose Kathie abbracciandolo con affetto – Resti a cena stasera? Ci saranno anche Amij e Ted! – Il figlio accettò.

Dopo quella sera Amij divenne un'assidua frequentatrice di villa Brighton, con la scusa di chiedere consigli alla più esperta Kathie per la conduzione della propria casa. La ragazza aveva bisogno di un'amica, di una sostituta della madre che le seguisse, aiutasse e le fornisse quei consigli indispensabili soprattutto per seguire un padre decisamente stanco della vita.

- Forse ha bisogno di occuparsi di qualcuno, di amare qualcuno! Tu, per quanto bene ti voglia, non gli basti più! – le disse Kathie.

- Forse se si risposasse! – suggerì Amij.

- Non credo che lo farebbe mai – osservò l'amica.

- Se trovasse la donna giusta, forse sì e penso che quella persona potresti essere tu! – azzardò la ragazza.

- No, ti sbagli. Non sono adatta per nessuno, credimi, e tanto meno per tuo padre! Ha bisogno di una donna dolce ed io, francamente, non lo sono proprio. Resto comunque del parere che non è il matrimonio la soluzione giusta al suo problema! – rispose Kathie ridendo.

- Allora quale sarebbe? – si incuriosì la giovane.

- Perché non ti crei tu una famiglia? Cercati un marito e dai un nipotino a tuo padre. Fallo sentire importante per questo! – rispose lei.

- Ci penserò, lo prometto! – e lo fece veramente.

Le occorse un bel po' di tempo e molta pazienza per conquistare Tony e farlo capitolare, ma c'era riuscita e dopo le nozze, il giovane aveva rilevato le attività del suocero ed in seguito, aveva aperto un mobilificio di cui andava molto fiero. Aveva lasciato la casetta sul lago, dove in estate però portava la famiglia per divertirsi e ritemprarsi, mentre abitualmente vivevano nella casa dei Morrison a Livinghton. Dopo un anno di matrimonio, era arrivato il primo nipote per Ted, Thomas affettuosamente ribattezzato Tommy, diventato ormai un ragazzino introverso almeno quanto suo padre; dopo di lui erano arrivati i gemelli Michael e Peter. Per nonno Morrison fu una gran gioia e non rimpianse mai di aver preferito la pensione per occuparsi dei nipotini: li collocava spesso sul calessino per recarsi da Kathie e, mentre i nonni occupavano il tempo chiacchierando e facendo piccoli lavori, i bambini giocavano con i cugini più grandi o con i figli dei contadini che vivevano alla tenuta.

Quanta serenità per Kathie! Quando riuniva la famiglia per il Natale, era lei la più felice delle donne esistenti al mondo. Amava molto i suoi figli indistintamente ed adorava i suoi nipoti ma, nonostante evitasse accuratamente di darlo a vedere, non riusciva a non preferire Tommy che, a differenza dei cugini e fratelli, non la temeva. Entrambi adoravano gli animali e Kathie aveva insegnato al ragazzino tutto ciò che sapeva, ma la nonna lo aveva appreso dalla lunga esperienza ed, a volte, dalla lettura di manuali appositamente acquistati ma era comunque una conoscenza limitata, che al ragazzino non bastava più, perciò già a dieci anni, aveva deciso quello che avrebbe fatto nella vita: il veterinario!

Kathie si sentiva sicura per il futuro della sua proprietà. Con gli occhi della saggezza aveva già individuato e riconosciuto i suoi eredi, i successori di Nick e Gladys: Joy, Tracy e Tommy erano l'avvenire della fattoria ed era certa che sarebbe stata in buone mani, anzi ottime. Quanti sacrifici però per dar loro la sicurezza e la serenità, per lasciargli quella terra tanto amata! Quanti dolori aveva dovuto sopportare! Persino Al aveva sacrificato per Johnny e Gladys, ma loro non lo avrebbero mai saputo, era un segreto che custodiva in fondo al proprio cuore e non c'era ragione alcuna di rivelarlo, a nessuno. C'erano giorni in cui sentiva la nostalgia delle persone che più le erano state care e la solitudine che aveva scelto come compagna di vita, diventava sofferenza, malinconia contro le quali non esistevano rimedi se non i ricordi che a loro lo legavano. Era rimasta sola!

Dopo la disgrazia che le aveva strappato l'unica amica sincera che avesse mai avuto, il destino l'aveva privata, l'uno dopo l'altra, anche degli affetti di coloro che aveva amato e rispettato come genitori: zia Agatha e Lord Arthur. Per prima se n'era andata la cara zia, in modo discreto ma ugualmente doloroso per coloro che restavano, Lord Butterfiel era distrutto per il dolore.

- Non fare così, mio caro! Non voglio vederti in queste condizioni. Sono stata felice durante il nostro matrimonio, più di quanto potesse aspettarmi. Quando mi chiedesti di sposarti, mi ero ormai rassegnata da molto tempo a concludere la mia esistenza da vecchia zitella, in casa di mia nipote, badando ai suoi figli. Non credevo che la vita avesse ancora qualcosa da offrirmi e sicuramente, non mi aspettavo l'amore di un uomo giusto, dolce e sincero come te! – gli disse la moglie prima di andarsene.

- Perdonami, cara! Ti prometto che non piangerò e non mi dispererò. Non ho motivo di farlo, perché non passerò molto tempo che ti raggiungerò. Sono vecchio e senza di te la vita non ha più significato! – replicò Lord Arthur.

- So cosa vuoi dire. Per me sarebbe stata la stessa cosa. Ti aspetterò! – concluse la moglie.

Kathie adorava i due anziani zii e, quando Tom la chiamò per informarla delle condizioni della matrigna, lei fece in fretta i bagagli ed in compagnia di Sheena, Alexander, Andy e Susie si recò a Blueville, appena in tempo per raccogliere un breve sorriso e le ultime parole della zia.

- Grazie, Kathie! Grazie di tutto! – le disse.

- Non devi ringraziarmi tu, sono io che devo farlo! Se non fosse stato per te, ora sarei una vecchia ed acida zitella sola! Grazie alla mia cara zia, ho conosciuto l'amore, quello vero, che solo un uomo come Al poteva darmi! Grazie, zia! – replicò la nipote fra le lacrime – E' merito tuo se oggi sono in pace con me stessa, i miei genitori, mia nonna e mia sorella –

Zia Agatha le accarezzò le mani, poi chiuse gli occhi e li lasciò.

