Paradosso

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Erano giorni che la vedevo alla fermata dell'autobus. Ogni giorno, alla stessa ora, sempre con quel pastrano verde e la valigetta. I capelli biondissimi raccolti in una treccia. Sguardo basso, occhi di ghiaccio. Pelle bianca come il latte appena munto. Mi incuriosiva tanto quella donna, non potevo fare a meno di guardarla. Un bel giorno, faceva freddo, non ho resistito e gliel'ho chiesto cosa ci facesse sempre ferma a quella fermata dell'autobus che non passava da un anno.

"L'hanno soppresso" le dissi senza annunciare la mia presenza.

Lei, togliendosi una specie di cuffiette dalle piccolissime orecchie, mi guardò come se fossi matto. Poi, con una voce sibilante e uno strano accento nordico, mi disse:

"Aspetto che arrivino ma sono in ritardo. Credo abbiano avuto dei problemi. Sarà stato per colpa di qualche paradosso. "

Io, sinceramente, non ci capii molto. Speravo in un approccio diverso, un sorriso, un cenno.

Allora cercai sul telefono cosa volesse dire paradosso.

"E' quando un governo eletto con una legge incostituzionale ne fa un'altra per cambiare la costituzione per la quale non è considerato eletto."

"Ora ho capito tutto. " dissi alla donna che, nel frattempo, non mi degnava di uno sguardo.

"No, credo tu non abbia capito niente. Loro sono in ritardo perchè qualcosa nel viaggio è andato storto. Lo sento. Senti... "e mi porse quella specie di cuffiette. "Senti che non si sente niente ?"mi disse con un tono di voce asciutto, senza tradire il minimo sentimento.

"Io non sento niente."

" Appunto, mi sa che dovrò rimanere qui ferma per un sacco di tempo. Fino a quando sul mio pianeta qualcuno non si accorgerà della mia mancanza. Possono passare secondi, minuti, anni.... secoli. "

" Eh " sospirai " come ti capisco, hai mai preso la metro a Napoli nelle ore di punta ? Non passa mai, poi è piena zeppa di gente. "

" Mi sa che non hai capito. "

" Ho capito, ho capito, tu vieni da un altro mondo, non sono mica tonto. E' che questa cosa non mi fa né caldo né freddo. Tanto lo so che è soltanto uno strano sogno. "

" Pensala come credi, per me è soltanto un incubo. Se solo penso che devo restare ancora in questo posto, mi viene voglia di farla finita. Quasi quasi distruggo tutto. Mi basta un attimo. "

" E come faresti ? Un'eruzione del Vesuvio ? Un terremoto ? "

" No, mi basta curvare il tempo quel tanto che basta per spedirvi in un altro universo. "

" Azz, lo faresti davvero ? "

" Certo, non ci vuole niente, è tutto possibile grazie a questo aggeggio. "

E mi fece vedere una scatoletta piccolina con un bottone rosso, molto simile a un telecomando.

Io ne fui attratto. Volevo toccarlo, volevo premere il pulsante, sentirmi invincibile, onnipotente, come un governatore che tutto decide e tutto sbroglia.

" Ddoje fritture " non so perchè mi venne in mente.

Poi la pregai. " Dai, premi il pulsante, fammi vedere cosa c'è in un altro universo, Non ho mai viaggiato, mai preso un aereo, mai un treno. Ho fatto trip solo con la mente. Ma nel tempo... questa cosa è incredibile finanche per un sogno. "

Lei, la biondissima donna con la treccia mi guardò fisso, sguardo torvo, penetrante. Poi fece una smorfia.

"Sei sicuro ?" mi disse. E fece un piccolo sbuffo con le labbra.

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