"Mi piace quella foto. Anche questo, come il raccontare, è un modo di rendere raggiungibile un'altra parte di te..."
"Quell'immagine ha una storia tutta sua. Un giorno te la racconterò"
"Sono qui per ascoltarla..."Sento il lento scorrere dell'acqua al di là della porta.
Il rumore delle tue mani sfregare energicamente il corpo, circondato da nebulosi vapori.
Immagino i muscoli tesi, nel vano tentativo di rilassarti, come se solo questo potesse bastare per lavare via tutti i tuoi peccati e rendere presentabile l'anima tua, agli occhi di chi ti conosce davvero e che sa quanto nera sia.
Nera, sì.
Come il più cupo degli Inferni.Sospiro, chiudendo gli occhi, assaporando quel breve attimo di pace.
Venti minuti.
Solo venti fottuti minuti per prendere respiro, prima di ritornare in apnea.
Posso sfilarmi questo sorriso posticcio che mi pesa sulla faccia, come una dose di botox riuscita male. Lasciare che le lacrime si facciano strada prepotentemente.Cristo!
Non sono io. Questa non sono io.
Non lo sono mai stata.
E lo vorrei urlare con tutto il fiato che ho ancora in corpo.
Contro quella cazzo di porta, a muso duro, sbattendo i pugni con rabbia.
Che questa falsa figurante non sono io.
Che ti odio.
E ti amo.
Ma soprattutto ti odio per avermi ridotta ancora cosi.Mi porto una mano alla bocca, soffocando un singhiozzo. Vorrei trovare la forza di guardare la mia immagine dentro quello specchio che so esserci all'interno di una delle ante dell'armadio.
Ma non posso.
Perchè se lo faccio, piangerò ancora.
E non voglio.Mi volto e guardo involontariamente l'orologio.
Perdo un battito.
Forse anche più d'uno.
Rimango immobile, con l'orecchio in ascolto, in attesa di scoprire dai tuoi movimenti quanto tempo mi rimane.
Sento ancora l'acqua scorrere e con essa la mia ansia scivolare via. Mi rilasso appena.
Riprendo a respirare.
Ma so che devo prepararmi. Quando uscirai non vorrai aspettare, nè io perdere altro tempo a rimanere qui dentro con la tua finta compagnia.Mi alzo dal letto, guardandomi intorno.
Maledicendomi ogni secondo che passa.
Merda!
Devo aprire quello stramaledetto armadio se voglio prendere dei vestiti puliti.
Il panico mi travolge violentemente.
Mi risiedo sul bordo del letto. Non so che fare.
Cerco di riprendere controllo sul respiro.
Ma tutto va a puttane come al solito.
Mi conforta solo quel rumore di acqua che scorre in sottofondo.
"Spero che si affoghi." Mi sussurra una vocina nella testa.
Avrei risolto tutti i problemi, in effetti!
Ma sorrido scuotendo la testa.
Non si può affogare sotto una doccia.
"Peccato!" Le sento sospirare da lontano.I gomiti sulle ginocchia, le mani che coprono il viso.
Penso.
Ci ripenso.
Posso farcela.
Apro. Prendo. Chiudo. Fine.Mi alzo. Faccio pochi passi, pesanti come piombo.
Come un condannato a morte che percorre il suo ultimo tragitto su uno stretto corridoio verde.
"Coraggio. È solo un cazzo di armadio, con dentro un fottuto specchio!" Di nuovo lei.
La scaccio velocemente con un gesto della mano.Tengo lo sguardo basso, apro lentamente l'anta che scricchiola ad ogni centimetro. Come una sirena d'allarme azionata per errore.
Non mi do tempo di pensare a nulla.
Individuo ciò che devo prendere, lo afferro e...
In quel preciso momento, commetto il primo vero errore.
Cado nel tranello bastardo!
Un riflesso di luce.
Mentre l'acqua scorre ancora.
Attira la mia attenzione,
Sento un motivo musicale appena accennato.
Da quando canta sotto la doccia?
Mi volto sorpresa e...
Eccolo lì, il secondo errore.
Alzo lo sguardo.
Il riflesso di luce rimbalza su di me.
Ammutolisco.
Anche se non stavo parlando, ma sento tutti i pensieri lasciare la mente, liberandola di colpo.
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Frame -remember me-
Truyện Ngắn"Mi piace quella foto. Anche questo, come il raccontare, è un modo di rendere raggiungibile un'altra parte di te..." "Quell'immagine ha una storia tutta sua. Un giorno te la racconterò" "Sono qui per ascoltarla..."