Tutto fu preparato per ricevere le visite dei parenti, amici, conoscenti e personalità della politica del loro paese che venivano per porgere l'estremo saluto alla generosa e riservata signora Butterfield, la seconda che se ne andava, ma certamente non immaginavano di trovare, disteso di fianco a lei, nel letto della loro camera nuziale, attorniato da ceri e fiori, il marito.

Lord Arthur era entrato nella stanza dove giaceva la moglie senza vita, dopo che tutto era stato predisposto per la veglia funebre. Si era disteso al fianco di lei, le aveva preso la mano e l'aveva raggiunta come promesso. Li avevano trovati così: sembravano dormire serenamente!

Kathie e Tome si erano sentiti improvvisamente vecchi ed abbandonati, due orfani smarriti; da soli vegliarono i loro cari, ricordando ogni momento vissuto insieme.

- Kathie, devo farti una domanda. Lo so che è il momento meno adatto, ma devo farlo ora o mai più. Non ti chiedo di rispondermi subito, puoi riflettere fino a dopo i funerali, ma prima che tu parta voglio una risposta. Qualunque essa sarà, sappi che ti vorrò sempre bene ed anche se mi dirai di no, voglio che restiamo gli amici di sempre, ma non ti rivolgerò mai più questa proposta. Kathie, vuoi sposarmi? – le chiese l'amico.

- E' da molto tempo che desideravi chiedermelo, lo so, ma la tua fraterna amicizia per mio marito ed il suo ricordo, sempre vivo in noi, te lo hanno impedito fino ad ora. So che saresti un ottimo padre per i miei figli, che già ti stimano e ti apprezzano, oltre all'affetto che già provano per te. Anch'io te ne voglio, ma non come ad un amante, bensì come ad un amico od un fratello questo sì, ma un marito proprio no. Non è colpa tua, te lo assicuro, non potrei ricevere una proposta di matrimonio migliore e ne sono onorata, ma ho quasi cinquant'anni, la maggior parte dei quali vissuti da sola. Ho acquisito un modo di vivere, delle abitudine così radicate che sarebbe arduo, se non impossibile, ma sicuramente molto faticoso, cambiare. Mi sono abituata a vivere senza un uomo, a farne a meno e dovrei stravolgere di nuovo la mia vita ed a questa età non me la sento proprio! Sono troppo stanca per ricominciare una nuova vita. Restiamo così, due cari amici, anzi due fratelli che si vogliono molto bene e niente di più! – rispose Kathie dopo qualche minuto di silenziosa riflessione.

- D'accordo, rispetto la tua volontà anche se ciò mi addolora! – la rassicurò Tom e poi prendendosi la testa fra le mani, in uno sfogo di indicibile dolore, le confessò – Sono un pesce fuor d'acqua senza di loro! Sono solo! –

- No, non lo sarai mai finché su questa terra ci sarà un solo Brighton! La mia casa sarà sempre aperta per te, ogni volta che vorrai! – ribatté lei.

L'amico le strinse le mani fra le sue ed in silenzio piansero insieme, cercando un conforto reciproco.

Da allora erano passati quindici anni ed il dolore si era attenuato, mentre due ritratti in più pendevano alle pareti della galleria.

"E' buffo!" pensò Kathie "Lottiamo e ci affanniamo tutta la vita per finire appesi ad una parete!"

Si alzò dalla sedia per guardare fuori dalla finestra: il bosco, la collina e più lontano le montagne erano ricoperte di neve. Il frutteto dormiva il letargo invernale, come la campagna circostante. Il campo da tennis, costruito per la delizia dei nipoti, era avvolto dal silenzio, la piscina vuota e chiusa da un cancello per la sicurezza di uomini ed animali, era stata dimenticata con l'ultimo sole estivo.

"Modernità e lussi dei giovani!" pensò sorridendo, ma piacevano anche a lei.

Discese al piano inferiore e per poco non inciampò in uno scassato modellino di locomotiva che i gemelli avevano meticolosamente smontato, dieci minuti dopo averlo ricevuto come regalo di Natale: un record! Tirò fuori stivaloni ed impermeabile dal ripostiglio, prese il suo fucile e suonò per chiamare il maggiordomo. Il vecchio e caro George Roper li aveva lasciati da una decina di anni e sua moglie qualche anno dopo, quindi Kathie aveva provveduto ad assumere un loro nipote insieme alla moglie Olive, ai quali la coppia aveva insegnato il rispetto e la discrezione che la padrona esigeva.

- Jeremy, sto uscendo a cavallo. Rientrerò fra un paio di ore – gli disse ed uscì.

Si addentrò in compagnia di cavallo e cani, nella natura silenziosa; la neve non era molto alta e potevano procedere tranquillamente, senza difficoltà. Il bosco era diventato un'oasi di pace per gli animali che vi cercavano un rifugio sicuro, era ben custodito e Kathie faceva lunghe cavalcate quotidiane, recandosi fino al guardiacaccia che viveva in una baita con la famiglia: moglie e tre bambini piccoli. Li riforniva di vestitini smessi dai nipotini e di leccornie, così le sue visite erano più che gradire ed accolte dai ragazzini con grandi feste.

Quel pomeriggio cavalcava tranquillamente, quando i cani cominciarono ad agitarsi, frugando in cerca di qualcosa finché iniziarono ad abbaiare frenetici.

- Che diavolo succede? – chiese Kathie smontando da cavallo. Seguì i cani che la condussero sulle tracce di bracconieri – Devo trovarli prima che sia troppo tardi! –

Imprecò furiosa, ma le macchie di sangue che imbrattavano la neve, lì poco lontano, le dissero che era già tardi.

- Siate tutti maledetti! – e l'ira l'assalì ancora di più.

Seguì le orme per un'ora finché li vide: erano in tre e non l'avevano udita.

- Fermi dove siete! Non fate scherzi o sparo e potete star certi che, non perderò tempo per chiamare un medico che curi le vostre ferite! Gettati i fucili e subito! – ordinò.

Mentre due eseguivano l'ordine perentorio, il terzo che era rimasto un po' nascosto dai compagni, imbracciò l'arma e fece fuoco sulla donna. Kathie si accasciò al suolo, mentre i cani si avventavano come furie omicide sui tre uomini: i due disarmati dovettero soccombere, l'altro dopo aver sparato di nuovo diverse volte, scappò.

Kathie giaceva esanime sulla neve macchiata del suo stesso sangue, sul petto una chiazza rossastra di allargava sulla camicia pesante, rimasta scoperta dal giubbotto. I cani ed il cavallo annusavano e lambivano il volto caro, attendendo un gesto che non venne. Si accucciarono intorno a lei guaendo e nitrendo, poi due splendidi pointer si alzarono spiccando la corsa verso la baita del guardiacaccia, mentre il cavallo galoppava nella direzione opposta, verso la villa. I restanti cinque cani rimasero adagiati attorno alla padrona, riscaldandola con i corpi e con i fiati, proteggendola con la propria rabbia.

Alla villa Jeremy era già preoccupato per il ritardo di Kathie che, di solito, avvertiva sempre, ma già da un'ora e mezza circa la preoccupazione lo agitava senza tregua, forse un presentimento. Stava per telefonare a Nick Connors, sperando di trovare la padrona a casa del genero, quando la moglie lo avvertì dell'arrivo del cavallo da solo. Il marito ebbe la certezza della disgrazia ed in poco tempo diede l'allarme presso i figli della sua signora.

Alla baita, intanto, il guardiacaccia e la sua famiglia non attendevano più la visita di Kathie, supponendo che l'arrivo di qualche ospite inaspettato le avesse impedito di recarsi da loro.

La luce pomeridiana se ne stava rapidamente andando e la temperatura si era notevolmente abbassata, quando i cani giunsero alla porta della modesta casetta; l'uomo si vestì pesantemente, armò il fucile e seguì i pointer che abbaiavano furiosi, attirandolo nella direzione giusta. Fu proprio lui a trovare per primo il corpo esanime della donna ed a tamponare la ferita, dalla quale era sgorgato molto sangue; Johnny, Tony, Nick e Clint giunsero poco dopo con il medico ed una slitta.

Quanto tempo era trascorso dal loro ritorno a casa? Circa un'ora ed il dottore era ancora chiuso nella stanza di Kathie! Erano tutti lì, figli, nipoti e Ted, tutti in attesa di una parola che li liberasse dall'incubo che stavano vivendo, ognuno cercando qualcosa su cui concentrare l'attenzione pur di non pensare a quello che poteva accadere al di là di quella porta, così minacciosamente chiusa. Finalmente il vecchio medico discese in salotto, il volto cupo, i radi capelli bianchi arruffati e tanta voglia di trovarsi altrove.

- Come sta? – chiese Johnny col cuore in gola.

- Non bene, purtroppo! Ha perso molto sangue, troppo. Sarebbe eccessivo per un organismo giovane, figuriamoci per una donna della sua età! Sarà un miracolo se ce la farà, non fatevi troppe illusioni! – rispose l'uomo accusando sulle spalle curve tutti gli anni ed i malanni di una vita che, a volte, lo costringeva a dare notizie simili e questa volta, gli piangeva il cuore per quella donna della quale ben conosceva la generosità.

- Possiamo salire da lei? – chiese Clint affranto.

- Sì. Ha chiesto di vedervi, tutti, ma non affaticatela troppo! – li ammonì.

La stanza era in penombra, Kathie giaceva immobile nel suo letto, le lenzuola bianche ed i capelli chiari che le incorniciavano il volto, le davano un aspetto spettrale.

- Accendete le lampade! Voglio vedere finché mi sarà possibile! – ordinò ma la voce era meno imperiosa del solito.

- Non dovreste parlare, signora Brighton! – protestò il dottore, anche se sapeva che era perfettamente inutile.

- Stia zitto lei, piuttosto! Cosa vuole che me ne faccia del fiato a questo punto? – brontolò.

- Il dottore ha ragione, mamma – intervenne Johnny.

- Taci anche tu. Sono io che devo parlare e non ho molto tempo, lo so benissimo. È giunto il momento che ho atteso per trentacinque anni e non intendo aspettare più del necessario. È arrivata la mia ora, ma non mi rammarico per questo, spero solo che finisca al più presto, perché questo dolore al petto non lo sopporto! – replicò sua madre con una smorfia di sofferenza.

- Non parlare così, mamma, ti prego! – la supplicò Ellis con le lacrime agli occhi.

- Sai bene quanto abbia desiderato questo momento, perciò posso accettarlo serenamente anzi, quasi come una liberazione. Mi ricongiungerò con i miei cari, ma soprattutto con vostro padre e quando lo incontrerò, gli sorriderò e parleremo. Gli racconterò dei suoi figli e dei suoi nipoti, di quanto io sia orgogliosa di tutti loro, di quanto sono stata fortunata ad avervi! – ribatté Kathie e le lacrime ora rigavano i volti dei suoi ragazzi e ciò la addolorò.

- So di essere egoista, ma devo chiedervi un grosso favore. Vi chiedo di ricordarmi solo con gioia e serenità, perché è così che io vi ricorderò, ma se lo farete con le lacrime ed il dolore, vi prego, non ricordatemi affatto! –

I ragazzi, sorpresi dalla richiesta, promisero ricacciando indietro i singhiozzi che salivano spontanei in gola.

- Inoltre vorrei che chiamaste Tom, se non lo avete già fatto, desidero riabbracciarlo e poi, telefonate a questo numero. Vi risponderà l'uomo che, per più di trent'anni, ha destato la curiosità di tutti a Livinghton, compresa la vostra. Molti anni fa mi chiedeste chi fosse e vi risposi che non vi riguardava, ma oggi coinvolge anche voi, perciò avete diritto di sapere – tirò un attimo il fiato prima di continuare – Samuel Gordon, questo è il suo nome, è stato il mio portavoce nel mondo degli affari. Concludeva la compravendita di titoli, mobili, immobili, preziosi eccetera, prestando il suo nome dietro al quale mi muovevo io, col mio denaro. Ho rischiato solo del capitale predisposto a ciò e di mia esclusiva proprietà, senza mettere mai a repentaglio le proprietà di famiglia. Qualche volta ho perso, molto spesso ho vinto. Sono una donna potente. Da me dipendono società finanziarie, commerciali e industriali importanti. Molti uomini sono al potere grazie a me e sanno che al minimo errore, cadranno. Sono potente, ma nessuno finora lo sapeva, eccetto Samuel Gordon ovviamente. Nessuno poteva immaginare che la dispotica Kathie Brighton, senza muoversi da casa sua, poteva far cadere il governo del Paese! Solo il vecchio Lord Brussel, pace all'anima sua lo scoprì per caso, quando acquistai una buona fetta delle sue proprietà, ma non fece in tempo a dirlo: morì di un attacco cardiaco causato, probabilmente, dalla rabbia che provava perché le sue terre erano finite a me! – Kathie sorrise divertita.

I suoi figli ascoltavano increduli la confessione, a tratti compiaciuta a tratti ironica, della madre.

- Sam è depositario del mio testamento che risale alla nascita dei gemelli, cinque anni fa, ma rispecchia la mia attuale volontà! – disse ancora e poi trasse un respiro profondo, sentendo le forze venirle meno – adesso voglio dormire. Mi sento le palpebre pesanti, così pesanti! – e chiuse gli occhi mentre i ragazzi sconvolti chiedevano muti al dottore, se non fosse morta ma lui li tranquillizzò: si era davvero addormentata per la stanchezza, ma non le restava comunque molto da vivere.

Tom Butterfield e Sam Gordon arrivarono all'alba a villa Brighton, appena in tempo perché lei potesse salutarli e ringraziarli. Molto commovente fu l'incontro con l'amico fraterno, il cui dolore lo aveva improvvisamente invecchiato; con lui Kathie si intrattenne un po' di tempo in più.

- Come farò senza di te, amica mia? Sto perdendo tutte le persone più care. Ho amato Al di amore fraterno, la mia matrigna come un figlio e te come ... -

- Una sorella! – concluse lei interrompendolo prima che potesse dire di più; lui le rivolse uno sguardo stanco e rassegnato.

- Ci sono cose che non ti ho mai detto, nemmeno quando ti chiesi di sposarmi, lo sai? –

- Sì, l'ho sempre saputo, mio caro! Avrei voluto poterti dare di più ma non è stato possibile. Al era sempre vivo in me e mi rendeva impossibile qualsiasi sentimento, diverso dall'amicizia. Ti confesso che, se mai avessi preso in considerazione un altro eventuale matrimonio, avrei scelto te! – e gli rivolse un debole sorriso.

- Grazie per avermelo detto! – le disse Tom prendendole le mani nelle sue, stringendole con dolcezza ed affetto.

Kathie si spense serenamente, col sorriso sulle labbra, mentre un lupo solitario nel bosco ululava al nuovo giorno che nasceva. I cani ed i cavalli che lei amava amato pienamente contraccambiata, manifestavano il proprio dolore guaendo e nitrendo nei canili e nelle stalle. Persino la vecchia gatta in cucina miagolava un lamento struggente, cercando i suoi micetti con la lingua ruvida, come temendo di perderli improvvisamente.

- Se non sapessi che gli animali non piangono, direi che è proprio ciò che quelli là fuori stanno facendo! – osservò il dottore scuotendo stancamente il capo bianco, scettico.

- Stanno piangendo! Piangono per la nonna che non c'è più. Loro lo sanno, lo sentono! – ribatté Andy.

Il dottore si strinse nelle spalle ancora incredulo.

Kathie giaceva sul suo letto, circondata dai fiori più belli che i ragazzi erano riusciti a trovare in quel freddo inverno. Aveva un'espressione serena, il volto era sempre bello anche se di un colore diverso dal solito, sembrava che dormisse e Tommy aveva come l'impressione di vederle aprire gli occhi da un momento all'altro. Si avvicinò al letto della nonna, le prese la mano un po' raggrinzita dall'età, ma soprattutto dalla morte, la baciò dolcemente.

- Ti voglio bene, nonna e mi mancherai moltissimo. Non ti dimenticherò mai e se un giorno mi sposerò ed avrò una figlia, la chiamerò col tuo nome, te lo prometto! – le disse e gli parve che lei sorridesse compiaciuta, come tutte le volte che lui aveva svolto un compito con efficienza. Le depose una rosa rossa fra le mani, le baciò una gota ed uscì.

Il vecchio reverendo Linley volle che la cerimonia funebre venisse celebrata nella chiesa di Livinghton e che tutti, compresi i nobili, fossero presenti: lui stesso officiò il rito, nonostante si fosse ritirato da anni per ragioni di salute. La sua voce vibrava di emozione nel ricordare l'amica scomparsa ed i presenti ebbero la certezza che ciò che stava dicendo, incredibilmente, era la verità.

- Kathie Brighton ha accumulato, nella sua movimentato, vita molti nemici, persone che non valgono e non varranno un decimo di ciò che lei era. Una donna generosa, anche se molti ritengono il contrario. I giovani di Livinghton, ragazzi e bambini, oggi hanno spazi per giocare, incontrarsi e parlare; molti hanno trovato un lavoro grazie al suo interessamento; gli anziani hanno un luogo dove trascorrere serenamente la vecchiaia, anche se non posseggono nulla; gli orfani hanno assistenza e possibilità di studio; abbiamo un bellissimo ed attrezzatissimo ospedale. Vi siete mai chiesto come due poveri uomini come me ed il dottore, abbiano potuto fare tutto ciò? Kathie non amava né i dottori, né i preti: diceva, scherzando, che i primi forniscono i clienti ai secondi, ma ogni mese firmava un cospicuo assegno per entrambi affinché lo utilizzassimo per migliorare la vita ai bisognosi. Kathie Brighton era fatta così: faceva del bene perché poteva permetterselo, ma niente pubblicità, sono certo che in questo momento sarà molto arrabbiata con me per questo, piuttosto preferiva passare per un'avida affarista! – un colpo di tosse lo costrinse a fermarsi.

Fra i Brighton serpeggiava la sorpresa: nemmeno loro conoscevano veramente Kathie Brighton! Questo pensavano Johnny, Tony, Nick, David, Clint ed Andy mentre, a spalla, portavano il feretro fuori dal sagrato. Che altro c'era da scoprire su di lei che ancora non sapevano? Nessuno di loro poteva rispondere a questa domanda, forse il testamento avrebbe potuto farlo ma dovettero attendere fino al pomeriggio del giorno seguente.

Sam Gordon li riunì nello studio tutti quanti, dal più grande ai più piccoli, Ted, Tom, il dottore ed il reverendo compresi. L'ometto si sedette sulla poltrona di pelle nera, aprì la sua borsa e tirò fuori un nastro magnetico.

- Questo è il testamento di Kathie Brighton. Come già sapete, lo ha redatto cinque anni fa quindi, me lo consegnò perché lo conservassi fino alla sua morte. Purtroppo è giunto il momento di farvi ascoltare la registrazione delle sue ultime volontà. Non intendo dilungarmi oltre con parole inutili, voglio solo aggiungere che la scomparsa improvvisa della signora Brighton mi addolora moltissimo: oltre ad una socia di affari era anche un'ottima amica! – disse Sam Gordon commosso.

Mise quindi in funzione l'apparecchio e, dopo pochi secondi, poterono udire di nuovo la voce di Kathie.

- Eccovi qui, tutti, insieme a me, per l'ultima volta. Questo nastro non è il mio testamento materiale, ma quello spirituale. Al primo ho già provveduto a parte e Sam Gordon è stato incaricato della lettura; del secondo, invece, ho deciso di provvedere personalmente perché lo ritengo di primaria importanza. Stabilendo le mie ultime volontà, ho cercato di tener presente, come ho sempre fatto, le inclinazioni naturali di ognuno di voi e non è stata un'impresa facile, credetemi, anche se penso di conoscervi piuttosto bene. Con quanto sto per dirvi, intendo rimediare a tutti gli anni in cui non ho potuto essere vicina ai figli come io, ma soprattutto loro, avremmo voluto, a tutte le volte che non sono riuscita a dirvi quanto bene vi volessi e quanto siete sempre stati importanti per me; che tutto ciò che ho fatto, anche il trascurarvi, l'ho fatto per voi, per garantirvi un futuro sereno, senza problemi e le sofferenze che io ho dovuto subire. Vi prego di perdonarmi per non essere stata una madre espansiva e non avervi detto più spesso quanto vi amassi, ma iniziamo.

Da Johnny e Sheena. Ho avuto davvero tante soddisfazioni da voi due e sono felice per l'esito positivo avuto dal vostro matrimonio, iniziato in modo molto incerto ma fortunatamente, figlio mio, hai aperto gli occhi in tempo! Non ho mai avuto motivo per rammaricarmi di averti, mia cara, subito appoggiata. Il mio istinto si è rivelato ancora una volta, provvidenziale ed io, si è rivelato ancora una volta, provvidenziale ed io, che mi sono sempre fidata ciecamente di lui, ho guadagnato una nuora davvero in gamba, una nuova figlia affettuosa e rispettosa ma che, soprattutto, ha reso felice il mio Johnny. Oggi siete una famiglia serena. Mi avete dato un bel nipotino, Alexander, un po' turbolento ma si calmerà crescendo ed io ve ne sono grata.Passiamo a Nick e Gladys. Non sei certa, mia cara ragazza, dopo quaranta lunghi anni di vita insieme, di meritare tanto affetto dai Brighton! Sciocca! Anche se avessi avuto una sola, piccola, insignificante colpa, e non ne hai mai avute, ciò che hai fatto e la devozione che ci hai dimostrato in tutti questi anni, l'avrebbero cancellata. Non sei mia figlia, ma ti ho amata come se lo fossi. Tu e Johnny non siete stati generati da me, ma vi ho sempre considerati come figli miei, perché è così che vi sentivo: spero di non avervi deluso! Per Nick non posso che avere parole di affetto e come potrebbe essere diversamente? Non uno sgarbo, un'offesa od una parola cattiva , ma solo rispetto, fiducia ed affetto, non è poco! Sei stato, con la tua gemella, il primo bambino al quale mia nonna Helen mi concesse di assistere alla nascita e ciò mi ha permesso di considerarti un po' speciale e più vicino al mio cuore. Grazie ad entrambi, soprattutto per avermi dato Andy, Joy e Betty. Spero di aver insegnato qualcosa a tutti e tre! Ad Andy, in particolare, voglio dire quanto io sia orgogliosa di lui, dei suoi successi professionali e della sua radicata bontà d'animo. Mi auguro che tutto ciò non vada perduto! Di Joy parlerò oltre e Betty è ancora troppo giovane per capire che cosa farà o sarà da grande ma, a tutte e due voglio dare un ultimo consiglio: seguite l'esempio di vostro fratello!Passiamo ai Lewis! Cosa posso dire di Clint se non che è rimasto, fortunatamente, quella simpatica e meravigliosa canaglia che conobbi tanto tempo fa? Ti sono profondamente grata per quanto hai fatto per la mia Thalia, sei una persona dal carattere fermo, che ha saputo usare l'amore per domare l'irrequietezza di mia figlia. Io ho fallito con lei, come madre e come amica, l'ho sempre pensato anche dopo che i nostri rapporti sono decisamente migliorati e solo il vostro bel matrimonio, mi ha ridato un po' di serenità. Vorrei poter cancellare tutte le incomprensioni che ci hanno separato, ragazza mia, ma non ho mai saputo quale fosse il motivo che ci ha sempre allontanate l'una dall'altra e quindi, probabilmente, anche tornando indietro, commetterei lo stesso drammatico errore. Chi lo sa, forse con tuo padre in vita, le cose avrebbero potuto avere un cammino diverso ma, chi può dirlo con esattezza? Comunque abbiamo recuperato il nostro rapporto, sono riuscita a farti sposare Clint invitandolo continuamente alle nostre feste e sai quanto le detestassi ed infine, sono stata premiata, perché almeno come nonna non ho nulla da rimproverarmi. Le vostre due belle ed intelligenti figlie hanno un futuro sicuro davanti a sé. Susan, se tu Clint ti decidessi a darle un po' più di fiducia, potrà diventare una donna d'affari davvero in gamba, degna della mia fama. Ha le capacità adatte per riuscire ed un giorno, potrà sostituirti senza problemi. Parlando di Tracy occorre tirare in ballo anche Joy! Le mie ragazze! A loro, al loro amore per essa, voglio affidare la mia terra. Io so che sono le persone adatte a ciò e voglio che Nick e Gladys insegnino loro tutto ciò che sanno ed è necessario. È buffo, ma a quanto pare questa tenuta è fatta per essere guidata da donne! Mia nonna Helen, io, Gladys ed un giorno le mie nipoti! Spero che la vostra amicizia così profonda, mie care ragazze, non abbia mai fine! È la sola raccomandazione che posso farvi.Passiamo ai Bleen. Anche questo matrimonio è decisamente ben riuscito, ma devo dire che la freddezza e la diffidenza che, per anni, hanno caratterizzato i rapporti fra Johnny e David, mi hanno addolorata e non poco. Tutto si è chiarito e di questo, mio caro figlio, devo ringraziare la tenacia e il buon senso di mio genero. Devo molto a David, soprattutto per la riconquistata salute di mia figlia e per la felicità e la serenità che ha saputo darle. Ricordo quando nacque Jimmy: non credo di aver visto un padre più agitato! Percorrevi il corridoio dell'ospedale, seguito da tuo padre, Johnny e Tony: non riuscivamo a calmarvi! Quando ci annunciarono la nascita del tuo primogenito, per poco non sveniste tutti e quattro! E poi dicono delle donne! L'esperienza comunque non ti servì, di certo, quando nacque Annie! Jimmy ed Annie. L'unico rammarico, l'unico rimprovero che possa muoverti David, è di avermi privato un po' della loro compagnia: sono gli unici nipoti che sento meno vicini a me! Sono per metà dei Brighton eppure non hanno niente dei Brighton! Perfino nei gemelli ritrovo molte caratteristiche dei miei avi, ma Jimmy ed Annie sono così diversi, forse sono le scuole troppo snob che frequentano. So comunque, con certezza, che sono dei bravi ragazzi ed il mio affetto e la mia fiducia per loro non è minore che per gli altri. In quanto a te, Ellis cara, la tua innata sensibilità ti ha permesso di conoscermi intimamente meglio di chiunque altro; nei momenti peggiori ti ho avuta psicologicamente vicina e sì che ne avevi di problemi anche tu! Eppure mi hai aiutato moltissimo a superare una crisi interiore profonda e ad affrontare, di nuovo, con maggior serenità la vita senza tuo padre. Grazie!Per quanto riguarda il mio ultimogenito, devo ammettere che Amij merita un monumento o, per lo meno, di essere fatta santa, per il coraggio avuto nello sposare quell' "orso", per la pazienza e la costanza dimostrate durante i tentativi numerosi e alla fine riusciti di farlo capitolare. Mio figlio, da parte sua, ha dimostrato che l'età, oltre agli acciacchi ed ai capelli bianchi, porta anche saggezza, fortunatamente per lui. Ti ho vista crescere, ragazza mia, e sai quanto fossi amica di tua madre e quanto lo sono stata di tuo padre, perciò mi è sempre piaciuta l'idea di unire le nostre famiglie, ma non sono mai stata di quelle persone che usano i figli per stringere "alleanze matrimoniali". Un giorno mi proponesti di diventare la signora Morrison, ma sapevi che non era proprio possibile. Il tuo era un modo per lanciarmi un messaggio che ho saputo cogliere, tanto è vero che ho dovuto sorbirmi altre feste pur di far uscire l' "orso" dalla sua tana, ma ne è valsa la pena. Quando mi annunciasti che saresti diventata la signora Brighton, mi rendesti la suocera più felice del mondo, tanto che brindai con il buon vecchio e caro George, fino quasi ad ubriacarlo! Sono molto orgogliosa anche dei vostri figli. Tommy sa già cosa vuole dalla vita ed un giorno, Joy e Tracy, potranno contare sull'aiuto di un validissimo veterinario. Bravo ragazzo, ma bada a non assomigliarmi troppo, anche se ciò mi lusinga! Per i gemelli, Micky e Peter, è decisamente troppo presto per parlare di futuro. Hanno comunque attitudini da kamikaze molto sviluppate. Se non ci credete, chiedetelo alle galline, non ne ho mai viste di più terrorizzate!Lasciamo perdere gli scherzi e torniamo al mio testamento spirituale! Mi restano solo Ted Morrison e Tom Butterfield che amo come fratelli. Il profondo affetto che mi lega a loro mi spinge a chiedere, anche se non ce ne sarebbe il bisogno, ai miei figli e nipoti di occuparsi di essi, come fossero vostro padre. So che lo farete senza sacrificio e ve ne sono grata.Caro Tom, il mio ultimo pensiero corre a te. Insieme abbiamo condiviso l'esperienza più tragica della mia vita e questo ha fatto di te, dopo mio marito, l'uomo più importante della mia esistenza. Ho sempre saputo ciò che provi per me ed in un certo qual modo, ti ho contraccambiato ma il mio cuore è sempre stato solo di un uomo e sono certa che, il fatto che lui fosse il tuo fraterno amico Al, ti abbia un po' consolato. Voglio dirti che ho apprezzato sia i tuoi sentimenti, che il tuo prezioso aiuto e non avresti potuto essere più caro di quanto non lo sia mai stato.Adesso pensiamo ai miei beni. Oramai da tempo non posseggo che una parte della fattoria e della segheria, una quota di maggioranza che deve essere divisa fra le vostre cinque famiglie in parti uguali. Naturalmente, ognuno di voi può chiedere che gli venga liquidata la propria, ma io spero che non lo facciate mai. Il mio desiderio è che, soprattutto la terra, rimanga intera, così come è sempre stata e se qualcuno di voi desiderasse vendere la propria parte, lo faccia solo all'interno della famiglia. Per quanto riguarda il patrimonio che ho accumulato in tutti questi anni a vostra insaputa, voglio che sia suddiviso in parti uguali fra i miei figli ed i miei nipoti, tolte però alcune quote che destinerò al reverendo Linley per la costruzione del centro sportivo e della nuova biblioteca; al dottore per completare il nuovo padiglione dell'ospedale ed infine una parte deve essere destinata a riserva per finanziare eventuali progetti dei miei nipoti più giovani, affinché anche loro possano usufruire dello stesso trattamento che, in vita, ho riservato ai cugini più grandi, ma di questo vi parlerà più dettagliatamente Sam Gordon!Con questo ho finito, non mi resta che salutarvi un'ultima volta e ricordate che, anche nei momenti più duri della vostra vita, non sarete mai soli: avete una grande, unica e generosa famiglia ed è il bene più prezioso di tutti. Sappiate mantenerla unita, così come ve la lascio ed è questa la vera eredità, ciò che vi lascio in mio ricordo! Resterò sempre vicina a voi.Con tutto il mio amore, Kathie Davis Brighton! –Il nastro era terminato e la stanza era ripiombata nel silenzio. I volti composti in un muto dolore manifestavano lo sconvolgente tumulto di sentimenti nei cuori dei presenti. Sam Gordon attese qualche minuto prima di rompere il silenzio.

- Lady Brighton, un mese fa, ha aggiunto una postilla al testamento in mio possesso. Riguarda tutte le proprietà ancora in suo possesso e beni, come i gioielli di famiglia, che non aveva preso in considerazione, di opere di inestimabile valore che, al tempo della precedente stesura, non possedeva ed infine questa casa che amava molto! –

- La prego, signor Gordon, riassuma senza leggere il documento. Non occorre! – lo interruppe Johnny interpretando i pensieri di tutti.

- D'accordo. Lady Brighton ha diviso i gioielli di famiglia equamente fra le tre figlie e le due nuore. Qui ho cinque cofanetti e relative liste del contenuto, uno per ognuna delle signore interessate e contengono i valori che lei ha voluto lasciarvi. Per quanto riguarda le opere d'arte che ha collezionato in questi anni, dovete sapere che costituiscono un patrimonio notevole, una collezione privata fra le più prestigiose. Lady Brighton ha suddiviso tutto, anche in questo caso, in cinque parti. Qui ho gli elenchi per ognuno di voi, lasciandovi liberi di scegliere se conservare le opere privatamente od aprire un museo ed offrire alla gente l'opportunità di ammirarle. Qualunque sia la vostra decisione, le opere resteranno di vostra proprietà. Per quanto riguarda questa casa, Lady Brighton ha deciso di lasciarla a coloro che si occuperanno della tenuta, quindi a Joy Connors, Tracy Lewis e Thomas Brighton. Potranno abitarvi quando i rispettivi genitori lo permetteranno, così potranno occuparsi della fattoria più comodamente. È tutto! – concluse Sam Gordon raccogliendo ordinatamente i suoi fogli, lasciandoli immersi in un'atmosfera di dolorosa riflessione.

Faceva freddo quel triste pomeriggio ed il piccolo cimitero di famiglia era tetro e poco invitante. La cappella costruita in marmo bianco con venature verdi, si ergeva proprio nel mezzo. Il cancello in ferro battuto era sormontato da un arco pieno con inciso in caratteri dorati il nome di famiglia: Davis Brighton. Era ancora aperto e gli otto ragazzi vi entrarono fermandosi davanti alla tomba della nonna.

Andy accarezzò il marmo freddo con affetto, mentre Joy e Tracy lo affiancavano e imitavano.

- Non vorrei piangere, ma non ce la faccio! – protestò con rabbia Betty e Susan la strinse a sé, cercando di confortarla, ingoiando le proprie lacrime che, inevitabili, le salivano agli occhi, mentre un nodo le serrava la gola.

- Da oggi in poi sarò più buono, come voleva la nonna, lo prometto! – giurò sommessamente Alexander.

- Né io, né Annie le siamo stati vicini come lei desiderava e me ne rammarico. Quello che più mi addolora è di non averle mai detto quanto le volevamo bene! – confessò Jimmy, fissando la fotografia di Kathie che risaliva ai tempi del matrimonio di Thalia.

Sorrideva ai suoi otto nipoti, lì riuniti per salutarla e pensare ai ricordi più belli che avevano di lei.

- Doveva essere molto bella quando era giovane e lo era ancora! – osservò Joy.

- Dovevano amarsi davvero molto lei ed il nonno. Spero di essere altrettanto fortunata! – ribatté Tracy.

- Ha fatto molto per tutti noi e le dobbiamo molto, tutti quanti. Non dobbiamo dimenticarlo e parleremo di lei ai gemelli, perché la ricordino sempre. Racconteremo di lei ai nostri figli ed ai nostri nipoti, perché i suoi insegnamenti non vadano perduti. Dobbiamo impegnarci ora, qui davanti alla sua tomba, a non dividere mai né la famiglia, né la tenuta! – disse Susan risoluta; i cugini annuirono in silenzio.

- Non dovremo mai abbandonare a se stesso un membro della famiglia in difficoltà, ognuno di noi dovrà impegnarsi a soccorrerlo. Inoltre non dovremo abbandonare mai Ted Morrison e lo zio Tom! – proseguì Jimmy allungando la mano destra.

I ragazzi, uno dopo l'altro, posarono la propria su quella del cugino, suggellando così un patto al quale avrebbero sempre tenuto fede. Uscirono di nuovo nell'aria fredda della sera. Tommy si soffermò ad osservare la campagna silenziosa sotto il manto di neve, mentre i cugini proseguivano verso casa. Tracy e Joy si volsero, tornarono indietro e lo affiancarono, guardando nella stessa direzione, un punto indefinito, forse visibile solo a loro.

- La nonna ha amato così tanto questa terra! Mi chiedevo se saremo all'altezza del difficile compito che ci ha affidato. Saremo capaci di trasmettere alle generazioni future ciò che lei ci ha lasciato in valori umani? Sapremo coltivare, rispettare e trasmettere le nostre radici ai figli, ai nipoti che il destino ci manderà? – chiese il ragazzino.

- Sì, ci riusciremo, perché abbiamo avuto una grande insegnante. La migliore che potessimo desiderare e sono sicura che, ovunque si trovi in questo momento, lei sia orgogliosa di noi, anche dei tuoi dubbi e, come ci ha spesso ripetuto, useremo la testa per risolvere quelli relativi al lavoro ed il cuore per quelli di famiglia! – rispose Joy sorridendo al cielo.

- Sbaglieremo, sarà inevitabile perché nessuno è infallibile, nemmeno lei lo era ma vivremo la nostra vita, compiremo le nostre scelte traendo forza dai suoi insegnamenti, ma sempre seguendo il nostro istinto e non come pensiamo avrebbe agito lei. Io sono pronta ad iniziare questa nuova esperienza di cui la nonna ha voluto investirmi e credo che lo siate anche voi! – replicò Tracy ed i cugini annuirono.

Restarono ancora un po' ad osservare la campagna nella luce che andava, via via, scemando sempre più ed un senso di pace e di quiete li pervase: chiusero gli occhi ma le immagini rimasero impresse nelle loro menti. Le colline, i dolci pendii, il lago, i campi fecondati da nuove sementi che, a Primavera avrebbero consegnato alla vita nuovi frutti ma, questa volta, la nonna non li avrebbe raccolti con loro. Non avrebbe più indossato il suo vecchio cappello di paglia, non avrebbe più infilato nella braccia i panieri da riempire, non l'avrebbero più vista percorrere a cavallo i sentieri della tenuta con i suoi fedelissimi cani che le correvano attorno, oppure sì! L'avrebbero vista con gli occhi del cuore, sempre disponibile a rivolgere loro un sorriso affettuoso.

La nonna era morta ma ne avvertivano la presenza, persino il suo inconfondibile profumo di lavanda, anche in quel preciso istante. Si riscossero dai loro pensieri, così simili, e si sorrisero rassicurati dalla certezza di non essere stati abbandonati da lei, spiccarono una corsa velocissima per raggiungere la loro casa ed informare i cugini della loro decisione: era tempo di iniziare una nuova vita.

Si ritrovarono a tavola per la cena, tutti insieme, le stesse persone presenti alla lettura del testamento. Andy, essendo il maggiore della nuova generazione, si alzò in piedi facendosi portavoce.

- Questo pomeriggio abbiamo parlato del futuro della famiglia ed abbiamo deciso di continuare l'opera iniziata dalla nonna. Non vogliamo dividere la proprietà, né ora né mai, desideriamo mantenerla integra e quando i miei genitori lo riterranno opportuno, siamo tutti d'accordo nell'affidare la tenuta a Joy e Tracy, aiutate da Tommy quando avrà ultimato gli studi. Per quanto concerne le opere d'arte, vorremmo aprire un museo intitolato ai nonni ed offrire l'opportunità a tutti di ammirarle. Siamo certi che questo era il volere della nonna. Inoltre lei è stata molto generosa con noi ed abbiamo ereditato un patrimonio notevole, senza meriti particolari perciò, il minimo che possiamo fare per lei, è dare il suo nome ad una borsa di studio, che verrà offerta ogni anno ad un numero di studenti bisognosi e meritevoli, perché possano continuare senza problemi quegli studi che l'indigenza non gli permetterebbe di ultimare, così coloro che l'hanno denigrata ingiustamente, non potranno dimenticarla mai più! – disse con un nodo che gli serrava la gola, ma che con coraggio riuscì a respingere.

Gli adulti lo avevano ascoltato in silenzio, prima sorpresi poi, con compiaciuto orgoglio, rivolto non solo a lui ma a tutti i loro ragazzi. Finito il discorso, Tommy e Jimmy appesero il ritratto della nonna sopra il caminetto della sala da pranzo.

- Quello sarà sempre il suo posto! Insieme a noi! – disse Susan.

- Vorremmo che lo zio Tom restasse qui alla villa, ospite mio, di Tracy e Tommy, per sempre! – aggiunse Joy e l'anziano Lord accettò, mentre i genitori dei ragazzi approvavano le decisioni dei figli. Clint però stupì tutti quanti.

- Vostra nonna aveva la vostra stessa età quando prese possesso della fattoria per cause di forza maggiore. Non è il vostro caso, lo so, ma voglio chiedere a Joy e Tracy, vi sentite in grado di vivere qui, con la sola compagnia dello zio Tom e dei domestici? Vi sentite pronte ad impegnarvi a tempo pieno con la fattoria, ad occuparvi della casa da sole e proseguire gli studi privatamente? Pensateci bene perché non sto scherzando. È un impegno serio ed una responsabilità grandissima! – le ragazze riflettevano in silenzio e dopo essersi guardate un attimo risposero.

- Sì, papà, lo siamo –

- Sarà molto dura la prova che vi aspetta! – osservò di nuovo Clint.

- Lo sappiamo, zio Clint, ma non abbiamo paura. Abbiamo avuto una grande insegnante ed affronteremo le difficoltà, superandole insieme! – rispose Joy.

- Nick, Gladys, come sempre Kathie aveva visto giusto! Tracy ha il mio consenso. Può trasferirsi qui anche subito, ma vorrei che anche Joy lo facesse. Che ne dite? – propose ai coniugi Connors.

- Sono ancora molto giovani! – osservò Gladys preoccupata.

- Sì, ma abiteranno sempre vicine a noi e lo zio Tom darà loro un'occhiata ogni tanto! – ribatté Nick.

- Certo e le aiuterò per quanto mi sarà possibile – assentì Tom.

- Come vedi, cara, non ci sono problemi. Noi insegneremo alle ragazze a condurre la tenuta e poi potremo ritirarci senza preoccupazioni. Possiamo dare il nostro consenso! – Gladys annuì al marito e le due ragazze esultarono felici.

Più tardi Clint si ritrovò da solo nella grande sala da pranzo oramai vuota. Rivolse lo sguardo al ritratto della suocera e le sorrise.

- Diavolo di una donna! Ci hai sempre fatto credere di non interferire nelle nostre vite, ma io lo so che non è così! Abbiamo fatto ciò che tu volevi, anche se sei stata così abile da farci credere che fossero sempre decisioni nostre. Tu avevi previsto tutto! Se non avessi amato Thalia come l'amo, avrei chiesto a te di sposarmi. Tu stessa avevi affermato che eravamo della degni l'uno dell'altra! Saremmo stati proprio una bella coppia di "canaglie"! –

Alzò il calice, che aveva riempito di champagne, verso di lei e le sorrise di nuovo ed ebbe come l'impressione che lei gli sorridesse sorniona, come ogni volta che qualcosa andava come lei desiderava: ebbe la certezza che Kathie non se n'era andata, ma era ancora lì con loro nella sua casa.

"Diavolo di una donna!" pensò di nuovo Clint.

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